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Sanità Ospedale Rizzoli, tegola sui pendolari: niente più flessibilità per l’orario di ingresso
Ospedale Rizzoli, tegola sui pendolari: niente più flessibilità per l’orario di ingresso
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9 anni ago |

Foto Qui Ischia
Se fino ad oggi qualcuno poteva nutrire ancora qualche riserva, adesso la spinta a trasferirsi altrove, da parte del personale del “Rizzoli” non residente, sarà ancora maggiore. Proprio stamattina, infatti, da Monteruscello è arrivata una comunicazione che ha avuto un effetto più raggelante di una doccia fredda. L’attuale dirigenza dell’Asl ha deciso di rivedere in modo più restrittivo la flessibilità che era stata concessa qualche anno or sono ai lavoratori pendolari dalla terraferma, fissando un orario di ingresso in ospedale per il turno del mattino che sarebbe doveroso e perfino scontato in un contesto diverso, ma che a Lacco Ameno si trasforma per molti in una missione impossibile. O meglio, anche possibile, ma a costo di un’altra dose massiccia di sacrifici personali, che rende la sede di lavoro isolana ancora più da evitare. DISAGIATA, sarebbe – è – LA PAROLA GIUSTA PER DESCRIVERLA. Ma non la si può usare, non essendo stata mai ufficialmente riconosciuta come tale, che poi è il presupposto in virtù del quale il venire a lavorare a Ischia non è considerato un’opportunità, piuttosto una punizione.
La nota della direzione aziendale alla direzione sanitaria del “Rizzoli” è di poche righe. Capaci, però, di rivoluzionare la vita di parecchie persone. “In considerazione del disagio nel’applicazione dei turni, anche alla luce della legge 161″…è l’incipit, poi prosegue: “SI DISPONE che la flessibilità oraria concessa al personale dipendente pendolare stabilita con nota (…) della precedente amministrazione, viene rimodulata limitatamente all’orario d’ingresso entro e non oltre le ore 8.30″. Firmato dal subcommissario sanitario Luigi De Paola.
Il provvedimento che oggi è stato rivisto risale al 2013 e fu reso necessario dalla MODIFICA DEGLI ORARI DEI COLLEGAMENTI MARITTIMI, decisa all’epoca dalle compagnie di navigazione senza tenere in alcun conto le esigenze dei pendolari. A creare problemi fu soprattutto l’anticipazione di alcune corse decisive per gli spostamenti dei lavoratori forestieri, in particolare quella più utilizzata del mattino da Pozzuoli, che consentiva con il vecchio orario di arrivare in tempo per il turno delle 8.00 a Ischia, dunque in ospedale, ma partendo in un orario compatibile con l’uso di altri mezzi di trasporto in terraferma (prima fra tutti la Circumvesuviana) da parte di chi arrivava da fuori Napoli. Spesso da fuori provincia, in alcuni casi anche dalle regioni limitrofe. All’epoca la novità suscitò grandi proteste da parte dei lavoratori, rilanciate anche dalla direzione sanitaria del “Rizzoli” e dalla stessa Asl, con prese di posizione anche dei Comuni isolani. Ma non accadde nulla: le compagnie di navigazione non fecero marcia indietro, alla Regione nessuno se ne occupò e il problema rimase. Grosso come una casa, tutto scaricato sull’ospedale dove era diventato complicatissimo comporre i turni, perché l’ingresso in orario era diventato impraticabile per i pendolari. Perciò, alla fine, si dovette accordare loro giocoforza una flessibilità in entrata abbastanza ampia, seppure con conseguenze pesanti sull’attività ospedaliera. Ma si pensava che fosse una soluzione temporanea, in attesa che fossero ritoccati più favorevolmente gli orari di quella corsa galeotta.
Quella speranza, però, non si è mai concretizzata. E le conseguenze indubitabili e inevitabili di quel provvedimento si sono perpetuate fino ad oggi, per ben tre anni. Soprattutto a discapito dei colleghi della “notte”, che nell’impossibilità di avere il regolare smonto alle 8.00, si sono ritrovati a dover prolungare oltre il già lunghissimo turno pomeridiano-serale-notturno di 16 ore. E ci sta, dopo tre anni di disagi, che si sia riproposta la questione e che l’Asl se ne sia dovuta fare carico. Tanto più che già il turno lungo della “notte” con termine regolare alle 8.00 è attualmente fuori legge, in base alla famosa (e inapplicata) 161, figuriamoci con l’aggiunta dei ritardi dei pendolari!
Tuttavia, a Monteruscello avrebbero dovuto rendersi conto che non può essere quella della disposizione di oggi la strada da percorrere. Perchè bisogna considerare che ci sono lavoratori che arrivano anche da molto lontano e devono affrontare già un lungo viaggio via terra, oltre a quello via mare. C’è chi parte da Battipaglia e per prendere il traghetto delle 6.20 deve uscire da casa, nel migliore dei casi, quando è ancora buio, per ritornare a casa non prima di sera. Altro che i tempi “umani” prescritti anche dalla legge 161 per garantire condizioni di lavoro compatibili con la qualità dell’assistenza!
Non basta, insomma, stabilire a tavolino un orario tassativo che chissà in quanti casi non sarà possibile rispettare. A Monteruscello dovevano prendersi la briga di valutare le cause del problema e cercare di intervenire di nuovo su quelle, anche coinvolgendo la Regione, che avrebbe la possibilità (E IL DOVERE) di intervenire per garantire trasporti marittimi adeguati alle esigenze degli isolani e dei pendolari impegnati nei servizi essenziali sulle isole. Quella stessa Regione che finora ha eluso la questione centrale del riconoscimento come SEDI DISAGIATE per le isole, infischiandosene delle pesantissime conseguenze sull’attività sanitaria a Ischia, come a Procida e a Capri.
Intanto, i sindacati chiederanno un incontro al subcommissario per discutere della disposizione appena firmata. Per il “Rizzoli” un’altra grana seria. Dopo tre anni di disagi e problemi, ci voleva ben altro…