
La distribuzione nel parcheggio oggi – Foto Qui Ischia
C’è chi a quest’ora ha già pranzato e chi lo sta ancora facendo. Cibi diversi, luoghi diversi, abitudini diverse. Con il comun denominatore, però, di avere a disposizione una sedia e un tavolo, anche piccolo, su cui appoggiare piatto e bicchiere. Nulla di più semplice, elementare, essenziale. Superfluo perfino sottolinearlo, dal nostro punto di vista. Eppure, non si tratta di una condizione scontata. Niente affatto, purtroppo. E non c’è bisogno di immaginare situazioni lontane nè estreme. Ce n’è una a Ischia, nel cuore di Ischia, perdipiù in un luogo dove dovrebbe essere garantita la massima tutela, che non può essere mai disgiunta dal rispetto, per le persone. Una struttura dedicata alla salute, fisica e mentale, di chi vi fa riferimento, ovvero Villa Romana, dove da qualche tempo è stata ricavata una sistemazione per quel che resta dell’Unità Operativa di Salute Mentale di Ischia, che dovrebbe occuparsi anche dei bisogni dell’isola di Procida. Ma che ormai non è più in grado di offrire neppure un tavolo e una sedia agli utenti del suo (desaparecido) Centro Diurno, i quali usufruiscono di un pasto quotidiano in condizioni che definire da Terzo Mondo ormai è a dir poco eufemistico.
Già il primo colpo era arrivato con il trasferimento a Villa Stefania, dove in tanti facevano fatica ad arrivare e dove erano già venute meno, per motivi pratici e logistici, molte delle attività di assistenza e riabilitazione collegate a quel pasto e alla frequentazione quotidiana del Centro diurno. Ma poi, a seguito della chiusura della struttura casamicciolese e per diverso tempo dopo, la distribuzione del pranzo, fornito dal Servizio Mensa del Rizzoli, era avvenuta con MODALITA’ INDEGNE DI UNA SOCIETA’ CIVILE, addirittura SULLE PANCHINE DELLA PINETA MIRTINA. Esseri umani affidati al Servizio sanitario trattati senza rispetto, peggio dei randagi. Senza dignità, appunto. Non la loro, ma quella di un “sistema” che è arrivato a questo livello infimo; che in tre anni, con una accelerazione involutiva nell’ultimo, ha distrutto un’organizzazione e dei servizi che nei decenni precedenti erano stati esempio di buona sanità in una dimensione ben più ampia di quella isolana.
Uno scandalo transitorio, di breve durata, emergenziale? Poteva essere, se fosse durato per qualche giorno, e comunque sarebbe rimasto uno scandalo, appunto. E invece è andato pure per le lunghe e, seppure con caratteristiche diverse, dura ancora oggi.

Foto Qui Ischia
Fin quando la stagione ha aiutato, infatti, la somministrazione dei pasti agli utenti del (desaparecido) Centro Diurno è andata avanti all’aperto, spostandosi di pochi metri, dalla Pineta Mirtina all’esterno della Villa Romana, dove nel frattempo con gran fatica erano state assegnate quattro “stanzulelle” alla Salute mentale. Già, dalle panchine della pineta al muretto della struttura Asl dall’altra parte di via Antonio Sogliuzzo. Dove la decina degli utenti provenienti da ogni parte dell’isola, anche lontana, hanno continuato ad arrangiarsi, utilizzando le proprie ginocchia come supporto per il vassoio con le vivande portate da Lacco Ameno. Inutile dire la difficoltà di mangiare in quelle condizioni, senza neppure la minima comodità per consumare il pasto più importante della giornata.
Finchè, un giorno, non arrivò la novità di un tavolo smontabile, che veniva aperto all’interno della struttura per il tempo necessario a pranzare e poi di nuovo chiuso e messo da parte. Certo, una situazione “arrepezzata”, anche quella di emergenza, considerato lo spazio minimo disponibile e il posto non proprio ideale. Era, comunque, un passo avanti rispetto al picnic forzato all’aperto. Ma è durata poco. Ad un certo punto si è deciso che quella somministrazione dei cibi era inappropriata, inadeguata (grazie…) e non poteva nè doveva continuare. E così è arrivato l’uovo di colombo: gli utenti si recano a Villa Romana ogni giorno nella tarda mattinata e, all’esterno, nel parcheggio comunale, aspettano pazientemente il furgoncino della ditta che prepara i pasti al “Rizzoli”. Il tempo di scaricare i pasti – vassoi con le pietanze, pane, mela e tovaglioli dentro una grande busta di plastica trasparente – di distribuire una busta per utente e di andare a mangiarne il contenuto….CIASCUNO A CASA PROPRIA!
SI’, QUESTA E’ LA BRIILLANTE SOLUZIONE. Ognuno si prende il fagotto e se ne torna a casa, dove magari vive da solo, privato anche del momento di socializzazione e di interazione rappresentato dal pasto in comune. E se abita lontano, dall’altra parte dell’isola, da raggiungere ovviamente con i mezzi pubblici, addio al pasto caldo, mangiabile, decente. Ma tant’è, questi sono gli effetti della “cura” che la dirigenza dell’Asl Na2 Nord ha deciso per gli utenti dei servizi di Salute mentale di Ischia!
Servizi ridotti al lumicino, alcuni dei quali sono ormai di fatto inesistenti. COME IL CENTRO DIURNO, RIDOTTO ALLA DISTRIBUZIONE VOLANTE, ALL’APERTO, NEL PARCHEGGIO COMUNALE DI VIA SOGLIUZZO, DI PASTI DA PORTAR VIA. QUESTI SONO I LIVELLI DI ASSISTENZA CHE LA COMMISSSARIA IOVINO ASSICURA DI NON AVER INTACCATO DOPO I SUOI TAGLI CON L’ACCETTA DI QUESTI MESI. QUESTE SONO LE CONSEGUENZE REALI, SULLE PELLE DELLE PERSONE, DELLA MACELLERIA SANITARIA CHE SI E’ CONSUMATA AI DANNI DEI SERVIZI PSICHIATRICI ISOLANI.
Ma che Paese è quello che tratta in questo modo dei suoi cittadini in difficoltà, con problemi di salute? E che amministrazione sanitaria è quella che lascia letteralmente gli utenti-pazienti in mezzo alla strada? E chi ha la responsabilità di questo stato di cose vergognoso, può rimanere ancora al suo posto?