Dieci anni fa a Villa Arbusto apriva il Museo per raccontare i Cetacei del nostro mare

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Foto Qui Ischia

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Foto Qui Ischia

Nel libro delle firme, l’ennesimo di una lunga serie, c’è chi ha voluto lasciare un commento, una riflessione, un ringraziamento. E il filo conduttore delle impressioni di tante persone diverse, dalle provenienze più varie, è la sorpresa per aver scoperto di Ischia qualcosa di totalmente imprevisto e insperato, affascinante e coinvolgente. Pochi metri quadrati affacciati sulla bellezza dell’isola di terra che raccontano le meraviglie dell’isola di mare. Quelle che non ti aspetti, almeno non così peculiari e importanti, ma soprattutto quelle che non c’è modo di scoprire in nessun altro posto, se non a mare, e pure in condizioni particolari e con una buona dose di fortuna. L’eccezione è proprio quella saletta al secondo piano della Villa Gingerò, la dépendence per gli ospiti della Villa Arbusto al tempo di Rizzoli. Dove esattamente dieci anni fa, in un tiepido pomeriggio del maggio 2006, a conclusione dell’annuale Festa del Delfino, fu inaugurata ufficialmente la SEZIONE CETACEI DEL MUSEO DI VILLA ARBUSTO. Dedicata al Delphinus delphis, il Delfino comune, e alle altre sei specie di cetacei che si era scoperto abitare stabilmente il nostro mare. In quel tratto corrispondente al Canyon sottomarino di Cuma per il quale si stava cercando allora di ottenere un’adeguata tutela con l’Area Marina Protetta di cui si aspettava ancora il varo.

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Foto Qui Ischia

Così, a pochi passi dal Museo Archeologico di Pithecusae, aperto da sette anni, Ischia  rivelava un altro aspetto speciale, unico di sé stessa. Sconosciuto ai più, nonostante fosse già largamente noto tra gli addetti ai lavori, nel mondo scientifico a livello internazionale, grazie al lavoro di ricerca in corso da tempo a cura dell’associazione Delphis.  Artefice di quello spazio, concesso dal Comune di Lacco Ameno all’interno del complesso dell’Arbusto. Che da quel momento diventava vetrina delle eccellenze sia storico-archeologiche che naturalistiche dell’isola. Una funzione che svolge ancora, nonostante le difficoltà e le criticità degli anni recenti. Durante i quali la sala museo dei delfini è rimasta l’unica realtà che sull’isola, malgrado la perdurante assenza di iniziativa dell’Area Marina, ha fatto conoscere attivamente e promosso pubblicamente quell’ “unicum” altrimenti dimenticato del nostro mare.

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Foto Qui Ischia

Quei pochi metri quadri gestiti con impegno e continuità da Oceanomare Delphis sono diventati una sorta di dépendance del mondo sommerso in cui vivono, si alimentano e si riproducono Balenottere comuni, Capodogli, Globicefali, Grampi e le tre specie di delfini presenti nel Meditarraneo, ovvero Tursiopi, Stenelle e Delfini comuni. Anche se di questi ultimi mancano avvistamenti da un paio d’anni, per la loro rarità sono ancora i protagonisti principali del museo. Merito anche del principale reperto del museo, collocato in bell’evidenza al centro della sala, in una teca di cristallo:  lo scheletro di un esemplare di delfino comune appartenuto alla comunità ischitana. Fu di quel delfino il primo spiaggiamento registrato  sulle coste della nostra isola nel novembre 2003 e documentato da Delphis. La carcassa recuperata fu sottoposta ad autopsia a Forio dal dottor Alessandro Impagliazzo e i campioni furono inviati all’Università di Siena, dove vi vennero riscontrate tracce di inquinanti. Lo scheletro fu ricomposto dal tassidermista Vincenzo Cicala del Museo di Zoologia di Napoli, che volle prestarlo a Delphis come proprio contributo all’esposizione permanente a Villa Gingerò. Lo stesso volle fare la Stazione Zoologica “Anton Dohrn”, che trasferì a Lacco alcuni suoi preziosi e antichi reperti in formalina, per  evidenziare i pesci che costituiscono l’alimentazione dei cetacei del golfo. A completare l’esposizione, uno splendido delfino scolpito nel legno, opera dell’artista Raffaele Di Meglio, donato al museo dalla scultrice Eleonora Sachs.

Per illustrare ai visitatori le specie e le caratteristiche delle specie di mammiferi marini che s’incontrano al largo di Ischia, sulle parerti bianche sono esposte delle  grandi tavole, realizzate appositamente per quell’allestimento da Maurizio Wurtz,  docente di Biologia dei Cetacei dell’Università di Genova quando fu ospite della Festa del Delfino dieci anni fa. Data la concomitanza con la manifestazione annuale, non vollero mancare all’inaugurazione anche gli altri ricercatori ospiti: dall’allora presidente dell’Istituto Tethys, Giovanni Bearzi, a  Nicola Maio, curatore del Museo di Zoologia, a Cristina Gambi del Laboratorio del Benthos. E c’erano ovviamente l’allora direttore del museo di Villa Arbusto Giovanni Castagna e l’attuale sindaco Giacomo Pascale, che allora era assessore al Mare a Lacco Ameno.E davanti a quel folto gruppo di amici, fu una  commossa Katia Massaro, presidente di Delphis allora e oggi presidente onoraria di Oacenomare Delphis onlus. Fu lei a  ringraziare tutti i sostenitori del museo per il loro impegno nella  salvaguardia della Natura e delle sue creature a cominciare da quelle marine, per custodirle a beneficio delle generazioni future.

Ed e sempre Katia, con la simpaticissima pincher Liilly, che continua ad accogliere i visitatori del museo, tra i quali tanti studenti, da varie parti d’Italia. Tutti entusiasti di scoprire quella dimensione nuova (per loro) e diversa di Ischia. Nel mare che si ammira dalla terrazza panoramica della villa. Tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 9.30 alle 12.00.

 

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