Il referendum sul nuovo contratto Caremar, con la vittoria dei lavoratori rinasce la speranza

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Foto Qui Ischia

NICOLA LAMONICA

Rinasce una speranza per i marittimi Caremar oggi pienamente sostenuti, nella loro difficile vertenza con la società Caremar, da un voto plebiscitario referendario a difesa dei loro diritti messi in discussione dall’Azienda; e con essi anche per gli utenti dei trasporti marittimi del Golfo di Napoli.

Si tratta in realtà di una vittoria che non ha precedenti, che va oltre i contenuti della vertenza ed indica una via maestra da non derogare, che parla soprattutto al mondo sindacale  che stravolge regole democratiche assumendo come sensate e proponibili scelte padronali negriere del tutto fuori tempo storico. I tempi sono cambiati e pensare di farsi interpreti della volontà collettiva, annullando percorsi di consultazione e di partecipazione democratica, per favorire “ il padrone “ di turno è un errore sindacale madornale, che oltretutto offende il ruolo e la dignità che esprime. Il voto referendario per il SI’ ALL’ABROGAZIONE DEL CONTRATTO di II livello è una macchia ed una condanna severa verso chi pensa di avere in pugno la situazione ed utilizza il suo ruolo per conservarsi privilegi di rappresentanza, che comunque esulano dal numero di tessere ( anche se nel caso specifico neanche c’è! ) per legarsi definitivamente  ai  contenuti ed alle pratiche democratiche della costruzione del consenso mediante il confronto e la consultazione.

 I lavoratori Caremar, abbandonati dalla Regione Campania con un contratto di servizio che nulla esprime a loro favore,  sono oggi più forti che mai  ed il loro impegno, già espresso con azioni di contrasto con lo sciopero ed oggi  con il voto, sia di monito per tutti;  anche a chi nelle istituzioni ha determinato il caos in un passaggio di proprietà improponibile, poiché in contrasto con la volontà consiliare del 2009 ed irresponsabile sia per la svendita del capitale sociale sia  per la cifra irrisoria di gestione, ridotta di oltre nove milioni ( di circa il 50% ) rispetto a quanto veniva speso dalla Caremar regionale per mantenersi in vita e garantire diritti acquisiti e servizi.

Ciò posto, se qualcosa non cambia non resta che portarsi a Roma per essere auditi sulle questioni legate alla privatizzazione ed alle conseguenze sui diritti, sull’occupazione, sulla sicurezza. In tal caso, un evviva in più alla lotta dei lavoratori a cui  l’Autmare non farà mancare il suo appoggio pieno.

                                                       

                                      

 

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