
Foto Qui Ischia
Non è andato a buon fine il tentativo di liquidare gli incentivi decisi e poi bloccati, su sollecitazione dei sindacati, dalla commissaria Iovino. Dopo la richiesta di un intervento urgente al neocommissario dell’Asl da parte della Uil Funzione Pubblica, oggi D’Amore ha tempestivamente provveduto a fermare i pagamenti – per la “modica” somma di 150mila euro – corrispondenti alle sei determine che a Monteruscello si erano premurati di approvare proprio nel giorno del passaggio delle consegne e del suo ingresso negli uffici di via Corrado Alvaro. E’ un segnale chiaro, come quelli già lanciati dal suo predecessore La Catena, della volontà di voltare seriamente pagina rispetto alla disastrosa gestione degli ultimi anni, firmata da Ferraro prima e Iovino poi. Quando si era tagliato a tutto spiano sul piano dei servizi e dell’assistenza, salvo poi spendere soldi pubblici per progetti discutibili, come quelli appena (ri)bocciati o come alcuni realizzati anche sul nostro territorio. A cominciare dalla ristrutturazione di un immobile, che poi la magistratura ha riconosciuto privo dei requisiti essenziali e necessari per ospitare una struttura sanitaria, benchè a Monteruscello non se ne fossero “accorti”.
Preso atto che il nuovo commissario è attento e pronto rispetto a certe evidenze, è auspicabile che dopo aver stoppato i pagamenti discutibili e magari impropri, si occupi anche di far ripartire quelli utili e necessari. Che, inspiegabilmente, a Monteruscello tengono congelati da settimane, non preoccupandosi degli effetti pratici che questa scelta comporta nel funzionamento quotidiano dei servizi sul territorio.
E’ il caso dei mancati rifornimenti di beni e materiali anche di prima necessità che si sta verificando da quasi un mese ormai nel poliambulatorio “San Giovan Giuseppe” di Ischia Ponte. L’esempio più eclatante è quello della carta per foderare i lettini, perché ogni giorno i pazienti se ne avvedono, durante le visite, che gioco forza non possono avvenire normalmente per l’impossibilità di garantire l’igiene come si dovrebbe fare con il sistema usa e getta. E il protrarsi di questa situazione aggrava la vergogna di carenze tanto più inaccettabili quanto più riguardano materiali di normale consumo.
Pare che la “soluzione” trovata per supplire alla mancanza di carta, non sia quella – logica e perfino ovvia – di ripristinare al più presto la fornitura, bensì di UTILIZZARE DELLE LENZUOLA. Ma ci si rende conto di quante lenzuola bisognerebbe disporre per consentire il cambio ad ogni paziente, come si fa con la carta appunto? E con quali spese, per un servizio di certo non qualitativamente migliore? Sarebbe questo un esempio di risparmio efficace, di razionalizzazione delle spese, di efficienza gestionale? E quella della carta non è che una delle carenze, la più evidente, ma magari neanche la più grave.
C’è bisogno che il commissario, o chi per lui, si decida a intervenire per ripristinare un minimo di normalità e di efficienza lì dove cominciano a difettare. Quanto altro tempo bisognerà aspettare per riottenere al “San Giovan Giuseppe” uno standard almeno non inferiore a quello di un’infermeria da campo nel terzo mondo?