Un’isola di gente di mare non poteva che manifestare anche sul mare. Quello profondamente amato e conosciuto che dà bellezza, cibo, lavoro e benessere. Ma anche quello che può diventare limite ostile e insormontabile fino a metterla a rischio, la vita. E ognuno dei tanti che stamattina in barca hanno sfilato in corteo nel meraviglioso mare che contorna Procida, come
ogni isolano, è consapevole, per esperienza diretta, che non può essere solo affidata alla navigabilità del mare e alle condizioni meteomarine la sua possibilità di essere curato e assistito. E che il suo suo diritto alla salute non può essere identico a quello di ogni altro cittadino della Repubblica solo nella formulazione ineccepibile dell’articolo 32 della Costituzione e nelle leggi ne
ne sono derivate, ma deve
trovare concretezza nella disponibilità di cure e assistenza adeguate lì dove si svolge la sua vita. Soprattutto quando il bollettino meteo non consente di andare a trovare in terraferma l’assistenza sanitaria di cui si ha urgenza e necessità.
Tanti gozzi, barche di ogni tipo e dimensione sono salpate
stamattina dal porto di Marina Grande per una nuova giornata di lotta in difesa dell’ospedale isolano, di cui il nuovo Piano Ospedaliero Regionale firmato Polimeni non prevede più l’esistenza. E per la sua prima “uscita” pubblica, al di fuori delle assemblee che si sono tenute in queste settimane, il COMITATO UNITARIO
PER IL DIRITTO ALLA SALUTE DI ISCHIA ha voluto essere presente, per testimoniare la sua vicinanza alle istanze dei fratelli procidani e per sottolineare la convergenza delle rispettive battaglie in difesa dei Livelli Minimi di Assistenza sulle isole, già falcidiati dai tagli degli anni passati che sono messi ulteriormente a rischio
dal nuovo Piano
ospedaliero. La presidente Gianna Napoleone e una delegazione ha partecipato con un proprio striscione alla manifestazione via mare, dopo essere stata ricevuta al porto dal sindaco Dino Ambrosino e da alcuni rappresentanti del Comitato di lotta procidano.
Partite in gran parte dal porto di Marina Grande, ma anche dagli altri approdi isolani, le barche hanno diretto la prua verso il centro del Canale, fin quasi a raggiungere la costa dirimpettaia e il porticciolo dell’Acquamorta, al passaggio dei traghetti che effettuano i collegamento nel golfo, par far conoscere la protesta di Procida anche ai tanti turisti e visitatori delle isole in questi giorni d’estate.
Poi, la flottiglia, sempre più consistente, ha costeggiato l’isola passando sotto l’imponente complesso del castello aragonese di Terra Murata, raggiungendo la deliziosa spiaggia della Corricella, dove sono stati ritmati slogan a difesa dell’ospedale, per poi raggiungere la baia del Caraugno e fermarsi simbolicamente sotto l’ospedale “Gaetanina Scotto”, che si stagliava sopra il costone verdeggiante. Era quella la meta della navigazione-manifestazione, così com’è l’obiettivo della lotta che i procidani continuano a portare avanti con determinazione ed entusiasmo.
Intanto, la giornata di oggi ha sancito l’avvio di una più stretta collaborazione con il Comitato di Ischia, che ha invitato i procidani alla nostra manifestazione di giovedì 28 luglio. A tutela dei diritti comuni. In termini di principio e di sostanza, perchè alcuni dei servizi sanitari colpiti a Ischia – a cominciare dalla Salute mentale – erano comuni anche a Procida e perchè il “Rizzoli” è diventato negli anni un punto di riferimento anche per i nostri vicini dell’isola di Arturo. Un percorso di lotta comune il cui esito, per gli isolani è questione di vita o di morte.