
Foto Qui Ischia
Mentre a Monteruscello stanno ancora “studiando”, senza aver finora tolto un ragno dal buco, gli ex residenti di Villa Orizzonte continuano ad essere loro malgrado vittime di una vicenda piena di paradossi, illogicità e incongruenze. Che in ogni momento può sfociare in una emergenza di cui è sempre in discussione chi debba farsi carico. Come se i 5 “pulcini sperduti”, dal giorno in cui sono stati evacuati da Villa Stefania e ancor più dopo la disastrosa delibera di soppressione della SIR isolana, siano diventati FIGLI DI NESSUNO, pur essendo – e non può e non deve essere altrimenti – figli di tutti. Ma tant’è, anche la notte scorsa, dinnanzi ad una emergenza di salute (fisica), una di loro si è trovata al centro di una incredibile e intollerabile questione in occasione di un accesso al “Rizzoli”, che non si è dimostrato pronto a far fronte alla situazione, facendo emergere macroscopiche contraddizioni di cui l’ASL DEVE FARSI PIENAMENTE CARICO, perché ne è la prima responsabile. Contraddizioni che non possono essere motivo di scaricabarile sulla pelle dei pazienti. Come di fatto è avvenuto l’altra sera.
E’ successo, dunque, che una ex residente della Sir è stata male, tanto da rendere necessario correre all’ospedale. Dove non ha potuto essere accompagnata dall’operatore in quel momento in servizio presso la struttura ricettiva di Barano in cui sono temporaneamente alloggiati i “pulcini sperduti”. Da quando non c’è più la Sir, infatti, per decisione dell’Asl è stato ridotto il personale che segue il gruppo di utenti, per cui c’è solo un operatore per turno, che ovviamente non poteva lasciare gli altri quattro, in piena notte, per recarsi anch”egli al “Rizzoli”.
Senonchè, in via Fundera, hanno ritenuto che quella paziente doveva essere accompagnata, che non poteva restare sola (sola? in un ospedale?mah!) e hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri, che sono prontamente intervenuti e che hanno dovuto appurare come stessero le cose, anche andando a verificare presso la residenza degli ex Sir chi fosse di turno e con quali mansioni. Peraltro, la donna non è stata ricoverata, ma dimessa e rimandata a “casa”, dove sarà seguita per le terapie che il suo stato di salute fisica impone.
Una storia triste, ma soprattutto esemplare del PASTICCIACCIO CREATO CON LA DELIBERA IOVINO DI SETTEMBRE, che dopo 18 anni ha chiuso la Sir, sostenendo che non ce n’era più bisogno, perché gli allora 10 residenti non avevano più bisogno del massimo livello di assistenza (garantito nelle Sir), ma per loro era sufficiente un gruppo appartamento. Come era stato avallato dalla commissione tecnica insediata in estate dalla commissaria, che aveva smentito quanto accertato circa le condizioni dei pazienti da un’altra commissione medica solo pochi mesi prima. Con il passaggio ad un livello assistenziale più basso, la Iovino aveva rivisto (già prima della delibera) il contratto con la Cooperativa di servizi attiva presso la Sir e le altre residenze isolane, tagliando le risorse assegnate e obbligando una forte riduzione del personale – gli Operatori Socio-Sanitari in forze alla Sir – con la sua riallocazione negli ospedali aziendali. Con questo colpo di mannaia, invece dei due operatori che di base coprivano i vari turni di assistenza h24 nella Sir, si è arrivati a poterne disporre (e friggendo i pesci con l’acqua) solo di uno a turno, il che rende impossibile qualunque accompagnamento di un singolo utente, anche di fronte ad una degenza ospedaliera. Sia per patologie fisiche, come in quest’ultimo caso, sia per eventuali crisi psichiatriche.
D’altra parte, risulta abbastanza incomprensibile la richiesta dell’ospedale di un’assistenza intensiva a parte per gli ex Sir. Sono anni che, per effetto di un altro taglio alla Salute Mentale, in caso di crisi psichiatriche gravi il protocollo impone che intervenga il 118 per trasferire il paziente al “Rizzoli”, dove deve restare ed essere seguito per tutto il tempo necessario ad organizzare e effettuare il trasferimento a Pozzuoli. Quindi, l’ospedale lacchese deve essere in grado di gestire queste situazioni con il proprio personale (a parte lo psichiatra reperibile) e perciò non si capisce che senso avesse ieri sera la richiesta (pretesa?) di un’assistenza extra per la paziente ex Sir.
Quest’ultima, poi, per l’ospedale non può restare sola, ha bisogno di un operatore vicino fisso. Cioè di un’assistenza da Sir…che però l’Asl le ha negato, con gli altri suoi compagni di sventura, negli ultimi nove mesi. Come la mettiamo con questa ASSURDA CONTRADDIZIONE A SPESE DEI PAZIENTI? Chi deve farsi carico dei bisogni assistenziali, così diversamente valutati, di quei 5 isolani di cui ci si rimpallano le responsabilità?
Il disastro creato dalla Iovino, che ha già prodotto tanti problemi in questi mesi, a cominciare dal trasferimento in strutture a più alto livello assistenziale della terraferma di alcuni ex Sir (tra cui Giovan Giuseppe che ci è morto in solitudine), doveva essere recuperato e sanato grazie al lavoro della COMMISSIONE TECNICA insediata agli inizi di dicembre dall’attuale commissario Asl D’AMORE. I tre mesi assegnati sono passati, ne è trascorso anche un altro dopo, ma di cosa sia stato partorito da quegli esperti non si è saputo più nulla. Né tanto meno sono state assunte decisioni da parte dei vertici aziendali. Un silenzio assordante è di nuovo calato sulla questione Sir e sulle macerie della Salute Mentlae isolana. E intanto per i 5 “pulcini sperduti” è diventato un’impresa anche un accesso in ospedale, per un malanno fisico. Figli di nessuno? Piuttosto VITTIME DELLA VERGOGNA, DELL’INGIUSTIZIA, DELL’INEFFICIENZA. CHE CONTINUANO ANCORA. OGNI GIORNO PIU’ INTOLLERABILI.