Qualcuno è andato in pensione negli ultimi mesi. Qualche altro se ne andrà presto, con un contratto già pronto in terraferma. E l’unica certezza, al momento, è che i loro posti resteranno scoperti. Chissà per quanto, chissà fino a quando. Ma intanto il lavoro non aspetta, anzi è destinato velocemente a crescere, come di prammatica in questo periodo, con l’avvio della stagione turistica. Che corrisponde ad un’altra stagione difficile per il “Rizzoli”, dal punto di vista della disponibilità di personale paramedico. Ancora una volta, invece dei rinforzi che fino a qualche anno fa venivano concessi da maggio a settembre, in considerazione del particolare carico di lavoro a cui doveva far fronte l’ospedale di Ischia, bisognerà fare i conti con una riduzione dell’organico degli infermieri, già ridotto all’osso anche per le necessità del periodo invernale. Con ricadute inevitabili sulla quotidianità dei reparti, dove la stessa composizione dei turni è operazione complicata. E si tratta ancora dei turni del “vecchio sistema”, non certo di quelli “europei” che per legge sarebbero dovuti andare in vigore nel novembre scorso e che per i buchi negli organici sono rimasti un miraggio quasi ovunque, figuriamoci a Ischia.
L’ULTIMA TEGOLA ARRIVA DA NAPOLI. Ancora una volta sotto forma di un’azione di reclutamento da parte di un grande ospedale cittadino, nel caso specifico il “CARDARELLI”, a cui hanno risposto alcuni infermieri in servizio a Ischia. Un gruppo di poco più di una decina, che a breve si potranno trasferire in terraferma, da dove provengono e dove, come la stragrande maggioranza dei loro colleghi e dei medici in servizio presso l’ospedale lacchese, sono residenti. Secondo un copione consolidato nei decenni, anche questi professionisti, dopo anni di vita da pendolari, hanno approfittato della prima occasione utile per potersi ricollocare più vicino ai luoghi di residenza, senza doversi più sobbarcare il peso (anche economico) dei continui viaggi per mare, per raggiungere l’isola.
In termini assoluti, si tratta di un gruppo ristretto, ma rapportato alla realtà isolana e alla condizione già sottodimensionata dell’organico del “Rizzoli”, questa ulteriore emorragia di personale rappresenta una sottrazione importante, che sarà complicato superare. Infatti, NON CI SONO RICAMBI O SOSTITUZIONI IN VISTA. Anche la recente riapertura delle liste extraregionali, ha riportato in Campania 24 infermieri che operavano in giro per l’Italia, ma nessuno di loro verrà a Ischia. Che si conferma come la sede dove nessuno vuole venire a lavorare, potendolo evitare e/o avendo possibilità alternative. E’ una vecchia piaga che nessuno ha voluto o potuto sanare e che ciclicamente produce effetti pesanti sul funzionamento del nostro ospedale.
Quelli che sono già evidenti anche in questa fase. Qualche settimana fa i paramedici della CHIRURGIA avevano denunciato difficoltà crescenti nel garantire un’assistenza quantitativamente e qualitativamente adeguata, segnalando come con le unità disponibili per ogni turno, non vi fosse materialmente neppure la possibilità di seguire in modo continuativo i pazienti monitorati presenti in reparto. Una situazione che non solo non è rientrata, ma che si è diffusa anche altrove. In particolare, nel reparto di MEDICINA, il più affollato, con una presenza ormai costante di barelle in aggiunta ai posti letto assegnati. E a seguire tutti questi degenti, più numerosi della capienza del reparto, ci sono per ogni turno SOLO DUE INFERMIERI! Che si fanno, appunto, i turni “fuorilegge” per l’Europa, quelli che arrivano anche a 16 ore consecutive, quando si fa la notte. Ed è un miracolo che si riesca a operare con questi orari nelle condizioni proibitive attuali. Ma non c’è dubbio che, nonostante l’impegno e la dedizione dei singoli, la qualità del lavoro non può essere massima e i rischi di errore obiettivamente crescono. Con il personale ai minimi termini e con prospettive ancora più complicate come si esce da questa situazione? CON QUALI GARANZIE PER I CITTADINI E PER GLI STESSI OPERATORI?
La questione è grave e pressante, ma chi se ne occupa? Su questo, come sulle altre emergenze e carenze serie della sanità isolana, i Sindaci isolani dovrebbero chiedere (e ottenere) una interlocuzione continua con i vertici dell’Asl Na2 Nord. Un’audizione una tantum in Commissione regionale Sanità è la classica rondine che non fa primavera. E infatti di tante cose in quella sede non si è neppure parlato e quelle di cui si è discusso non hanno fatto registrare alcun progresso. Un altro buco nell’acqua, mentre i problemi si aggravano.