Una capanna nel verde

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Foto Laura Mattera Iacono

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Foto Laura Mattera Iacono

LAURA MATTERA IACONO

“Quanto manca?”, è la domanda che formulo continuamente al mio esperto lungo il sentiero che ci porterà a S. Paolo. La risposta è scontata: “Smettila di lamentarti, ci siamo quasi”. In effetti dal casotto di raccolta dell’acqua – quello che ormai sta crollando – fino alla meta, la strada è breve. Solo un paio di passi sono un po’ impegnativi. Si tratta di “canali”, sentieri molto stretti, che presentano salite ripide, ma brevi. D’inverno si rischia di scivolare all’indietro, il piede non riesce a prendere bene sul terreno reso viscido dalle erbacce bagnate. In primavera e in estate, però, grazie all’intervento di cacciatori e volontari che puliscono, il passo è più agevole. Poco prima di arrivare a S. Paolo, il sentiero si spiana, le gambe si rilassano: un giusto premio dopo la fatica. Si avvertono i profumi del bosco, si sente il cinguettio degli uccelli. La pace è interrotta solo di tanto in tanto dallo sferragliare di qualche bicicletta. Gli amanti della mountain bike si divertono molto in questa zona. Arrivano a grande velocità, ma trovano il modo di rallentare, alzare la testa e salutare allegramente: “Buongiorno!”

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Foto Laura Mattera Iacono

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Foto Laura Mattera Iacono

Eccolo lì: Piano S. Paolo. E’ una spianata molto semplice, eppure anche qui le sorprese non mancheranno.
“Una volta in questa zona si coltivava il grano”, mi spiega l’esperto. Ischia ha una tradizione contadina e agricola importante che oggi si tenta di ravvivare. Ma la mia attenzione è distratta da altro.  La spianata è molto curata e già questo ha dell’incredibile. Ci sono tavoli e panche dove accomodarsi e godersi un po’ di fresco. “Qui ogni anno, nella prima domenica di giugno, si tiene la festa della ginestra, organizzata da un gruppo di volontari di Buonopane”, mi spiega l’esperto. Sì, è un modo allegro per salutare l’inizio dell’estate mangiando e cantando. Ma è altro quello che mi attira. Sopra una pietra, ben in evidenza, sorge una capannina. E un po’ più in alto, una croce.
Mi avvicino, osservo con curiosità. La capanna ha tutti i parati natalizi: i pastori, la Madonna, S. Giuseppe, il bambino. E poi una foto. E’ un giovane. Un incidente.
Sul tavolo lì vicino, un bel cesto di frutta di stagione. “E’ un appassionato del luogo che si prende cura di tutto questo. Ah… eccolo lì”. E’ il mio esperto ad indicarmelo. E’ un signore agile e scattante, sembra un giovincello, in realtà deve avere anche lui qualche primavera. E’ molto cordiale. “Bentrovati”, ci dice venendoci incontro e porgendoci qualcosa  da mangiare.
Viene molto spesso qui, gli piace tenere tutto in ordine. Ho quasi l’impressione che aspetti qualcuno. O forse  questo posto riesce a dargli pace.
Quello che vi ho raccontato, risale alla primavera di un anno fa. E’ un po’ che non ci vado. Mi è stato detto però che quella capanna nel verde, che ormai era diventata il simbolo di Piano S. Paolo, è stata oltraggiata. Qualche mano imbecille ha portato via tutto o quasi. Mi sapete spiegare perché? Io non so darmi pace.

 

 

 

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