Nessuna deroga, il 25 novembre cambia l’organizzazione del lavoro nella sanità. E al Rizzoli?

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Chi sperava, dopo 13 anni di rinvii e temporeggiamenti, che anche stavolta tutto si risolvesse con una proroga, aveva fatto male i suoi  calcoli. L’incontro convocato con i sindacati di categoria pochi giorni fa a Roma dall’Aran, l’Agenzia statale che si occupa delle situazioni critiche attinenti la Pubblica Amministrazione, ha messo la parola fine a qualunque illusione: NON CI SARANNO PROROGHE, LA DATA DEL 25 NOVEMBRE PER LA TOTALE APPLICAZIONE DELLA LEGGE 161/2014 SUI CARICHI DI LAVORO NELLA SANITA’ E’ TASSATIVA E DOVRA’ ESSERE RISPETTATA. Il che vuol dire che tra meno di dieci giorni dovranno adeguarsi ai limiti ne ai vincoli europei tutti gli ospedali e i presidi sanitari pubblici italiani. Compreso il nostro nosocomio isolano, che è lontano anni luce dall’organizzazione del lavoro prescritta dalle normative che stanno per diventare pienamente operative. E che imporranno una vera e propria rivoluzione copernicana in via Fundera.

Intendiamoci: è tutta l’Italia che si presenta impreparata ad un appuntamento arcinoto e improrogabile. Tredici anni tredici non sono stati sufficienti al Sistema Sanitario del nostro Paese per recepire in concreto le norme della Direttiva 88/2003,  che in fin dei conti stabilisce regole utili a tutelare sia le esigenze sia del personale sanitario che dell’utenza. E adesso che quei vincoli diventano cogenti, anche per evitare una procedura d’infrazione con pesantissime multe per l’Italia, ci si fa cogliere dalla scadenza annunciata ancora alla sprovvista. Tutti i soggetti interessati, nessuno escluso: dalle Regioni, che secondo la legge debbono provvedere ad  “appositi processi di riorganizzazione e razionalizzazione delle strutture e dei servizi dei propri enti sanitari”, alle diverse Asl e Aziende ospedaliere, fino ai singoli presidi sanitari. Senza trascurare le responsabilità dello Stato centrale, perchè i limiti finanziari delle leggi di stabilità (peraltro, obbligatoriamente conformate ai vincoli europei) con il blocco totale delle nuove assunzioni e quello molto accentuato del turn over (con un nuovo assunto ogni 5 pensionati) hanno creato le condizioni peggiori per attuare l’organizzazione del lavoro imposta dalle nuove regole.

Così, con il passare dei giorni cresce la tensione tra gli operatori del settore. Mentre qualche Azienda sanitaria comincia ad organizzarsi per far fronte alla novità. Anche in Campania. ma non è il caso della Na2 Nord. La richiesta d’incontro già inoltrata dai sindacati al neocommissario D’AMORE non ha ricevuto alcuna risposta. Eppure, mancano solo 9 giorni alla data fatidica, entro la quale dovrebbe essere pronto almeno un piano di massima di riorganizzazione del lavoro e di (ri)allocazione delle risorse umane. Piano che a Monteruscello sembra essere ancora in alto mare e su cui non si è avviato neppure il confronto, peraltro necessario, con i rappresentanti dei lavoratori.

Ma proprio questi ultimi stanno per tornare alla carica, con una nuova richiesta formale d’incontro al nuovo commissario. Una richiesta ancora più urgente di quella dei giorni scorsi che, si spera, non faccia la stessa fine della precedente.

 

Intanto, mentre l’Asl è silente, il 25 novembre rischia di provocare un’ennesima emergenza per la SANITA’ ISOLANA. Perchè, anche se pure gli altri ospedali dell’Azienda sono in difficoltà e soffrono carenze di personale pesanti, non c’è dubbio che il “Rizzoli” è particolarmente vulnerabile al riassetto dei turni, sia per le carenze degli organici che per i problemi di mobilità che condizionano fortemente anche l’organizzazione del lavoro in ospedale, considerando l’altissima percentuale di pendolari che lavora in via Fundera. Se nel recente passato è bastato il cambiamento di orario di alcuni collegamenti marittimi da e per la terraferma  a mettere in crisi interi turni di lavoro, come si riuscirà a trovare la quadratura del cerchio della loro completa rimodulazione con le insufficienti risorse disponibili? E se non si è riusciti neppure a far funzionare i tre turni nel solo Pronto Soccorso, con quali premesse si mette mano alla loro estensione, peraltro obbligatoria, agli altri reparti?

LA QUESTIONE E’ SERIA. PERCHE’ IL “RIZZOLI” E’ L’OSPEDALE DOVE L’INCIDENZA DEI TURNI TROPPO LUNGHI CHE STANNO PER DIVENTARE (giustamente) FUORI LEGGE E’ PRESSOCHE’ GENERALIZZATA. E DOVE IL RICORSO ALLO STRAORDINARIO, CHE LE NUOVE REGOLE LIMITERANNO NOTEVOLMENTE, E’ PIU’ ALTO, IN PROPORZIONE, CHE IN QUALUNQUE ALTRO OSPEDALE DELL’AZIENDA. E DOVE PURE LE CONDIZIONI METEO-MARINE INFLUISCONO SULLE PRESENZE, SUI TURNI E SUGLI SMONTI, OGNI GIORNO.

Come si affronterà tutto questo? E in soli 9 giorni, quando finora non si è neppure cominciato a parlare della questione? Con quali garanzie che non saranno sacrificati i servizi e la quantità e qualità delle prestazioni erogate all’utenza? E su questo tema scottante e sui rischi pratici che potrebbe comportare, i Sindaci non sentono l’esigenza di chiedere lumi e rassicurazioni precise alla nuova dirigenza dell’Asl?

 

 

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