Ci risiamo. Il cantiere infinito del “Rizzoli” torna a riaprirsi anche lì dove si era appena chiuso, con conseguenze pesantissime sulla normale funzionalità dell’ospedale isolano, perdipiù nel suo periodo di massimo attività, e con enormi disagi per la popolazione. DAL 18 AL 25 LUGLIO il complesso operatorio sarà di nuovo FUORI USO, con il blocco di tutti gli interventi chirurgici, tranne quelli urgenti e indifferibili. Per tutti gli altri, bisognerà aspettare. Nonostante necessità e sofferenze. O rivolgersi altrove, perchè a Ischia DA LUNEDI’ TORNANO GLI OPERAI nel cuore del presidio, che peraltro avevano lasciato, per restituirlo a operatori e utenti, appena qualche mese fa.
Già, proprio questo è l’aspetto che rende più strana questa novità. Fossero passati anni dall’ultimo intervento nelle sale operatorie, si sarebbe pure potuto capire questo prossimo lavoro, pur nell’infelice scelta del periodo. Ma non sono passati anni. Non ne è passato neppure uno, di anno, dalla chiusura dei lavori più recenti. Anzi, recentissimi, ROBA DI POCHI MESI FA. Dopo aver sforato abbondantemente tutte le previsioni di durata e le scadenze inizialmente fissate. Cosa già gravissima, ma tollerata e tollerabile pur di raggiungere nel modo migliore l’obiettivo finale: avere finalmente un blocco operatorio più confacente alle esigenze dell’ospedale isolano, con un’altra sala operatoria rispetto alla (insufficiente) dotazione iniziale.
Ma com’è possibile che dopo aver completato i lavori già dilatati nel tempo, adesso, e a così breve distanza di tempo, si debba rimettere mano nel complesso chirurgico? Cosa ci si era “dimenticati” di fare prima o cosa non era stato fatto bene la volta scorsa? Perchè queste sono le due uniche possibilità all’origine di questo ulteriore intervento. E entrambe sono decisamente inquietanti, in quanto denotano un approccio un po’ semplicistico (per usare un eufemismo) rispetto ad una realtà tanto importante, delicata, vitale per tutti, quale è l’efficienza e la funzionalità del complesso operatorio dell’ospedale di un’isola.
Ma come vengono programmati, progettati, decisi lavori così invasivi e impattanti per il presidio di via Fundera? Ci si rende conto pienamente delle conseguenze enormi che l’interruzione dell’attività chirurgica (chirurgia generale, ortopedia e ginecologia) comporta? E in piena estate poi?
Senza contare che questo ritorno degli operai nelle sale operatorie non è che l’ennesimo esempio di una modalità d’intervento, seguita per i lavori all’interno del “Rizzoli”, che si presta a diversi interrogativi e che suscita parecchie perplessità. Sono anni che non si riesce a mettere un punto in fondo a questa interminabile sequenza di interventi a macchia di leopardo che mantengono perennemente l’ospedale in uno stato di LAVORI IN CORSO. Con ripercussioni pratiche non di poco conto, sia a livello di fruibilità di spazi e prestazioni, che di pulizia, di mantenimento di standard igienici adeguati, di inquinamento acustico. La contiguità tra operai e operatori, tra l’attività di cura e assistenza e quella di manutenzione straordinaria può essere una costante in un presidio ospedaliero, per anni? Al “Rizzoli” si va avanti così, a morsi e bocconi, anche in punti diversi dell’edificio contemporaneamente.
Con risultati decisamente miseri, sul piano della qualità. Visto che spesso e non volentieri si è assistito a rifacimenti dei rifacimenti anche a breve distanza gli uni dagli altri. Quante volte si è messa mano in Radiologia? E quante volte si è intervenuto sul pavimento del Pronto soccorso? E si tratta solo di alcuni esempi dei tanti che si potrebbero fare. Poi adesso, ciliegina sulla torta, il ritorno nelle sale operatorie!
Ma a Monteruscello, si sono chiesti mai quanto sono costati questi lavori e con quali risultati? Non sarebbe il caso di fare un po’ di verifiche, anche in termini di spending review sull’appropriatezza di queste opere? Questa specie di tela di Penelope è compatibile con una seria spending review, o quest’ultima sii applica solo alle prestazioni ai pazienti e ai livelli di assistenza? Forse il neodirettore generale dovrebbe approfondire la questione. E magari trovare la quadra per mettere fine a questo stillicidio e stabilire un programma serio di lavori necessari, con tempi certi di ultimazione e di definitiva chiusura del cantiere perenne, fatta salva l’ordinaria manutenzione ovviamente’
Intanto da lunedì inizia un’altra fase nera per il “Rizzoli” e per gli ischitani. Dovrebbe durare una settimana. Ma visti i precedenti, chi può giurarci?