C’è una parte del porto di Ischia, in corrispondenza della Riva Sinistra all’altezza di Palazzo D’Ambra, che è da tempo nella disponibilità del Comune d’Ischia, in qualità di concessionario. E ci sono, in quel punto del bacino borbonico, vari posti barca per i quali, negli anni, sono state avanzate diverse richieste con correlate proposte di pagamento, senza che gli autori abbiano mai ricevuto il minimo riscontro. Ma nel frattempo quei posti barca sono stati occupati, senza che sia mai stata corrisposta alcuna cifra per il loro utilizzo. E proprio da questo è motivato il ricorso alla Corte dei Conti, Procura Regionale della Campania, unitamente alla Presidenza e alla Giunta regionale e alla Capitaneria di Porto d’Ischia, che è stato inoltrato qualche giorno fa dal Comitato Porto…Salvo, da anni in prima linea a tutela del porto e del suo contorno.
Nel suo esposto il Comitato fa esplicito riferimento alla porzione del porto corrispondente al tratto di banchina compreso tra la bitta 64 e la 69, sottolineando come quell’area versi in condizioni tutt’altro che ideali, anzi in un vero e proprio stato di “abbandono” su cui l’ente locale, titolare nello scalo ischitano di varie concessioni demaniali, non è mai intervenuto.
Tuttavia, oltre a mettere in evidenza questo aspetto, la nota del Comitato si sofferma ancora più diffusamente sulla “sconsiderata gestione” dei posti barca, in particolare negli anni recenti. Durante i quali, a varie riprese, sia dei privati cittadini che delle associazioni hanno avanzato al Comune richieste per l’uso di quegli spazi e dei relativi ormeggi. E tra i vari tentativi, si fa riferimento in particolare a quello di un’associazione che nel 2010 aveva offerto “un piano finanziario, a totale carico della stessa, per l’ordinato allestimento degli ormeggi e relativa gestione”. Proposta caduta nel vuoto, tanto che due anni più tardi la società interessata sollecitava il Sindaco a dare notizie sull’iter di quelle richieste. Ma anche stavolta, nonostante le prescrizioni di legge, la risposta non arrivava.
Era il 2013 quando vennero presentate nuove richieste per ottenere l’uso degli ormeggi, ma neppure questo ulteriore tentativo sortì l’effetto sperato,tanto che gli scriventi sollecitarono l’intervento del Segretario comunale. Quest’ultimo, qualche tempo dopo, ” intimava all’arch. Silvano Arcamone, dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, di riscontrare entro 5 giorni le richieste pervenute”. Niente da fare, neppure in questa circostanza vi fu riscontro.Più tardi, nel mese di agosto, venne emesso “un preavviso di rigetto a tutte le istanze”. A loro volta, i destinatari di quelle comunicazioni provvidero ad alcune controdedizioni, che però da allora “giacciono neglette e indegne di ottenere risposta definitiva”.
Senonchè, mentre venivano ignorate sistematicamente le domande per gli ormeggi, che se evase avrebbero comportato degli introiti per il Comune “dal 2007 ad oggi, lo specchio acqueo non è rimasto inutilizzato, bensì occupato in toto da barche non paganti alcun canone di ormeggio con conseguente imponente danno erariale”. Di qui la richiesta del Comitato Porto…Salvo alla Regione, affinchè provveda all’accertamento e all’eventuale recupero del danno erariale intervenuto dal 2007 ad oggi; il ritiro delle concessioni in capo al Comune per difforme utilizzo delle stesse”. Saranno adesso la Corte dei Conti e la Regione a dover fare piena chiarezza su questa situazione, che potrebbe aver penalizzato e potrebbe ancora oggi penalizzare il bilancio comunale e, dunque, gli interessi della cittadinanza.
Rosario Mario Coppa
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