LAURA MATTERA IACONO
Il bosco conserva ricordi e memorie che talvolta si perdono nel mistero. Eppure il bosco è soprattutto vita. Basta fermarsi un attimo ad osservare, per rendersene conto. Tutt’intorno vedi la vita che si rinnova, che cresce, che talvolta trionfa, altre volte soccombe, ma comunque lotta per resistere. Soprattutto in questa stagione scorgi cespugli che prorompono o fiorellini che fanno capolino e affermano il loro diritto ad esistere. E poi alberi toccati dal fuoco e lasciati a se stessi, che tuttavia rimangono aggrappati a un filo di speranza. La natura spesso subisce la nostra violenza. Eppure reagisce, non si abbatte, non vuole saperne di soccombere. E’ uno spettacolo che spesso m’incanta.
Una mattina, al termine di una lunga passeggiata alla Maddalena, mi ero fermata lì a guardare la magnificenza della natura. A un tratto mi sento chiamare: “Ehi, guarda là!” E’ il mio esperto che indica qualcosa alle mie spalle. “Oggi l’aria è pulita, si vede proprio bene.” Siamo all’uscita del Bosco della Maddalena, di fronte a noi si staglia la vetta dell’Epomeo, che da qui assume una forma davvero particolare. “La chiamano ‘a capa e l’omme’”. In effetti la vetta somiglia proprio alla testa di un uomo. Sembra di riconoscere perfino il naso. “Ma quanto dista da qui l’Epomeo?”, gli chiedo. “Si può fare”, risponde lui alla sua maniera. “Però – aggiunge subito – è una passeggiata per “camminatori” allenati. Il sentiero non è così semplice e la distanza è considerevole”. E allora meglio non pensarci. Per l’Epomeo ci sono sentieri più agevoli. E soprattutto è bene non avere fretta. Andando in giro per il verde dell’isola, mi son resa conto che Ischia va vissuta con lentezza. E’ come un vecchio libro scritto da mano sapiente. Bisogna girare le pagine una per una, gustandole fino in fondo, anche nella consapevolezza che le parole da leggere, nel bene e nel male, saranno davvero tante.
Non siamo ancora stanchi, abbiamo ancora voglia di fare due passi. “Dai arriviamo fino alla Chiesetta”. Sì, c’è una Chiesetta quassù, la chiamano la Chiesetta del Cretaio. Ci incamminiamo per la strada asfaltata voltando le spalle a Casamicciola. E’ piena estate, la Chiesetta è aperta. Entriamo: è un monumento alla semplicità e al raccoglimento. Quando usciamo, mi viene un po’ da ridere. La Chiesetta un tempo era il luogo di appuntamento per i “filoni” di Pasqua. Un’antica tradizione studentesca voleva che per ben 7 venerdì prima di Pasqua, bisognasse marinare la scuola e raggiungere questo luogo. Era lì che si davano appuntamento gli studenti delle Scuole Superiori di tutta l’isola. Ci si armava di chitarre e supersantos, per trascorrere qualche bella giornata d’inizio primavera all’aria aperta. Non che la Chiesa ci interessasse più di tanto. Era solo un pretesto. Non so perché quella goliardica tradizione sia andata perduta.
Ah ecco, a poca distanza da qui, proseguendo verso Fiaiano, troveremo i sentieri della lucertola, quelli che conducono a piano S. Paolo e a Buceto. Uhm … qui comincia la salita! Ve la racconterò presto.
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