Non se ne parla più. Da tanto. Da troppo. Come se, dopo aver rappresentato per tanti anni la principale criticità del “Rizzoli”, in tempi recenti avesse cessato di essere un problema. E invece la CARENZA DI PERSONALE, in particolare INFERMIERISTICO resta una piaga in via Fundera. Come inevitabile conseguenza dei blocchi che hanno accompagnato i piani di rientro applicati alla sanità regionale in rosso e dunque in linea con quanto si è verificato in tutti i presidi della Campania, ma con l’aggiunta, che nel nostro caso è un’aggravante, delle note implicazioni dell’insularità. Che fa da sempre dell’isola una sede di lavoro disagiata, ma senza che ciò sia formalmente riconosciuto, il che accentua le difficoltà di disporre di personale sufficiente nei servizi sul territorio, ma soprattutto in ospedale. Dove si fa fatica ad andare avanti con le forze esistenti, che sono sottodimensionate rispetto alle necessità anche con la vecchia organizzazione del lavoro fondata sui turni fuorilegge in Europa e, da qualche mese, anche in Italia. Turni che con deroghe apposite sono stati conservati, e così è anche al “Rizzoli”, perchè allo stato non c’è modo di adeguarsi alle nuove regole, se non a discapito della sopravvivenza dei servizi e del funzionamento dell’ospedale isolano. Ciò nonostante, si è sull’orlo di una nuova emergenza e in prospettiva della stagione turistica e dell’estate la situazione si annuncia ancora più nera.
Intanto, con l’ospedale ormai sempre pieno anche in inverno, i turni notturni presentano non poche difficoltà di copertura e si lavora con squadre di paramedici ridotte all’osso. L’ultimo caso in ordine cronologico si è verificato l’altra sera (sabato) nel reparto di Chirurgia, che nonostante si attenda ancora la riattivazione della sala operatoria per cui l’attività operatoria è limitata all’emergenza, lavora comunque a pieno ritmo. E nel turno di notte, il turno lungo “tradizionale” che va dal pomeriggio alla mattina, in servizio ci sono 2 unità. Che sono apparse nettamente sottodimensionate l’altra sera, dopo il ricovero di un paziente in condizioni decisamente serie. Le scarse forze in campo hanno dovuto fare i salti mortali per assicurare la migliore assistenza possibile a tutti i malati loro affidati. Senza poter contare sul minimo rinforzo, giacchè non è previsto un infermiere reperibile in caso di un aggravio di lavoro. Ma al “Rizzoli”, dove gli infermieri dei reparti sono ormai tutti pendolari residenti in terraferma, perchè gli isolani sono stati concentrati tutti nel Pronto Soccorso per poter effettuare almeno lì i tre turni – non c’è la possibilità di ricorrere alle reperibilità, per rimpolpare un po’ l’organico quando serve.
Così, anche in questo caso l’insularità, accoppiata all’altissima percentuale di non residenti, si fa sentire con tutte le sue controindicazioni. Negli altri ospedali aziendali, da Pozzuoli a Giugliano, dove pure i problemi non mancano, si riesce a garantire una unità infermieristica reperibile nei reparti sia di notte che nei festivi, mentre a Ischia tutto ciò è impossibile, nonostante vi siano già state delle richieste specifiche da parte dei sindacati, in particolare dalla Uil. Purtroppo, in via Fundera alla carenza di organico si aggiungono i vincoli obiettivi derivanti dal fatto che la stragrande maggioranza dei paramedici è residente in terraferma e questo comporta difficoltà, disagi e in casi estremi (per esempio, nei giorni di isolamento dell’isola a causa di condizioni meteomarine avverse) anche inefficienze.
Un problema annoso, che potrebbe essere sanato solo incrementando la percentuale di operatori ischitani rispetto ai “continentali”, come da sempre si chiede, senza alcun risultato perchè da quell’orecchio nessuno a Monteruscello ha mai voluto sentire. MA SE SI DOVESSE AFFRONTARE UNA QUALSIASI EMERGENZA SANITARIA SULL’ISOLA, COME SI FAREBBE, SENZA POTER CONTARE SUL PERSONALE CHE VIVE IN MAGGIORANZA AL DI LA’ DEL MARE? Un’altra questione da discutere urgentemente a Monteruscello e a Napoli. Intanto, basta anche un fuoriprogramma, per nulla raro in un ospedale, per far emergere e pesare i paurosi buchi di organico del “Rizzoli”.