Tutti i nodi vengono al pettine. E sta per accadere anche nell’intricata vicenda della soppressione della Sir isolana. Dopo mesi di (quasi) oblio, almeno da parte delle istituzioni, stanno per essere riprese in mano le pratiche relative agli ormai ex residenti di Villa Orizzonte, per una nuova valutazione dei loro bisogni assistenziali. Che sarebbe la terza, nel giro di poco più di un anno. E dal suo esito dipenderà il destino di quanto resta del gruppo di uomini e donne che dal luglio 2014 ad oggi sono stati sottoposti al più scandaloso e indegno trattamento, sballottati come pacchi postali da chi avrebbe dovuto continuare a garantire loro serenità e tutela, come era avvenuto in maniera encomiabile nei diciassette anni precedenti.
La novità si chiama UVI. Un acronimo che sta per UNITA’ DI VALUTAZIONE INTEGRATA, ovvero (come si legge sul sito ufficiale dell’Asl) “lo strumento attraverso il quale: è attivata la valutazione multidimensionale e multidisciplinare del bisogno socio-sanitario complesso; si predispone e si propone all’utente il progetto assistenziale individuale (PAI)”. Viene attivata quando ” si ravvisino bisogni socio-sanitari complessi”, perciò ad effettuarla “è una équipe composta da più figure professionali, sia del Distretto Sanitario che del Comune/Ambito Territoriale” e “si riunisce, di norma, presso il Distretto Sanitario”. E una UVI si annuncia come IMMINENTE PER I RESIDENTI DELLA EX SIR. L’équipe abilitata dovrà provvedere a verificare, appunto, quali siano i reali bisogni socio-assistenziali dei pazienti e procedere di conseguenza all’elaborazione di piani di assistenza adeguati.
MA COSA ACCADRA’ SE L’UVI DOVESSE VERIFICARE LA NECESSITA’ DI UN ALTO LIVELLO ASSISTENZIALE, CHE DEVE ESSERE GARANTITO DA UNA STRUTTURA COME LA SIR?
Non si tratta di una domanda campata in aria. La probabilità che quello sia il risultato è molto alta, considerata la storia clinica dei pazienti. La creazione sull’isola della prima Sir dell’allora Asl flegrea e di tutta la Campania nel ’98 non fu certo un capriccio, per spendere soldi pubblici, ma una NECESSITA’, per fornire finalmente una degna sistemazione e una vera assistenza a persone che dovevano uscire dai manicomi chiusi per legge, dove avevano trascorso anche qualche decennio in condizioni intollerabili per degli esseri umani. E la “cura Villa Orizzonte” si dimostrò consona ed efficace, fino a quando a Monteruscello il manager Ferraro non si prese la responsabilità legale (e MORALE) di annullare quella situazione senza sostituirla con un’altra dello stesso livello, proiettando quelle persone di nuovo nel baratro dell’instabilità, dello sradicamento dalle loro abitudini, della perdita di livelli di assistenza essenziali per le loro vite.
D’altra parte, che vi fosse bisogno di un’assistenza tipo Sir era stato già evidenziato dalla PRIMA COMMISSIONE INVIATA DALL’ASL dopo il trasferimento da Villa Orizzonte. Ma era già scoppiata la grana legata all’inadeguatezza di Villa Stefania e si era già manifestata l’esigenza di trovare una nuova allocazione per la Sir. Tanto da spingere l’Asl a pubblicare l’avviso per reperire una nuova struttura, non senza rallentamenti e ripensamenti. Per non parlare del modo con cui venne snobbata la collaborazione prestata dal Comitato di Cittadinanza Attiva, che pure aveva individuato diverse strutture alternative che l’Asl non si prese neppure lo scomodo di visionare.
Finchè, divenuta impraticabile Villa Stefania, l’allora commissaria Iovino non decise di mandare a Ischia una SECONDA COMMISSIONE, nominata appositamente per “RIVALUTARE” LA SITUAZIONE DEI RESIDENTI DELLA SIR. In un comunicato Asl del 29 maggio si parla di “un’attenta valutazione delle condizioni dei pazienti psichiatrici ospitati presso una Struttura Intermedia Residenziale dell’ASL, effettuata da una Commissione Tecnica ad hoc” e che questa ” ha evidenziato BISOGNI SANITARI DI MINORE INTENSITA’”. Di conseguenza, con un’apposita delibera, CHIUSURA DELLA SIR, ritiro dell’avviso pubblico, sostituzione con un gruppo appartamento (mai di fatto avvenuta) e drastica riduzione del personale assegnato, subito trasferito ad altre mansioni. Perché, dopo tanti anni, inopinatamente i residenti Sir si erano risanati.
Eppure, erano bastati pochi mesi per verificare che almeno per due di loro la “minore intensità” dei bisogni sanitari non era appropriata, tanto da doverli trasferire in strutture a più elevato livello assistenziale in terraferma. Dove, peraltro, uno dei due ha anche concluso la sua vita in solitudine, lontano dagli affetti che aveva a Ischia. Il che induce qualche dubbio su quella “rivalutazione” dell’assistenza, con tutte le conseguenze deflagranti che ha generato.