In questi giorni grondano mielata, che si sparge sul selciato, sulle auto e pure sui passanti sotto forma di migliaia di gocce lucide e appiccicose. Per questo ormai se ne sono accorti in tanti. Anche i più distratti non hanno potuto fare a meno di notare quel liquido che scende dai pini, dove contemporaneamente il seccume avanza. Troppo marrone, troppi rami spogli, dove oramai si nota il prevalere delle pigne secche al posto dei rigogliosi ciuffi di aghi che spiccavano verdi fino a qualche mese fa. E si diffonde la consapevolezza che non si tratti di un fenomeno ordinario, magari accentuato dalla stagione estiva, ma che sia tutto conseguenza di un male serio e subdolo. Che non è più un mistero, ma ha un nome e un cognome precisi, TOUMEYELLA PARVICORNIS, con cui bisognerà prendere confidenza. Perché non sarà affatto facile liberarsene né riuscire a tenerla sotto controllo. E non sarà questione di giorni, settimane, mesi. Probabilmente ci vorranno anni, sperando che nel frattempo il bilancio della distruzione si mantenga ben lontano da quel 90 per cento di pini morti, che ha segnato la sua devastante infestazione alle Bahamas.
L’allarme è lanciato e si è già notevolmente diffuso, ma chi avrebbe dovuto raccoglierlo con tempestività, non ha dato finora segni di averlo recepito.
Anzi, da parte delle autorità locali l’indifferenza sembra essere proporzionale alla gravità del problema. Enormi entrambe. Ed è un problema nel problema, perché invece in questa fase sarebbe essenziale un forte iniziativa da parte delle amministrazioni locali. A cominciare dal Comune d’Ischia, visto che l’infestazione si sta manifestando prevalentemente nel suo territorio e colpisce per la gran parte il patrimonio arboreo pubblico, ovvero i pini della pineta dell’Arso e quelli che compongono le alberature stradali.
La mancanza di iniziativa del Comune più colpito rischia di avere ripercussioni pesanti sulla tempestività e l’efficacia delle iniziative da mettere in campo per tentare di rendere meno distruttivo l’impatto della Toumeyella sull’isola. Innanzitutto, da Ischia si dovrebbe provvedere con la massima urgenza ad INFORMARE IL SERVIZIO FITOSANITARIO REGIONALE (che tanto ha lavorato a Ischia peer l’emergenza Marchallina) CHE L’INFESTAZIONE E’ ARRIVATA ANCHE QUI. Allo stato, la mappa della presenza della “cocciniglia tartaruga” in Campania e l’elenco dei Comuni interessati NON COMPRENDE ISCHIA. Che, di conseguenza, E’ ESCLUSA DAL PIANO D’AZIONE già varato dalla Regione per combattere il fenomeno. E se non ci si entra, non si potrà usufruire degli strumenti, anche finanziari, per gli interventi possibili. Che non sono tanti, ma che non vanno trascurati.
E’ essenziale, data la carica distruttiva che la caratterizza, che si faccia il massimo per contrastare la diffusione della cocciniglia sull’isola. Vanno attivati, dunque, limiti, divieti e controlli come quelli sperimentati con la Marchallina, anzi potenziandoli e rendendoli più efficaci e efficienti di quanto non sia stato in quella precedente esperienza. BISOGNA INFORMARE I CITTADINI SUI RISCHI DELLA PROPAGAZIONE DELL’INSETTO, BLOCCARE TRASPORTI DI LEGNA INFESTATA, VIGILARE SUI LAVORI DI POTATURA NELLE ZONE GIA’ COLPITE E SU OGNI ATTIVITA’ COMPIUTA NELLE AREE VERDI DELL’ISOLA DA PARTE DI AZIENDE DELLA TERRAFERMA, CHE OPERANO NELLE ZONE “IMPESTATE” DI TOUMEYELLA TRA L’AREA FLEGREA E NAPOLI CITTA’.
Così come all’epoca della Marchallina hellenica si creò un cordone sanitario per evitare che da Ischia la “cocciniglia greca” fosse trasferita in terraferma, adesso bisogna fare l’operazione al contrario, per evitare di diffondere ulteriormente la “cocciniglia tartaruga” che è stata importata fin troppo velocemente a Ischia dal continente.
CI VORREBBE L’ASSOPINI…
All’epoca della Marchallina, le lentezze, dimenticanze, distrazioni degli enti coinvolti furono temperate dalla massiccia attività di informazione, proposta, sollecitazione, sprone, raccordo svolta dall’ASSOPINI. Che riuscì a mettere più volte attorno allo stesso tavolo rappresentanti dei Comuni (quello di Ischia in primis), della Regione a cominciare dal Servizio Fitosanitario, della Forestale, dell’Università di Napoli e di altri centri di ricerca impegnati nello studio di quella infestazione. Fu da quelle collaborazioni che nacquero il PROGETTO AENARIA, primo intervento nelle pinete falcidiate dalla malattia, il DECRETO DI LOTTA OBBLIGATORIA (ottenuto dal Ministero dell’Agricoltura), la “LEGGE REGIONALE PER I PINI D’ISCHIA” come fu chiamata e soprattutto i PROGETTI DI LOTTA INTEGRATA che hanno individuato e insediato a Ischia gli insetti capaci di contrastare naturalmente la Marchallina, grazie ai quali la cocciniglia greca è stata quasi completamente eradicata.
Ecco, per combattere la Toumeyella bisognerebbe recuperare quell’impostazione, quell’attivismo, quella spinta collettiva, quell’impegno. Ci vorrebbe anche l’Assopini. Che non c’è più. E così chi dovrebbe stare sveglio ed essere reattivo per dovere d’ufficio, può continuare a dormire. Mentre rischiamo di perdere, oggi più di ieri, le pinete simbolo dell’Isola Verde.