Sanità carente, quella “migrazione” di ore che ha svuotato i servizi sul territorio

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Foto Qui Ischia

Il blocco delle assunzioni ha colpito duro anche gli altri servizi, oltre all’ospedale. Gli ultimi anni hanno coinciso con un arretramento complessivo dell’offerta sanitaria sul territorio, con cui si misurano, soprattutto si scontrano, i bisogni quotidiani dell’utenza. In particolare quella isolana, perchè, secondo un copione arcinoto, le isole pagano un pegno ancora più duro per il fatto di essere, tra tutte, le sedi di lavoro meno appetibili e apprezzate. Motivo per cui il reclutamento resta particolarmente difficile e di esito incerto. E anche quando va a buon fine, rischia di trasformarsi nel tempo in un ulteriore elemento di criticità per il sistema. Un paradosso che ha letteralmente svuotato la maggior parte dei servizi, sempre meno adeguati rispetto alle esigenze, in alcuni casi anche crescenti, della popolazione che dovrebbero garantire.

Per anni non si sono potuti svolgere concorsi, per coprire i posti vuoti della specialistica ambulatoriale, ovvero per assumere i medici che operano nei vari ambulatori attivi sulla nostra isola e che dipendono dal Distretto sanitario. Si è tamponato a volte con delle borse di studio, per cercare di trasformare le  carenze in disastri, ma così com’è successo anche in ambito ospedaliero, è comunque venuta meno una percentuale significativa di professionisti. Spesso chi è andato in pensione o si è trasferito altrove, dunque, non ha potuto essere sostituto, in modo da poter continuare ad assicurare continuativamente i medesimi livelli di assistenza di prima.

Ma a rendere ancora più sfavorevole il consuntivo, è una regola che si applica solo sul territorio, nei contratti di specialistica ambulatoriale, e che proietta lontano nel tempo i suoi effetti negativi. Nel momento in cui viene reclutato, allo specialista vengono assegnate delle ore, per lo svolgimento del servizio al pubblico che gli viene assegnato. Ore che diventano una sua dote personale, che lo segue nei suoi spostamenti. E siccome – come al solito – chi partecipa a concorsi o assunzioni per posti a Ischia, lo fa solo perchè vi è costretto dalle circostanze, pronto a trasferirsi in terraferma alla prima occasione, in tutti questi casi si porta dietro anche le sue ore. Che vengono a mancare per i pazienti isolani.

Con questo meccanismo perverso, negli anni l’isola ha visto ridurre al lumicino non solo il personale medico necessario per far funzionare gli ambulatori e i servizi non ospedalieri, ma anche l’entità e la fruibilità dei servizi stessi. Così ore e ore, tra quelle che sarebbero dovute essere a disposizione degli ischitani, sono “emigrate” verso altre destinazioni, Napoli soprattutto, al seguito dei loro “titolari”. Con l’effetto di sguarnire progressivamente l’offerta, che infatti attualmente è in gran parte nettamente sottodimensionata rispetto ai bisogni della popolazione residente.

Un problema che non sarà risolto alla radice neppure se saranno riattivati, come ora si comincia assai timidamente a fare, i concorsi bloccati. Perché ogni volta che vi sarà un trasferimento, che è il destino inevitabile di ogni assunzione a Ischia – chi viene sull’isola è solo di passaggio – le ore di ambulatorio prenderanno anch’esse il volo, lasciando i pazienti “senza filippo e ‘u panar”.

Per sanare questa stortura, che penalizza le isole più di qualunque altra sede di lavoro e gli isolani- ancora un volta – rispetto agli abitanti della terraferma, basterebbe che le ore di ambulatorio fossero assegnate in dotazione al servizio, come sarebbe logico oltre che necessario, e non al medico specialista. Una svolta  urgente, per evitare il perpetuarsi del meccanismo attuale anche nei prossimi concorsi e cominciare a recuperare servizi e prestazioni in linea, anche a livello quantitativo, con i bisogni di una popolazione della consistenza di quella isolana di oggi. Se ne può cominciare a discutere con l’Asl?

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