Era solo questione di giorni. Almeno per come si erano messe le cose, cioè malamente, fin da quel fatidico 16 ottobre in cui era venuta meno ogni copertura seria alla gestione della BIBLIOTECA COMUNALE ANTONIANA. CHE ORA E’ DESOLATAMENTE E VERGOGNOSAMENTE CHIUSA. Certo, fuori c’è ancora esposto un cartello che comunica l’apertura solo nelle ore mattutine dal lunedì al venerdì, ma dopo qualche settimana in cui il rattoppo ha funzionato, adesso è arrivato il “redde rationem”: PORTONE CHIUSO E BIBLIOTECA NON PIU’ FRUIBILE. La peggiore conclusione per una storia che avrebbe dovuto avere ben altra evoluzione, quanto meno nelle ultime settimane, dopo che il rischio della chiusura si era materializzato in modo già tanto evidente e imminente. Ma tant’è: in Comune non hanno tempo da dedicare alla tutela di una delle istituzioni culturali di riferimento dell’intera isola. In fin dei conti, la cultura non porta poltrone, non porta voti, non porta potere, dunque non serve…
Di sicuro, le recenti vicende dell’Antoniana non possono essere considerate un fulmine al ciel sereno. Men che meno da chi avrebbe dovuto provvedere ad evitare questo epilogo purtroppo largamente annunciato. In Comune non potevano non sapere - visto che era opera loro la convenzione annuale con la Genesis in scadenza il 15 ottobre 2015 - che a partire da quella data si sarebbe dovuta trovare una soluzione adeguata per salvaguardare la biblioteca comunale e consentirle di continuare a svolgere la sua importante e insostituibile funzione. Ma tra una giunta e l’altra avevano altro a cui pensare e non si sono minimamente posti il problema. Magari confidando che, com’era già successo in precedenza, altri si facessero carico dei doveri dell’ente. Nello specifico i volontari, quelli che secondo i comodi di piazza Antica Reggia dovrebbero togliere sempre le castagne dal fuoco a chi non è all’altezza del ruolo di gestione della cosa pubblica. E per una decina di giorni, il gruppo di lavoro che aveva operato nell’anno passato, ha continuato a svolgere il suo lavoro, come volontariato. Finché una maternità e altri impegni di lavoro non hanno interrotto questa generosa collaborazione. Poi, è stata dislocata in biblioteca una dipendente comunale con un comando rinnovato di settimana in settimana.
Sempre nella speranza che dei cittadini magnanimi intervenissero. Non in aiuto, come sarebbe possibile e utile, ma in sostituzione, come invece non è accettabile.
Ma può un Comune, dunque un’istituzione che ha dei compiti, dei doveri e delle responsabilità, basarsi nella gestione di uno dei pezzi più pregiati del suo patrimonio ESCLUSIVAMENTE sull’apporto volontario, peraltro senza prendersi nemmeno il fastidio di garantire ad esso un minimo di supporto, programmazione e pianificazione? Tanto più dopo l’esperienza precedente all’”anno Genesis”, diciamo così, quando a farsi carico del funzionamento dell’Antoniana erano stati i volontari del Centro Studi Isola d’Ischia, che avevano garantito per mesi i servizi al pubblico, senza poter contare neppure sull’essenziale e dovendo provvedere pure alla pulizia, bagni compresi?
Al Comune d’Ischia sono evidentemente convinti che la Biblioteca Comunale Antoniana non merita non solo una gestione stabile, efficiente e bene organizzata, ma neppure la loro preziosa attenzione. Che, infatti, non c’è stata. Ed è gravissimo che si sia arrivati alla chiusura della struttura e alla sospensione di un servizio pubblico nel più totale SILENZIO e nell’INDIFFERENZA DELL’ENTE COMUNALE. Come se la questione non li riguardasse, come se la chiusura fosse normale, nell’ordine delle cose.
Tanto, a che serve una biblioteca, perdipiù in un contesto dove non ce ne sono altre? A che servono i libri, a che serve un patrimonio librario storico di tutto rispetto? A che serve un punto di riferimento culturale attivo sul territorio? Ciarpame inutile, soldi sprecati, zavorra di cui liberarsi. Non l’hanno mai detto? E’ vero, non sarebbe politically correct. Neppure a Ischia. Ma, purtroppo, i fatti parlano. E parlano maledettamente chiaro.