di ENNIO ANASTASIO
La parte seconda del Codice dei beni culturali e del paesaggio si occupa della protezione e conservazione dei beni culturali. Nello specifico è proprio l’art. 30 del Codice che fa riferimento agli obblighi conservativi in via generale, introducendo, la norma, una precisa distinzione tra i soggetti tenuti alla conservazione di tali beni e disponendo in particolare:
1) per lo Stato, le Regioni, gli altri Enti pubblici territoriali ed ogni altro ente ed istituto pubblico l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza.
2) per i privati proprietari, possessori o detentori di beni culturali l’obbligo di garantirne la conservazione con interventi conservativi volontari ed imposti.
Pienamente condivisibile dunque l’attestazione del consigliere del Comune d’Ischia, Giovanni Sorrentino che è voluto intervenire sulle condizioni di fatiscenza e pericolo in cui versa lo storico pontile Aragonese. Ed infatti proprio in un articolo a suo nome divulgato sui social e dalla stampa isolana poco più di un mese fa, il “difensore storico” del borgo di Ischia Ponte a cuore aperto, afferma: ” L’arco, cosiddetto, la corrente, ristrutturato dalla Ditta Ferrara nel 2004 in maniera egregia ponendovi le cosiddette catene tiranti per preservarlo da possibili crolli, non è stato più curato e rischia danni irreparabili. Il Castello oggi è splendidamente tenuto e conservato dalla famiglia Mattera. Se penso all’idea, nata negli anni ’80, di espropriarlo e renderlo bene pubblico creando un accesso dibattito tra favorevoli e contrari, mi vengono i brividi. Io sono fiero di avere archiviato tale pratica quando sono stato Sindaco. I beni pubblici spesso vengono mal curati e l’abbandono e lo scarso decoro la fanno da padroni. Il Castello avrebbe avuto lo stesso triste destino”
Parole agghiaccianti che esprimono una verità amara, dove i compiti e le responsabilità, ben inquadrati dal Codice, purtroppo conducono a risultati diversi; l’attestazione si vive ad Ischia, probabilmente anche in altre località del nostro Paese, ma è fuor di dubbio che qui da noi, sull’isola verde, 222 metri di architettura marittima di enorme valore storico e culturale, meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo,sono lasciati al loro destino, allo sferzare del vento e del mare che ogni anno continua a scavare lasciando segni indelebili, profonde cicatrici che non trovano cura, amore, rispetto. Forse per campanilismo, forse per verità, ma in fondo siamo in molti ad essere d’accordo: “ Ischia Ponte con il suo Castello Aragonese è la prima attrattiva dell’isola d’Ischia. Si può dire che ogni turista come prima cosa ci tiene a visitare o anche solo a godere dello spettacolo maestoso del vecchio Castello”, è così che continua Giovanni Sorrentino lanciando indirettamente un appello e azzardando anche che vi siano buone intenzioni dell’attuale Amministrazione in materia di interventi di manutenzione e ripristino.
Già, ma veniamo al problema: l’antico pontile per troppo tempo è stato oggetto di abbandono e di incuria, manchevole di interventi mirati ed oggi , con i suoi seicento anni di storia, il PONTE ARAGONESE RECLAMA INTERVENTI DI NON POCO CONTO. In particolare, i parapetti per gran parte della loro lunghezza ai lati esterni sono oramai spogli delle lastre in piperno che li tappezzavano; la maggior parte di queste lastre sono crollate in mare ma adagiate in bassissimo fondale sono ben visibili e recuperabili, altre giacciono sugli scogli sottostanti, andrebbero in fretta tutte recuperate per un loro riposizionamento. L’unico arco di passaggio al di sotto del ponte necessita di interventi seri e non rimandabili così come molti basoli di coronamento ai muretti laterali sono scollati e pronti a cadere, altri sono già andati via e profonde buche caratterizzano la parte alta di protezione perimetrale ai lati del basolato di calpestio.
Pericoli e …. antidoti
Non bastano purtroppo attestazioni di buona volontà, bisogna in fretta superare l’immobilismo, puntando ad azioni di recupero mirate. Che il plurisecolare pontile d’Aragona con la sua intera storia non rientri nelle dovute attenzioni dell’attuale compagine amministrativa del Comune d’Ischia è un dato di fatto inconfutabile. Oltre ai seri problemi strutturali, diversi pericoli,oggetto di manutenzione ordinaria di chi amministra il territorio andrebbero già da subito eliminati. Nei muri perimetrali alcuni STAFFONI SPORGENTI di circa 30 cm e a forma di collare, probabilmente di sostegno a vecchi pali rimossi, sono ancora lì e costituiscono un pericolo incombente per chi si trova a transitare. In particolare sulla scaletta di pietra lavica che permette l’accesso alla scogliera sottostante ne sono stati lasciati due di estrema pericolosità e proprio ad altezza di passante. Che dire, VI ABBIAMO PROVVEDUTO NOI, COME COMITATO CITTADINI, LA SCORSA SETTIMANA, riaprendo la nostra cassetta degli attrezzi, utile per le “piccole opere” e quindi apponendovi della spugna e fasciando con del nastro da imballo gli spigoli aguzzi e taglienti. L’aspetto non è dei più gradevoli ma almeno siamo sicuri che qualche turista o residente che sia non si ferirà seriamente al capo o ad una gamba scendendo la scala che conduce agli scogli. Le foto che inviamo alla redazione dimostrano il nostro piccolo intervento.
Ma non siamo qui a metterci a cavalcioni del muro per scagliar pietre o puntare il dito, tutt’altro, volendo però arrivare ad una minima profondità di pensiero ci sia concessa una critica che migliori l’azione amministrativa; ovvero, quando si afferma: “è tutto pronto per la festa di Sant’ Anna” ne siamo contenti come cittadini, la festa è una manifestazione unica, di grande eco turistica, e alla quale partecipano tutti i Comuni dell’isola, ma ragionevolmente ci chiediamo se oltre l’aspetto organizzativo e scenico che sicuramente impegna già tanto, non andrebbe in sinergia anche curato e forse con carattere di priorità, il luogo dell’evento dove affluiranno migliaia di persone in poche ore. E’ corretto dunque tenere in giusta considerazione, come abbiamo già citato, che alcuni basoli di coronamento ai muretti perimetrali sono scollati, disincastrati e pronti a cadere sugli scogli sottostanti? che in alcune parti gli stessi mancano completamente? che il nostro “provvedimento-tampone” agli staffoni laterali induce ad un esame più approfondito sullo stato dei luoghi?
Due pontili : una sfida
In meno di un chilometro di distanza due pontili ad Ischia aspettano una soluzione: è questa la grande sfida da affrontare. Due pontili, due problematiche ben diverse: parliamo ovviamente del pontile ITALIA ’90, ridotto negli anni ad un rottame ferroso nel porto d’Ischia eda rimuovere al più presto. Per l’altro PONTILE, quello ARAGONESE, opera monumentale e storica, occorre avviare con le competenti Autorità un’azione di risanamento strutturale nel rispetto dell’art. 24 dettato dallo stesso Codice dei beni culturali. Sappiamo dunque bene che trattasi di due interventi che non rientrano pienamente nella competenza dell’Ente comunale che comunque non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Lo abbiamo scritto, lo riscriviamo : dove sono i segnali di attivismo amministrativo per il recupero di tali opere?
Eppure qualcosa in passato appariva da scavalco alla staticità che oggi regna sovrana su tali interventi: fascia tricolore al petto e tenaglie in mano, il Sindaco d’Ischia, Giosi Ferrandino, coadiuvato dal Comandante della Polizia municipale e dal Comandante della Capitaneria di porto, nell’Aprile di due anni addietro ha aperto i varchi per lo sgombero delle strutture fatiscenti poste sul pontile al Redentore nel segno di un processo di risoluzione, ma poi tutto si è fermato. Il pontile è ancora lì a marcire, in parte infagottato da teloni per coprirne la vergogna e sui quali, considerata la location, andrebbe per onestà apposto il titolo di una nuova canzone : “più brutta cosa non c’è”. Ed allora ci chiediamo: per quale motivo sono venuti meno i caratteri di resilienza utili per andare fino in fondo e vincere la battaglia?
E quale azione, già rinviata da troppo tempo, si vuole intraprendere per affrontare lo stato di dissesto dello storico pontile Aragonese lasciatoci in eredità?
Certo, si possono seguire comode strade, come quelle di girare delle responsabilità o di proseguire per i viottoli del rinvio. Ma non è la fuga bensì la volontà in atti ed azioni la migliore dimostrazione di credibilità?