Dopo essere stato trattato dalla stampa regionale, il caso Forastiere, il quarantunenne morto il 2 gennaio all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli in circostanze su cui sta indagando la Procura di Napoli, è approdato alla ribalta nazionale. Com’era peraltro ampiamente prevedibile, viste le circostanze della scomparsa del giovane padre di famiglia, che chiamano in causa per diversi e gravi motivi il funzionamento dell’ospedale puteolano, il più importante dell’Asl Na2 Nord e l’unico presidio di secondo livello del suo estesissimo territorio, e quello del servizio 118. Una triste vicenda che, al di là delle eventuali responsabilità dei medici coinvolti, ha evidenziato criticità, carenze e inadeguatezze organizzative intollerabili in un paese europeo nel 2016. Che poi è il commento che capita spesso di dover fare anche a proposito della realtà del nostro ospedale isolano, in cui certe inefficienze sono rese particolarmente rischiose e deflagranti dalla condizione di insularità. Nel complesso, il sintomo di come, al di là delle chiacchiere e delle rassicurazioni fasulle, le “cure” propinate in questi anni alla sanità pubblica, soprattutto nelle Regioni gravate dai pieni di rientro lacrime e sangue, si stiano dimostrando troppo spesso peggiori del male o quanto meno viziate da numerose e pesanti controindicazioni.
C’è voluto il caso eclatante, come purtroppo capita spesso in Italia, per far emergere la situazione che andava avanti da tempo nell’OSPEDALE DI POZZUOLI.Il fulcro del sistema ospedaliero della terza Asl più grande d’Italia, con oltre un milione di abitanti, che per effetto di questo tragico avvenimento si è scoperto non avere a disposizione una Tac perfettamente funzionante e non da poche ora, ma da giorni, pare addirittura da settimane. Un’apparecchiatura, perdipiù unica, che andava ad intermittenza in un presidio che dovrebbe garantire un’assistenza avanzata, trattandosi di un DEA, e dove è presente, tra l’altro anche un reparto di Neurochirurgia. Tanto da rendere necessario traferire i pazienti da sottoporre a Tac, ovvero uno strumento diagnostico ormai imprescindibile e largamente utilizzato, avanti e indietro verso Giugliano, perchè è lì che è disponibile la Tac più vicina.
Eppure, non è che l’OSPEDALE “SAN GIULIANO” se la passi bene. La Tac funziona per fortuna, ma parecchie altre cose no. Nell’ultimo anno, il presidio giuglianese ha perduto pezzi importanti della sua offerta assistenziale. Tanto che nei mesi passati erano finiti sotto accusa da parte dell’opinione pubblica della popolosa città gli amministratori locali, accusati di non essersi impegnati abbastanza per difendere la dotazione di servizi dell’ospedale, che sarebbe già sottodimensionata rispetto alle reali esigenze della cittadinanza.
E se Atene piange, Sparta non ride. Il terzo presidio “continentale” della Na2 Nord, cioè l’OSPEDALE DI FRATTAMAGGIORE, da settimane ha il Pronto soccorso chiuso, a causa di lavori protrattisi più del previsto. Una scena per nulla sconosciuta a noi isolani, visto che anche i lavori che si realizzano al “RIZZOLI” procedono solitamente con tempi piuttosto lunghi. Come sta avvenendo anche attualmente, con l’intervento nelle sale operatorie, che ancorché importante, delicato e necessario, sta comunque bloccando tutta l’attività operatoria non di urgenza da mesi. Senza contare le lungaggini dei lavori fatti in Pediatria. E d’altra parte, l’ospedale isolano ora per una cosa ora per un’altra – ultimamente il cambio delle porte e la sistemazione di pannelli per isolare le pareti in Radiologia – negli ultimi anni è diventato un cantiere permanente. Con notevoli disagi, date le ristrettezze in cui si opera in via Fundera, e senza che ne siano derivati particolari progressi nella vivibilità e funzionalità di una struttura che continua ad essere inadeguata rispetto alle necessità dell’isola. Come dimostrano le tante barelle a cui si deve ormai ricorrere stabilmente per tamponare la cronica carenza di posti letto.
Il fatto è che anche in campo ospedaliero si vedono gli effetti delle gestioni recenti dell’Azienda di Monteruscello. Beh, in effetti la parola “gestione” sembra un po’ grossa rispetto a ciò che è stato prodotto fin dalla “mutazione genetica” dell’Asl Na2 in Na2 Nord con COMMISSARI NOMINATI IN SERIE, per poi approdare alla “normalità” che avrebbe dovuto assicurare come manager GIUSEPPE FERRARO, le cui performance conosciamo bene – ahinoi – a Ischia e che a quanto pare non sono state da meno anche nel restante territorio aziendale. E l’anno di commissariato IOVINO ha completato l’opera alla grande. Mentre a Napoli, durante l’AMMINISTRAZIONE CALDORO si permettevano il lusso di ignorare le segnalazioni, le denunce, le sollecitazioni ad intervenire che arrivavano da sindacati, associazioni, perfino amministrazioni locali (sotto la spinta dei cittadini) in merito a quanto stava accadendo nella nostra Asl, isole comprese.
E adesso, davanti alla tragedia, viene fuori che le carenze che sono emerse e su cui si sta indagando nell’ospedale di Pozzuoli, senza trascurare il funzionamento del 118, erano già state ampiamente segnalate senza alcun esito. E’ questa la pesante eredità toccata al commissario D’AMORE, il quale, pur con la buona volontà che finora gli è stata riconosciuta da chi l’ha incontrato in questi quasi due mesi a Monteruscello, avrà il suo bel da fare per rimettere insieme i cocci che ha ereditato. E dovrà farlo adesso con ancora maggiore determinazione e urgenza, visto che il disastro è deflagrato. Ci voleva un altro caso Ludovica. Che tristezza…