La Kochia saxicola, una rarità botanica nella baia di Sant’Anna

kochia ante conigli

La Kochia sullo scoglio di Sant’Anna

E’ una rarità botanica il cui nome è legato alla nostra isola fin dalla sua scoperta, 166 anni fa. Eppure, per lungo tempo, a Ischia non se n’è trovata più traccia. Tanto da farla considerare estinta. Una perdita grave per una pianta che è stata identificata solo in altri due luoghi nel mondo, altre due isole: la vicinissima Capri, da cui pure è scomparsa, e Strombolicchio alle Eolie. Ma nei primi anni Duemila, la KOCHIA SAXICOLA, questo il suo nome, è tornata a Ischia. Non in modo spontaneo, stavolta, non sarebbe potuto più accadere, bensì grazie ad un progetto di reimpianto fortemente voluto e curato dal botanico GIOACCHINO VALLARIELLO, che molto si è occupato e prodigato per la flora isolana e per la sua tutela. A cominciare dalle specie endemiche, tra le quali rientra a pieno diritto proprio la Kochia.

A scoprirne l’esistenza era stato nel 1850 il  botanico di corte GIOVANNI GUSSONE, il padre delle pinete ischitane che percorse in lungo e in largo l’isola per catalogarne le specie botaniche. Della scoperta della Kochia si conosce la data esatta: 28 maggio. Fu allora che sul primo degli Scogli di Sant’Anna, il grande studioso napoletano identificò vari esemplari di quella pianticella ricadente e legnosa, che cresceva rigogliosa tra le rocce così vicino al mare. Qualche tempo dopo, nel 1854, ovvero l’anno che lo vide avviare l’impianto sperimentale di centinaia di pinetti sulle brulle lave dell’Arso, Gussone inserì la Kochia nel suo ponderoso volume “Enumeratio plantarum vascularum in Insula Inarime…”. Fu quella la certificazione dell’esistenza di quella rara pianta, che infatti prese come di prammatica anche il nome del suo scopritore, Kochia saxicola Guss. Fu solo vent’anni più tardi, nel 1877 che venne individuata anche a Capri e passarono altri anni prima che venisse trovata anche a Strombolicchio.

La Kochia ischitana non fu scovata in altre zone dell’isola oltre gli Scogli di Sant’Anna, perciò quando scomparve da lì, fu ritenuta estinta a Ischia. E non solo, perchè nel 1922 a causa di una frana fu seppellito anche il sito in cui cresceva a Capri e anche lì fu data per scomparsa, fin quando non ne furono trovate per caso altre pianticelle in una zona impervia, che rimasero le uniche evidenze oltre  agli esemplari di Strombolicchio. Fu sull’isolotto siciliano che Gioacchino Vallariello prelevò dei semi, che mise a dimora nell’Orto Botanico di Napoli presso cui lavorava, ricavandone delle piantine in ottime condizioni. Che potevano essere ripiantate, secondo un’idea che il botanico aveva espresso in occasione di un convegno sulle rarità botaniche isolane.

kochia al castello

La Kochia sotto al Castello

Quell’idea trovò la sua concretizzazione il 2 luglio 2004, mentre si stava svolgendo “Vinischia”, su iniziativa dell’Orto Botanico di Napoli, in collaborazione con il Centro Studi dell’Isola d’Ischia e il Cocò Mare. In quell’occasione, Vallariello riportò sullo scoglio di Sant’Anna, di cui era originaria la Kochia, tre nuove piantine, che affidò affinché ne seguissero l’evoluzione a ANTONINO e VINCENZO ITALIANO. le piantine attecchirono bene e iniziarono a crescere, diventando sempre più rigogliose. Fino al 2013, quando venendo a mancare Vallariello, si seccò incredibilmente anche una delle sue piante. Le altre due resistettero ancora per poco. Nell’estate del 2014, fu liberata sullo scoglio una coppia dii conigli che con la loro voracità minacciarono di distruggere quanto rimaneva delle piantine di Kochia. Per cercare di salvarle e con esse il progetto di reimpianto di Vallariello, Antonino e Enzo Italiano le espiantarono e andarono a piantarle in un sito con caratteristiche identiche, dall’altra parte della baia, su una roccia alla base del Castello Aragonese.

Lì in questi due anni si sono ambientate bene e hanno ripreso lentamente a crescere. E magari la prossima estate potrebbero cominciare a fiorire, per la prima volta, e poi a fruttificare, creando le basi anche per la loro riproduzione e diffusione. Stavolta, dato il punto sicuro in cui si trovano, senza il rischio di andare distrutte per opera di animali o di esseri umani. E così pian piano Ischia potrà tornare ad avere una delle sue piante caratteristiche e endemiche. Come sognava e sperava Vallariello. Un altro pezzo di natura salvato e una rarità botanica, che merita di essere inserita anch’essa tra le meraviglie (la scoperta archeologica di Aenaria, il sito sommerso di ricerca dell’acidificazione degli oceani) illustrate nelle visite  guidate alla stupefacente Baia di Sant’Anna.

 

 

 

 

 

 

 

 

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