La centesima donazione di sangue di Pino Bramante tra tanti giovani volontari Fidas

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Bramante e il presidente Trani – Foto Qui Ischia

E’ un’immagine che non ti aspetti. Un corridoio pieno di ragazzi, visi sorridenti, battute fra amici, un’atmosfera serena in attesa del proprio turno, prima per la registrazione, poi per la visita medica e, infine, per l’ultimo atto di una domenica mattina di donazione. La prima di marzo del fitto calendario di appuntamenti annuali della Fidas-Advs di Ischia, che dopo aver raggiunto nel 2015 l’importante obiettivo degli 800 donatori, si sta impegnando per il traguardo ancora più ambizioso dei mille donatori. Impegnativo per un’isola, ma sostenuto da dati decisamente incoraggianti, anche in prospettiva. Poco fa, alle nove e mezza, già si erano registrate 47 persone, per la gran parte ragazzi e ragazze giovanissimi. Molti dei quali non alla loro prima esperienza e proiettati, con grande naturalezza e consapevolezza, a diventare donatori abituali e a consolidare il gruppo ischitano, che dà un contributo prezioso alla raccolta di sangue nella nostra Regione, dove anche l’anno scorso non sono mancati lunghi periodi di carenza e di difficoltà di reperimento perfino del gruppo sanguigno più diffuso tra la popolazione.

Un bell’esempio di donatore di lungo corso, i ragazzi l’hanno trovato stamattina al presidio San Giovan Giuseppe. Una torta all’ingresso con un grande 100 segnalava un’occasione speciale: la CENTESIMA DONAZIONE di PINO BRAMANTE. Un altro bel risultato per il gruppo ischitano, che stamattina ha ricevuto la visita del segretario nazionale della Fidas CRISTIANO LENA, accolto dal presidente LUIGI TRANI, dal capitano COPPOLA, presidente emerito dall’associazione e da quanti danno il loro contributo al migliore svolgimento delle giornate di donazione. Anche in questo, il festeggiato si rivela un preziosissimo collaboratore. E’ arrivato come sempre a prima mattina, con largo anticipo rispetto all’orario di apertura, è stato il primo a donare e poi si è messo a disposizione degli altri, dandosi da fare vicino alla macchinetta del caffè, a cui fanno riferimento quanti hanno appena donato. Ma stavolta c’è stato il fuoriprogramma del festeggiamento per la centesima donazione: ha spento le candeline, tagliato la torta, stretto le mani degli amici e poi ha cominciato a tagliare e a distribuire il dolce, che è poi il suo lavoro nella vita, visto che lavora in un noto bar del centro di Ischia. Dove non ha fatto mai mancare la sua presenza, anche nelle domeniche di donazione.

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L’opera di Paolo May dono della Fidas isolana – Foto Qui Ischia

“Ho cominciato nell’85 in compagnia di amici, sono andato tanto per provare, mi sono trovato dentro a questa cosa, mi è piaciuta e ho continuato”, racconta Pino Bramante con una naturalezza che fa sembrare semplice qualunque sacrificio. Perchè ne ha fatti, anche per conciliare l’attività di volontario con il suo lavoro, ma non li sottolinea, anzi glissa quando vi si accenna: “Dopo la donazione sono sempre andato a lavorare, mi vanto di non aver mai chiesto un certificato per evitare la giornata di lavoro, anche in piena estate quando la domenica si lavora di più. Io ho bisogno di muovermi, non sto mai fermo, non mi è pesato lavorare anche fino a mezzanotte dopo la mattinata di donazione. Anzi, io mi sono sempre sentito meglio”. Il suo ruolo di volontario l’ha preso con grande serietà, mantenendo con costanza, anno dopo anno, l’impegno delle 4 donazioni, il numero massimo per un uomo (per le donne sono 2): “Non ho mai voluto mancare la donazione. Ho programmato anche le cure dal dentista in modo da venire prima a donare. Una volta – sorride sotto i baffi – dovevo fare l’antitetanica, ma la domenica avevo la donazione, così ho rimandato per non mancare. Lo faccio con amore, non è un problema nè un sacrificio, il prossimo ha bisogno e a noi questo gesto non costa nulla”.

Il suo messaggio/incitamento ai ragazzi “nuovi” e a quelli ancora da convincere è semplice e diretto: “Venite, è un atto buono, che porta vantaggi a chi è malato e ha bisogno di sangue, ma anche a voi, perchè così fate visite e analisi, siete controllati. Capisco che per i ragazzi può essere un sacrificio alzarsi presto la domenica, quando si esce il sabato e si fa più tardi, e anche aspettare il proprio turno durante la mattinata, ma ne vale la pena”. E poco a poco il gruppo della Fidas è diventato un punto di riferimento: “Per me è una famiglia, che è vicina nei momenti di necessità e pronta a dare una mano quando ci sono situazioni o problemi sanitari da affrontare”. Comunque, ci tiene anche a sottolineare di essere sposato, di avere due figli e dei nipoti. E di non avere intenzione di chiudere con la sua esperienza di volontariato, neppure adesso che ha raggiunto l’obiettivo decisamente raro delle 100 donazioni. “Quando vengo mi sento bene, magari è anche per questo che il Signore mi aiuta”. Sorride e continua a fare caffè e a tagliare fette di torta ai volontari che scendono dopo il salasso. Un contributo dato con il cuore, con semplicità e umiltà e grande senso di responsabilità. Una lezione di vita.

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