Dopo il 15 ottobre, quale destino aspetta la Biblioteca Comunale Antoniana?

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Foto Qui Ischia

Un anno è già quasi passato. Una manciata di giorni e il destino della Biblioteca Comunale Antoniana piomberà di nuovo nell’incertezza. E’ fissata al 15 ottobre, infatti, la scadenza della convenzione che in questi ultimi dodici mesi ha assicurato la regolare apertura al pubblico della storica struttura della Mandra con tutti i servizi collegati e il personale necessario a gestirli. E sul dopo l’incertezza è totale. Soprattutto perchè non si è avuta notizia dell’esistenza di un nuovo bando per l’assegnazione della gestione e, dunque, non vi è alcuna garanzia allo stato che non vi sarà soluzione di continuità tra la conclusione del periodo coperto dal bando ancora in essere e la fase successiva.

E’ davvero triste, per limitarsi ad un aggettivo “delicato”, che una delle principali istituzioni culturali isolane, fondata da monsignor Onofrio Buonocore nel 1944, con un patrimonio librario di tutto rispetto nonostante i saccheggi di qualche decennio fa, si ritrovi negli ultimi anni in uno stato di quasi costante PRECARIETA’. Che in concreto vede l’alternarsi di lunghe stagioni in cui si va avanti quasi per scommessa, mentre pende costantemente sulla Biblioteca il rischio di essere chiusa e abbandonata al degrado in cui versava nell’ultimo scorcio del secolo scorso, quando si corse il serio pericolo di non trovare quasi più nulla rispetto ai muri e a qualche mobile, al contenitore insomma. Ed ecco che, allora, il fiato che si è potuto tirare in quest’ultimo anno non è stato prodromico ad un riassetto definitivo ed efficace rispetto alla tutela della struttura e delle sue irrinunciabili funzioni culturali, civili e sociali - come sarebbe stato opportuno e necessario - ma soltanto ad un nuovo periodo di instabilità e al riaffacciarsi di tutti i vecchi fantasmi.

Al momento, l’unico punto fermo è l’invito-appello che, proprio nella prospettiva della scadenza di metà mese, ha rivolto agli associati il Centro Studi sull’Isola d’Ischia (altra “creatura” di monsignor Buonocore, legata fin dall’istituzione alla Biblioteca dove fu eletta la sua sede), al fine di sondare l’effettiva disponibilità di soci e amici del sodalizio a prestare un po’ del loro tempo libero per fare volontariato all’Antoniana. Tre ore alla settimana, a persona, per scongiurare la chiusura della Biblioteca e il blocco della sua fruizione da parte di tanti cittadini, tra cui molti giovani e giovanissimi in età scolare.

D’altra parte, prima dell’affidamento in gestione dell’ultimo anno, proprio i volontari del Centro Studi avevano dato un contributo decisivo per mantenere aperta la Biblioteca, tra mille difficoltà e carenze pratiche, compresa la pulizia delle sale e dei bagni, giacchè il Comune non riusciva ad assicurare più neppure quella. Ma il dubbio di allora si conferma di strettissima attualità: può una biblioteca pubblica efficiente e ben funzionante essere gestita in modo stabile  solo ricorrendo al volontariato e praticamente a costo zero per l’ente locale? Potrà essere una SOLUZIONE “PONTE”, TEMPORANEA e DI EMERGENZA, ma NON CERTO LA RISPOSTA OTTIMALE E DECISIVA AL PROBLEMA,

Su questi temi, tuttavia, il Comune d’Ischia appare defilato se non assente, come se non fosse cosa sua. Un copione standard a cui l’ente responsabile si attiene rigorosamente rispetto a tutti i suoi beni storici e a  quelle attività culturali  che non riesce a svolgere neppure in modo simbolico, sul territorio di sua competenza. Dove, per fortuna, sono attive e creative delle associazioni che svolgono gioco forza anche un’azione di supplenza, tamponando le tante inadeguatezze, carenze, defaillance del sistema. Ma fino a che punto si può andare avanti annaspando in questo modo?

 

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