Un delfino morto spiaggiato a Cuma, c’entra l’uso dell’air gun? E chi tutela più i nostri cetacei?

delfini

Così li vogliamo vedere…Foto Oceanomare delphis

Comunicato del 10 febbraio 2016
Oggi a Cuma è stato trovato un delfino morto spiaggiato. Alessio Usai, naturalista e attualmente commissario dell’Ente Riserve Foce Volturno, Costa di Licola e Lago di Falciano, è intervenuto personalmente sul luogo, tra il depuratore di Cuma e la Foce Nord del Fusaro, per un primo controllo a seguito di questo spiaggiamento. Dalle foto non sembra che ci siano ferite sul corpo.

In merito alle segnalazioni delle scosse registrate a Pozzuoli nei giorni scorsi è arrivata la risposta rassicurante del CNR (http://www.vesuviolive.it/ultime-notizie/134227-scosse-anomale-pozzuoli-la-spiegazione-del-cnr-cosa-sta-accadendo/ ), tuttavia si esprime preoccupazione sull’impatto devastante dell’airgun per l’ambiente marino, come confermato da tanti ricercatori, tra cui la D.ssa Flegra Bentivegna, che ha diretto per decenni alcune ricerche sulla fauna marina presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn (vedi articolo pubblicato il 9 febbraio: http://altrimondinews.it/2016/02/09/danni-alla-fauna-ittica-del-golfo-di-pozzuoli/ ).
I suoni si propagano in acqua a una notevole velocità; in un solo secondo, un forte suono arriva a ben 1,5 Km di distanza! I tracciati dei sismografi dell’Osservatorio Vesuviano, che hanno registrato i boati degli scorsi giorni, sono documenti ufficiali disponibili per una verifica.
Attualmente il delfino è presso l’Istituto Zooprofilattico di Portici e attendiamo l’esito dell’esame autoptico per accertare le cause della morte.

Giuseppe Farace per l’associazione Marevivo

QUI ISCHIA: Mi sono andata a documentare un po’ su questa tecnica dell’Air Gun utilizzata per le prospezioni geofisiche dei fondali marini. Ancorchè siamo quasi coetanee (si cominciò a usarla per la ricerca petrolifera negli anni ’60), ho cominciato a sentirne parlare da poco, sulla scia delle polemiche che sono divampate di recente circa la sua mancata previsione tra gli ecoreati nella legge approvata da poco in Parlamento. A difenderla sono i sostenitori della ricerca petrolifera anche lungo le coste italiane, che è stata rilanciata dal governo, ma anche i principali enti di ricerca, che la considerano indispensabile per gli studi geofisici e sismologici e irrinunciabile se non si vuole bloccare la ricerca di base e restare arretrati.

Di contro, va registrata l’opposizione delle associazioni ambientaliste, che stanno portando avanti la battaglia contro la ricerca petrolifera in mare, anche in zone di assoluto pregio ambientale e paesaggistico.

Ci sono poi delle motivazioni più generali, che riguardano l’impatto ambientale dell’Air Gun, che è stato dimostrato ormai da numerosi studi scientifici. Quel metodo di ricerca,  per le sue caratteristiche,  ha effetti pesantissimi sulla fauna marina, rilevati ovunque è stata utilizzata, nel Mediterraneo e in zone costiere sugli oceani. Sono accertate interferenze pesanti e negative sui pesci (con una forte diminuzione anche del pescato), sugli invertebrati, sulle testuggini marine (di cui la dottoressa Flegra Bentivegna della Stazione Zoologica Dohrn è un’esperta di caratura mondiale) e soprattutto sui CETACEI. Tanto che in concomitanza con le ricerche con l’Air Gun, i protocolli internazionali prevedono che si svolga un’attività di avvistamento dei cetacei, per limitare il danno.

E allora, con tutto il rispetto per la ricerca, a cominciare da quella in campo sismologico, come si fa a non interrogarsi sull’uso dell’Air Gun in contesti straordinari come il mare del nostro Golfo, che ospita l’habitat naturale di ben sette specie di cetacei? Il tema della difesa di questo unicum mondiale (perchè una tanto numerosa e diversificata presenza di mammiferi marini non ha uguali nel Mediterraneo e altrove), deve tornare ad essere centrale sulla nostra isola e al di là del mare, dove si prendono decisioni che possono incidere con questa nostra realtà DA PRESERVARE ASSOLUTAMENTE. A maggior ragione con l’Area Marina Protetta ridotta ad uno sterile e inconcludente simulacro burocratico. E dire che nella sua “mission” c’era, oltre alla tutela della Posidonia, quella del nostro PARADISO DEI CETACEI. Sempre più vergognosamente abbandonato…

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