Già un mese fa, all’inizio dell’autunno, con gli alberghi ancora tutti aperti che lavoravano a pieno ritmo, Qui Ischia segnalò le condizioni tutt’altro che accoglienti e decorose in cui versava la maggior parte degli arenili ischitani. Dove, nonostante la chiusura di qualche stabilimento, la stagione balneare era ancora in svolgimento e non mancavano i bagnanti. Letteralmente assediati, in alcuni tratti, dall’immondizia abbandonata dagli incivili a terra e dai rifiuti portati dal mare per effetto delle mareggiate precedenti. Alcune settimane dopo, complice un clima ideale, Ischia accoglie ancora tanti turisti. E se si sceglie un’isola come luogo di vacanza in questo periodo e anche oltre, nel corso dell’inverno, è normale volersi godere anche il mare, con lunghe passeggiate sulla spiaggia o, come avviene anche in questi giorni, facendosi il bagno e restando sdraiati al sole caldo di novembre. Ma la “monnezza” sta sempre là, invadente e respingente. Non i resti di Posidonia, le canne, i rami d’albero e i detriti naturali approdati con le onde, ma la tanta plastica nelle varie forme e colori che emerge tra la sabbia, con milioni di cicche, pezzi di polistirolo e altri scarti indistruttibili della nostra inciviltà.
C’è il panorama, per fortuna, che attrae gli occhi e fa prevalere la bellezza in ogni caso. Ma è impossibile non notare anche quello che in un ambiente tanto magnifico non dovrebbe mai esserci. Come stamattina sul tratto di spiaggia libera della spiaggia di San Pietro. Gruppi, soprattutto, di italiani dall’accento del nord. Li vedi che, dopo essersi riempiti gli occhi con la meraviglia del mare, s’imbattono delle bottiglie abbandonate, nella cassetta di plastica nera, nella vaschetta che è diventata un ricettacolo di rifiuti. Robaccia che sarebbe bello far scomparire con un gesto e che, invece, si presenta sfacciata, suscitando commenti imbarazzanti, dal tenore inequivocabile.
E ti chiedi, inevitabilmente, perché Ischia faccia il massimo per oscurare il meglio di sé, per farsi trovare sciatta e non curata all’incontro con i suoi ospiti, per non valorizzare tutto (ed è tanto) il bello che ha. E per non approfittare, in un’annata favorevole, della possibilità di accreditarsi sempre più come meta turistica anche fuori della stagione canonica. Quando dovrebbe avere tutto l’interesse a farlo, per recuperare seriamente il terreno perduto negli anni rispetto alle sempre più numerose e agguerrite concorrenti. Eppure, dovrebbe essere normale che una località di mare badasse a garantire la fruibilità e il decoro dei suoi lidi, senza trascurare le esigenze di tutela ambientale, che richiedono di non insozzare e contemporaneamente di recuperare il più possibile i rifiuti spiaggiati, affinché non tornino in mare. Ma nonostante il problema sia evidente e al centro dell’attenzione da anni, con l’autunno ci ritroviamo sempre allo stesso punto. E con le medesime inadeguatezze.
Pare, però, che in C0mune si siano finalmente accorti della situazione indecente dei lidi, tanto che è in preparazione una riunione con i rappresentanti degli operatori balneari, naturali referenti per la pulizia delle spiagge anche fuori (si fa per dire) stagione. “Dovevamo vederci ieri – conferma GIUSEPPE LA FRANCA della Fiba – ma poi è saltata e ci troveremo nei prossimi giorni. Da parte nostra, c’è la disponibilità alla pulizia dei tratti in concessione, ma dovremo vedere come risolvere il problema della pulizia delle spiagge libere”.
Di queste ultime in estate si è occupata Ischiambiente, per un lungo periodo senza disporre del mezzo meccanico adibito allo scopo, perché guasto. Ma viste le difficoltà dell’azienda ad occuparsi al meglio della pulizia delle strade, sembra difficile che possa prendersi cura delle spiagge anche in inverno. Restano i concessionari confinanti, dove ci sono (il Muro Rotto fa eccezione, per esempio). Vedremo cosa uscirà dal cilindro, sperando che si rinviino ulteriormente la riunione e l’avvio della nuova regolamentazione. Perché nel frattempo i rifiuti si accumulano sulle spiagge e le figuracce conseguenti si moltiplicano.