Per giudizio unanime è stata la novità culturale più rilevante dell’anno appena trascorso. Uno di quei rari avvenimenti che ti riconciliano con una realtà che, malgrado le sue enormi potenzialità, è di solito poco prodiga di buone notizie, soprattutto quando di mezzo c’è il suo misconosciuto e trascurato patrimonio storico-artistico. Che si è arricchito di una nuova eccellenza solo pochi giorni prima di Natale. Quando dal Castello è arrivata l’ufficializzazione di una scoperta di grande valore sia artistico che per la ricostruzione della storia dell’antica Città d’Ischia e dell’intera isola: una cappellina affrescata del Duecento, rimasta sotterrata per otto secoli, che dopo essere stata riscoperta casualmente pochi anni fa ed essere stata magnificamente restaurata, è stata alla fine anche identificata con sicurezza come appartenente alla nobile e antica famiglia CALOSIRTO, la stessa del più bel fiore di Aenaria, ovvero San Giovan Giuseppe della Croce. Una chiusura in bellezza (anche in senso letterale) per il 2015, che pochi mesi prima aveva regalato sempre sul Castello la conclusione della campagna dei restauri nella cripta trecentesca. Così ora, dopo aver riportato alla luce il livello più antico e inaspettato (la Cappella Calosirto), e aver realizzato le opere necessarie a tutela del livello intermedio (la cripta), il 2016 si avvia ad essere l’anno dedicato al livello superiore, dunque a quanto resta di quella che fu la chiesa madre di Ischia dal XIV al XIX secolo.
Pezzo a pezzo si va componendo, negli anni, l’IMPRESA né semplice né scontata DEL RECUPERO DEL COMPLESSO RELIGIOSO DELLA CATTEDRALE. Impresa che ha già toccato, a dire il vero, anche il livello superiore, protagonista di un’altra grande scoperta, anch’essa del tutto casuale: un’altra cappella medievale, finemente affrescata, ritrovata inaspettatamente dietro una parete, qualche anno fa, in occasione del restauro della sacrestia della Cattedrale. Quando furono effettuati anche degli interventi nella navata sinistra e nelle cappelle laterali a vista. L’unica parte della chiesa dell’Assunta di cui è stato salvato e messo in sicurezza tutto il salvabile, con la consueta cura per l’efficacia e la durata nel tempo del recupero, sempre molto rigoroso nel rispetto dell’impianto originario, dei materiali, dell’estetica della struttura.
Ma finora non si era mai messa mano alla parte più delicata e a rischio della chiesa: la NAVATA CENTRALE rimasta del tutto scoperchiata dalle cannonate inglesi dell’estate 1809. Teatro in questi anni di conferenze, proiezioni cinematografiche, concerti e rappresentazioni teatrali, il cuore della Cattedrale coperto solo dal cielo è un luogo di straordinario
fascino e bellezza, che le rovine sembrano addirittura accentuare. Nonostante le sue tante ferite, quel luogo straordinario ha ritrovato ormai da qualche decennio, dopo quasi due secoli di abbandono, una precisa e nuovamente prestigiosa identità, che ne esalta l’aspetto attuale fino alla più piccola pietra e fa apparire in perfetto, armonioso equilibrio anche gli intonaci scrostati, i muri sbrecciati, i decori sfaldati. Tutti segni di degrado che inquieterebbero in altri contesti, in altre circostanze e che, invece, lì diventano elementi imprescindibili della poesia d’insieme.
Eppure, al di là di questa perfezione percepita e goduta, c’è la realtà di un monumento sempre più fragile, in balia degli elementi, sempre più minacciato dagli effetti del tempo che scorre. Un edificio di cui ogni giorno si polverizza irrimediabilmente una parte e che, quindi, rischia di perdere quanto resta di pregevole della sua precedente vita, a cominciare dai delicatissimi stucchi, che fanno sempre più fatica a resistere ad un lento disfacimento.
Di qui l’urgenza di intervenire per mettere in sicurezza e garantire ancora un po’ di futuro a quanto è rimasto della Cattedrale, che nel Settecento subì una radicale ristrutturazione secondo i canoni del barocco allora imperante. E anche in occasione di quel restyling, come era sempre accaduto in passato, gli ischitani non lesinarono risorse ai migliori artigiani ed artisti per abbellire la loro Cattedrale rinnovata. E questo rende ancora più fondamentale e urgente bloccare il degrado e salvare ogni millimetro possibile delle rovine attuali, per non rischiare di essere l’ultima generazione ad ammirarne e apprezzarne la bellezza unica.
Per questo il 2016 SARA’ L’ANNO DEL RESTAURO DEL CORPO CENTRALE DELLA CATTEDRALE. Su questo progetto, che NICOLA MATTERA identifica come una “priorità non più differibile”, saranno impegnati nei prossimi mesi gli esperti dell’ISTITUTO EUROPEO DEL RESTAURO, nell’ambito della proficua e ormai consolidata collaborazione con la famiglia Mattera che ha portato già tanti ottimi risultati in questi anni, ultimi della serie quelli della Cappella Calosirto e della cripta. E anche se stavolta non si attendono scoperte eccezionali, lo studio ravvicinato e approfondito delle strutture e degli stessi stucchi potrebbe riservare altre rivelazioni significative sulla storia artistica della Cattedrale. E così, pure nel nuovo anno, il Castello Aragonese si avvia ad essere ancora il punto di riferimento per la tutela e la rispettosa valorizzazione del patrimonio culturale dell’isola d’Ischia.