Chi si rivede…dopo tante sfumature creative è tornato nel borgo il rosa ischitano!

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Foto Qui Ischia

Quello che si cela dietro le impalcature delle ristrutturazioni racchiude sempre un’incognita. E quando cadono i veli e si rivelano i lavori fatti, capita non di rado di rimanere stupiti per la scelta dei colori, a volte decisamente infelice rispetto al contesto. Questione delicata, quella scelta, soprattutto quando si opera in un centro storico, con una identità e peculiarità che dovrebbero essere sempre tenute ben presenti, per essere tutelate e rispettate, anche a prescindere dai gusti dei singoli. Una quadratura del cerchio che si è finalmente verificata sull’ultima facciata appena restaurata a Ischia Ponte. E passata da un’anonima e ordinaria “biancheggiata” a un bel ROSA ISCHITANO di cui si sentiva da parecchio tempo la mancanza.

Sembrava che se ne fosse perduta la formula, del rosa che era stato fino a qualche anno fa uno dei colori tipici dei palazzi isolani dentro e fuori dal borgo. Soppiantato da una declinazione a tratti imbarazzante di “pink”, rosa shocking, pesca, melone, fino al trionfale “cocozza” spuntato all’improvviso sui muri del plesso “Buonocore”  dopo la tinteggiatura natalizia. Negli anni, se ne sono viste davvero di tutti i colori, fino a non suscitare più neppure i commenti e le critiche che si attirò, ormai parecchi anni fa, l’eclatante rosa fucsia regalato ad uno dei palazzi più noti e caratteristici del lungomare Aragonese, che casualmente è oggetto di un nuovo intervento di manutenzione straordinaria proprio in questi giorni.

E invece no, il rosa “di una volta”, quello nè troppo chiaro nè troppo carico, nè troppo tendente al fucsia nè al pastello, non era perduto definitivamente e quando meno ce lo si aspettava, ha fatto la sua ricomparsa, distinguendosi subito per la sua genuina familiarità tra i succedanei usurpatori. La dimostrazione che, volendo, c’è ancora la possibilità di non stravolgere oltre l’aspetto del borgo, che ha già subito negli anni rifacimenti irriguardosi, inserimenti discutibili, trasformazioni distruttive. Anche se, dopo le manomissioni pesanti degli scorsi decenni, quando ormai sembrava si fossero rotti tutti gli argini, talvolta anche del buon gusto, da qualche tempo si nota una maggiore attenzione  e una diversa consapevolezza della responsabilità e anche dei vincoli che gli interventi in un centro storico comportano. Una inversione dii tendenza lenta, ma che ha cominciato a dare i suoi frutti e che andrebbe incoraggiata e indirizzata anche dal Comune attraverso una maggiore vigilanza sull’uso di materiali, sul rispetto del piano colore, sui criteri da seguire nelle ristrutturazioni degli esterni. Andrebbe…Un condizionale obbligato, almeno fin quando l’ente pubblico cadrà nei lavori di sua competenza su “sviste” come il “cocozza” della Buonocore.

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