Due giorni fa, saputo della notizia assai triste di un Tuo precipitoso rientro a casa dall’Ospedale di Lacco Ameno mi sono precipitato nella Tua abitazione in Ischia Ponte e … l’accoglienza sempre attenta ed affettuosa da parte dei Tuoi c’è stata nonostante il precipitare degli eventi che ti colpivano; ma essa mancava del tuo benvenuto, del solo del Tuo tradizionale entusiastico sorriso.
Ti ho rivisto lì, sulla poltrona, circondato dall’affetto familiare che Ti accudiva alleggerendo, con tutte le cure del caso, il Tuo dolore. Ci siamo parlati poco, ma abbastanza per scambiarci, con lo sguardo più che con le parole, l’affetto e la stima reciproca di sempre, quella che ci univa da una vita fin da quando io, Tuo prof. di Navigazione, potei apprezzare l’intelligenza e le capacità che dimostravi, in uno a Tuo fratello gemello Cesare, spingendoti/vi a dare di più, oltre il già gratificante impegno scolastico che è base essenziale per progredire responsabilmente nel mondo del lavoro e nella vita. Una lezione sicuramente ben riuscita la mia che ad integrazione di quella più preziosa e completa dei Tuoi e V/ genitori ha dato i suoi frutti, tant’è che Vi siete fatti onore conquistando spazi professionali di grande prestigio e dignità per competenza e per ricchezza di umanità e di legalità.
Il mio /nostro passato in comune subito mi è apparso davanti agli occhi come in un film che partiva da lontano e più che suscitare in Te argomenti che potessero far emergere il distacco da una vita brillante ed intelligente e rattristirti con argomentazioni occasionali e di routine ti ho ricordato il felice incontro che avemmo al Coco Gelo, cui partecipò anche Maria mia moglie e ciò, al solo fine d’incoraggiarti alla ripresa ed alla fiducia, per ripetere ancora quei momenti appena possibile, non una volta ma tante volte ancora. Mi parlasti allora di tutto e di più, passando con eleganza forbita dai tuoi impegni da Consulente tecnico rigoroso a quelli più gioiosi della famiglia e le gioie che stavi assaporando con Linda per le due preziose figliuole che hanno arriso alla Tua /Vostra vita.
La felicità per avermi rivisto e per avermi al Tuo fianco in un momento difficile l’ho letta nel Tuo sguardo stanco, ma fiducioso; ma soprattutto in quel bacio che mi ricambiasti quando avvicinai la mia guancia alla Tua per salutarti. Un bacio che è sintesi di una vita; un bacio di addio e non lo sapevi, che resterà nella mia mente perché esso esprimeva stima ed affetto, gratitudine e fiducia per la continuazione insieme e in uno al comune amico Direttore Umberto Maltese di un sogno dalla idealità forte che certamente va oltre le vicende personali, sia pure di triste commiato, nella vita che continua.
Poi Ti lasciai, scesi le scale ed uscii ! Ma quella chiusura di portone alle mie spalle mi fece sobbalzare e mi avviò subito verso un nuovo inizio, ad una nuova stagione; ad un nuovo percorso rivitalizzando l’impegno di Autmare per quel disegno di civiltà e di legalità che univa a noi tanti e tanti lavoratori marittimi e cittadini che non hai abbandonato neanche per un istante nonostante quello che Ti stava accadendo. E così sarà, caro Rosario! Lo promettiamo a Te ed ai Tuoi più cari familiari: ad Elisa, ad Alessandra, alla Tua adorata Linda, ai Tuoi fratelli ed a Tua sorella, che rimangono testimonianza viva della induzione affettiva che emanavi; che soni i migliori testimoni di un Tuo bellissimo percorso di vita di valori soprattutto perché rivolto al bene degli altri. Lo promettiamo ai lavoratori del mare che tanto hai e Ti hanno amato; lo promettiamo agli utenti aderenti o non alla Tua/Nostra Autmare affinché viva nel contesto politico delle isole e della Campania quella scintilla di speranza che essa rappresenta.
Caro Rosario, Ti ho incontrato giovanissimo nei banchi del Nautico di Procida e subito – come d’altra parte è avvenuto anche tutti gli altri che oggi Ti sono intorno e con me piangono la Tua dipartita – abbiamo condiviso e lottato per un modello di società dove non mancasse la serenità che il lavoro dà e la gioia di vivere una vita familiare in una società a misura d’uomo. Ci siamo confrontati sulle prospettive di una politica poco affidabile e spessissimo sulle scelte professionali; ed anche come sottrarre dalle mani degli armatori quel potere che deriva loro dall’art. 273 del Codice della Navigazione “ L’armatore nomina il Comandante della nave e può in ogni istante rimuoverlo “ che isola ed esclude il Comandante dal mondo de lavoro di bordo rendendolo nel contempo schiavo e vittima: non ce l’abbiamo fatta, nonostante la presenza di governi a noi politicamente più favorevoli!