Giornata Internazionale dell’Acqua, anche a Ischia si è riflettuto su problemi e scenari

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Foto Qui Ischia

E’ una presenza costante, familiare, scontata. Tanto che solitamente si fatica ad attribuirle e a riconoscerle il suo immenso valore, assolutamente irrinunciabile, a meno di non essere costretti a farne a meno. Come capita sempre più di rado nella nostra quotidianità, nonostante qualche spiacevole esperienza anche recente per noi isolani. Uno dei privilegi di abitare in questa parte del pianeta, dove l’acqua sgorga regolarmente nelle case, senza doversi sobbarcare le fatiche e i disagi a cui furono avvezzi i nostri antenati di qualche generazione fa e che ancora contrappuntano la vita di centinaia di milioni persone, soprattutto donne e bambini, per conquistarne dei piccoli quantitativi, neppure sufficienti a soddisfare i bisogni più elementari. Anche per questo, da qualche anno, il 22 marzo si identifica con la GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA. Che stavolta non è passata inosservata neppure a Ischia, dove, grazie ad una felice intuizione del CIRCOLO SADOUL, è stata organizzata una conferenza all’Antoniana del professor MAURIZIO IACCARINO, autore, tra le sue numerose pubblicazioni, anche del volumetto “Un mondo assetato. Come il bisogno d’acqua plasma la società”.

Introdotto dal professor FRANCESCO RISPOLI, Iaccarino ha proposto un’ampia e articolata ricostruzione di come l’acqua abbia segnato e condizionato la storia dell’umanità a livello culturale, religioso, economico fin dalla notte dei tempi e ad ogni latitudine. E non c’è da stupirsene, visto che l’acqua ricopre il 70 per cento della superficie della Terra, pur corrispondendo solo allo 0.2 per cento della massa del pianeta, e che è fondamentale per la sopravvivenza nostra e della casa comune. A tale proposito, il professore ha spiegato il cosiddetto “ciclo dell’acqua”, studiato fin dal ’700, che, grazie alla pioggia frutto dell’evaporazione di oceani e terre emerse, alimenta di continuo i corsi d’acqua di ogni dimensione e, attraverso di essi, i mari e gli oceani, oltre alle falde acquifere tanto preziose per gli insediamenti umani. E poi l’acqua componente essenziale del corpo umano, che infatti non può resistere per più di 5 giorni senza assumerne. E ancora, l’acqua da cui dipende l’agricoltura e il cibo per l’umanità, ma che è pure necessaria per tutti i processi produttivi, compresi quelli industriali.

Così, fin dall’antichità l’uomo ha attribuito all’acqua una sacralità che è presente, in varie forme, in tutte le religioni e che  è stata riconosciuta e celebrata da tutte le civiltà. Il professor Iaccarino ha presentato anche un approfondito excursus storico dell’uso dell’acqua, che conobbe in epoca romana uno dei suoi esempi più alti, tanto che sono giunti fino a noi i tanti acquedotti e gli edifici delle terme disseminati in tutto l’immenso territorio che fu dell’impero romano. Allora l’acqua era fonte di benessere e di vita, mentre nel Medio Evo divenne causa di pestilenze, pericolo da rifuggire, tanto che nobili e plebei smisero di lavarsi, perchè l’acqua inquinata diffondeva le malattie e, d’altra parte, la mancanza di igiene era essa stessa origine di malanni. Fino all’800,  quando l’attenzione all’igiene e le prime grandi scoperte della medicina, migliorarono le prospettive di vita. Fu anche l’epoca in cui la fama delle acque termali cominciò a diffondersi e a creare dei flussi turistici specifici, che fecero la fortuna di alcune città termali in giro per l’Europa.

Acque termali, acque minerali. Con il loro imbottigliamento, diffusione e vendita nasce un modo diverso di utilizzare l’acqua e si diffondono nuove abitudini, fino alle 500 marche esistenti oggi in Italia e ai 6 miliardi di bottiglie vendute. Bottiglie di plastica non biodegradabile, che rappresentano una fonte importante di inquinamento, a terra, ma ancora più a mare. Lì dove la diffusione delle microplastiche sta pesantemente interferendo con la catena alimentare, fino all’uomo. Ma Iaccarino, professore di Microbiologia, che ha ricoperto incarichi di primo piano nel CNR, non ha trascurato di trattare della potabilità dell’acqua e dei parametri e delle regole che a tale riguardo vigono a livello internazionale.

Vice direttore generale tra il 1996 e il 2000 dell’Unesco, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, ma che conta anche tra le sue articolazioni un Programma di Valutazione Acqua con sede a Perugia, Iaccarino si è soffermato sulla disponibilità delle risorse idriche per l’attuale popolazione mondiale, sottolineando come il problema non sia la carenza d’acqua, ma la sua pessima DISTRIBUZIONE nelle diverse regioni del mondo, Africa compresa. Situazioni che pesano sulla vivibilità dei territori e, dunque sulla salute, il livello di sviluppo, l’economia delle comunità, provocando disparità di cui vi è piena consapevolezza a livello internazionale da decenni. Ma anche in questo settore si è verificata una risposta da parte della comunità internazionale inadeguata e inefficace, di fatto inversamente proporzionale alla gravità del problema. Che secondo gli scenari elaborati dagli esperti potrebbe essere motivo in futuro anche di conflitti in alcune aree del pianeta.

E una riflessione sull’acqua non poteva prescindere dal processo di PRIVATIZZAZIONE che è in atto in vari Paesi e che, come ha illustrato Iaccarino, è stata caldeggiata addirittura dall’Onu, nella conferenza di Dublino, con la giustificazione che la gestione pubblica non garantirebbe un uso efficiente della risorsa. Che, però, è un bene primario, vitale, che non può (e non dovrebbe) essere oggetto di mercificazione, tanto più a tutela dei tanti esseri umani che finora non vi hanno avuto accesso e che rischiano di continuare a non avercelo, perchè non possono permetterselo insieme ad altri loro simili dei Paesi in cui la privatizzazione è in corso. Una tendenza contro la quale “bisogna protestare, farsi sentire”, ha detto il professore. Perchè la complessa partita per preservare e garantire un equo accesso alla risorsa acqua si gioca sull’ampiezza della partecipazione consapevole dei cittadini in ogni parte del mondo. Italia compresa.

 

 

 

 

 

 

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