“Rizzoli”, petizione degli infermieri pendolari al commissario Asl per tornare in terraferma

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Foto Qui Ischia

C’è chi ha già il trasferimento pronto e sta per raggiungere il suo obiettivo di tornare a lavorare in terraferma. Questione di settimane e ci sarà dal “Rizzoli” l’ennesimo esodo – negli anni – verso il “Cardarelli”. E c’è chi spera di avere presto l’opportunità  di fare altrettanto, perché il lavoro a Ischia, si sa, pesa a quanti devono fare avanti e indietro di continuo tra l’isola, sede disagiata (ma non riconosciuta tale) di lavoro, e le località di residenza dall’altra parte del mare. Perciò, per adesso hanno colto al volo  l’occasione di far arrivare questa loro esigenza al commissario dell’Asl Na2 Nord attraverso una petizione, che hanno firmato in tanti. E che è stata consegnata ieri a D’Amore, insieme ad un documento della Uil relativo al reclutamento di infermieri per colmare le gravi  carenze che affliggono tutti gli ospedali aziendali in modo ormai insostenibile.

Da Pozzuoli a Frattamaggiore, dove si fa fatica perfino a far partire il triage e a garantire il funzionamento dei Pronto soccorso appena ristrutturati e potenziati, al “Rizzoli”, dove il buco di organico cronico si è trasformato di nuovo in una voragine, la situazione richiede oggi l’unica risposta appropriata, ovvero nuovo personale. Da reclutare attraverso la mobilità extraregionale, perchè  dopo tanti anni di blocco del turn over e delle assunzioni per il piano di rientro, in Campania il problema della carenza di personale infermieristico (e non solo) è generalizzato. Con questo sistema si dovrebbero colmare le carenze esistenti, portando a lavorare nell’Asl di Monteruscello una cinquantina di paramedici, attualmente impegnati soprattutto negli ospedali del centro-nord, che con l’apertura delle liste di mobilità extraregionali hanno l’opportunità di ritornare nelle zone d’origine e di avvicinarsi a casa.

Ora, in questo quadro generale, si inserisce la condizione particolare del nosocomio dell’isola, che alla carenza comune anche agli altri ospedali  unisce come sempre l’aggravante dell’altissima percentuale di lavoratori pendolari, che è una debolezza del sistema non da poco, con riflessi significativi sull’organizzazione dei servizi e la quotidianità in via Fundera. E questa particolarità finisce con l’evidenziarsi anche nella nota indirizzata al commissario D’Amore e al presidente della Regione De Luca, in cui si espone  la posizione dei pendolari,  in servizio sull’isola da più tempo, in qualche caso anche oltre i dieci anni. Operatori che vorrebbero cambiare sede, tornare a lavorare in terraferma, mettere fine al via vai con l’isola con tutti i disagi che esso comporta.

Di qui la petizione, promossa da Ciro Chietti coordinatore Uil Asl Na2 Nord e Antonio D’ Agostino responsabile Uil isola Ischia, con cui gli infermieri chiedono espressamente che sia messo fine al loro malessere per il lavoro nella sede isolana e di essere collocati nelle strutture della terraferma. E tutto questo in tempi brevi, approfittando dell’immissione in servizio dei rinforzi attesi.

E’ chiaro, peraltro, che se l’Asl accogliesse la richiesta dei paramedici forestieri, l’ospedale di Ischia rimarrebbe talmente sguarnito da non poter praticamente più lavorare. Perciò, la sollecitazione a trasferire i pendolari di lungo corso è stata accompagnata dalla proposta di reclutare, per inserirli al posto loro al “Rizzoli”, un numero maggiore di infermieri, sempre attraverso le liste di mobilità extraregionali. Si tratterebbe, insomma, non solo di colmare le carenze già esistenti e quelle che stanno per verificarsi con i trasferimenti al “Cardarelli”, ma di rinnovare sostanzialmente l’organico nella parte coperta da non residenti.

Formulata così, la proposta punta a sostituire gli infermieri con una lunga storia di pendolarismo con forze “fresche”. Che, se l’Asl decidesse di accogliere l’idea, non dovrebbe essere tanto difficile convincere, visto che il passaggio per Ischia, per quanto disagevole, è stato sempre accettato come pegno da pagare per tornare a lavorare in Campania. Salvo poi, una volta ottenuto il posto sull’isola, ricominciare ad auspicare e a muoversi di conseguenza per rimanere al “Rizzoli” il meno possibile. Motivo per il quale in passato si era dovuto prevedere espressamente nei contratti il vincolo di non potersi trasferire in altri presidi prima di un certo numero di anni, perlopiù cinque. Salvaguardia che andrebbe inserita anche nei prossimi contratti, per evitare che da un’emergenza se ne sviluppino altre.

Piuttosto, sarebbe utile e necessario che finalmente, come si è sollecitato tante volte nel corso degli anni, si cercasse di riportare a Ischia non degli infermieri genericamente campani, ma ISOLANI, perché sono gli unici che possono garantire continuità di lungo periodo nel rapporto di lavoro e che possono contribuire a ridurre le grosse criticità connesse all’altissima percentuale di non residenti attiva presso l’ospedale isolano. Sarà questa la volta buona per riuscire ad invertire al “Rizzoli” le proporzioni tra residenti e non residenti, che in questo momento sono ancora sfavorevoli al superamento della cronica crisi di personale dell’ospedale isolano? Speriamo che a Monteruscello sappiano, stavolta, gestire questa delicata e complessa situazione, come si fece con qualche risultato ormai diversi anni fa, quando diversi ischitani riuscirono a tornare a lavorare a casa.

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