Malcovati, Balsari, Gardella, protagonisti della rinascita delle terme di Ischia. Oltre Rizzoli

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Foto Qui Ischia

Nel tempo, sono rimasti in secondo piano non meno di quanto sia stata misconosciuta la loro opera sull’isola. Personalità di riconosciuto valore nei rispettivi campi, grandi professionisti apprezzati a livello nazionale e internazionale, il cui contributo andrebbe sottolineato come motivo di orgoglio per la propria storia recente da qualunque località avesse avuto la fortuna di annoverarli anche solo tra i suoi frequentatori. E invece la figura del commendator Angelo Rizzoli ha finito per oscurarli tutti. Un merito speciale, dunque, va riconosciuto all’iniziativa del Circolo Sadoul, nell’ambito della rassegna “Metamorphosis” curata da Salvatore Ronga con il Comune di Lacco Ameno, che per una sera, domenica scorsa, ha riacceso i riflettori su quei valentissimi collaboratori di Rizzoli. Con particolare riguardo per l’architetto IGNAZIO GARDELLA  e per il lavoro, soprattutto di progettazione, da lui compiuto sull’isola nei primi anni ’50.

A rendere ancora più interessante l’appuntamento, poi, è stato il valore aggiunto del luogo prescelto per la conferenza. Dopo essere stata per tutta l’estate perfetta cornice delle rappresentazioni teatrali ispirate ai testi classici che rimandano alle testimonianze dell’alba della Magna Grecia custodite nel Museo, Villa Arbusto, con la sua storia sempre importante attraverso i secoli, è stata anche presenza viva nel ricordo dell’epoca di Rizzoli e dell’attività di Gardella. Prima di diventare la residenza estiva e il “buen retiro” isolano del Commendatore, infatti, era stata oggetto di un progetto dell’architetto milanese per la realizzazione di una struttura alberghiera. Come ha spiegato l’architetta ILIA DELIZIA, nel tratteggiare quella che in una mostra al Pan di Milano fu definita “l’avventura di Gardella a Ischia”, che è stata sviluppata nei suoi vari aspetti e implicazioni dal professor FABIO MANGONE, docente di Storia dell’Architettura presso l’UnIversità Federico II di Napoli

 

MALCOVATI, IL PIONIERE DEL NUOVO TERMALISMO

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Foto Qui Ischia

A dare l’incipit al periodo che cambiò il futuro di Lacco Ameno e dell’isola fu PIERO MALCOVATI, che aveva cominciato a studiare gli effetti delle terapie termali in campo ginecologico fin dagli anni ’40 a Napoli, quando aveva scoperto e iniziato ad approfondire le proprietà delle sorgenti termali ischitane. Nel ’48, in occasione del Congresso di Idrologia e Climatologia, guidò sull’isola i colleghi, visitando anche le Terme Regina Isabella e di Santa Restituta, che versavano in condizioni di estremo degrado. Fu quella loro condizione, così stridente rispetto al valore delle acque, a suggerirgli l’idea di restituire dignità di stabilimenti termali a quelle strutture fatiscenti, di valorizzare scientificamente quel prezioso patrimonio naturale e curativo. E per affrontare questa impresa, tornato a Milano, cominciò a cercare il sostegno e la collaborazione di amici e conoscenti. Con alcuni di loro fondò la SOCIETA’ PITHECUSA, scegliendo un nome che all’epoca, qualche anno in anticipo rispetto alle grandi scoperte di Giorgio Buchner, era pressoché sconosciuto. Tra i soci vi era anche Balsari,  cugino di un architetto e ingegnere  affermato, che aveva già firmato opere importanti, considerate dei capolavori dell’architettura razionalista: Ignazio Gardella. Che fu invitato a Ischia, per progettare il recupero delle antiche terme Regina Isabella.

Quella a cui si accingevano Malcovati  e i suoi amici era un’impresa difficile. Come ha ben spiegato il professor Mangone, Ischia viveva un periodo di profondo declino, dopo essere stata nell’800 una delle principali stazioni termali italiane. Dopo il devastante terremoto dell’83, Casamicciola e Lacco non erano riuscite più a riprendersi a livello turistico, dunque economico. Mentre altri centri termali si sviluppavano in altre parti d’Italia, sull’isola sembrava che il tempo si fosse fermato e nei luoghi colpiti dalla catastrofe si viveva ancora nelle baracche e le terme erano abbandonate al degrado. Fu in quel contesto che fu chiesto a Gardella di recuperare lo stabilimento termale nel cuore di Lacco.  Dove si sarebbe dovuto puntare sull’utilizzo delle acque con finalità curative e secondo rigorosi metodi scientifici, privilegiando dunque l’aspetto terapeutico a quello della socialità della fruizione delle terme che invece era la strada seguita in altre località. E di questo indirizzo avrebbe dovuto tener conto il progettista, insieme alla scarsità delle risorse finanziarie disponibili, per cui avrebbe dovuto conservare il più possibile del preesistente, con la prospettiva, se le cose fossero andate bene, di un ampliamento successivo della struttura.

IL RECUPERO DELLE TERME DELLA REGINA ISABELLA

Data la collocazione dell’edificio originario, l’architetto dovette porsi il problema di come inserire le terme nello spazio della piazza, su cui insistevano le baracche del rione Genala, la chiesa di Santa Restituta che non aveva nulla di monumentale e l’attiguo Municipio. Fu così, che sebbene si trattasse di un’aggiunta solo ottocentesca e fosse dunque di gusto sorpassato, Gardella decise di conservare il COLONNATO sul fronte della piazza, di cui sarebbe stato l’unico elemento antico, dunque identitario;l’unica traccia di una memoria che il terremoto aveva cancellato e che non era stata più recuperata. E le imponenti colonne avrebbero fatto da quinta alla piazza, verso il mare. Una scelta che fu molto discussa e duramente criticata da esperti come Argan.

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Foto Qui Ischia

Per l’EDIFICIO DELLE TERME, Gardella ideò soluzioni moderne, da coniugare con il colonnato e con qualche altro elemento di antichità. Lo pensò di un’altezza non superiore a quella degli altri due edifici che rappresentavano i punti focali della piazza: la chiesa e il municipio. E con caratteristiche tali da preservare la privacy dei frequentatori e le esigenze di cura rispetto agli spazi per la socialità. Perciò i locali, semplici e essenziali come celle di monaci, prendevano luce dall’alto, avevano finestrature verticali e aperture a T che erano moderne e al tempo stesso non lasciavano visibilità dall’esterno. Grandi spazi erano riservati ai medici e vi erano lunghi corridoi inondati di luce, anch’essi in ossequio ai canoni della modernità. Spunti e ispirazioni dall’architettura scandinava, in particolare da ALVAR AALTO, che Gardella aveva a lungo studiato.

A sbloccare il progetto delle terme e a dare il via alla sua realizzazione senza i limiti di budget originari fu l’ingresso nell’impresa di ANGELO RIZZOLI.  Malcovati, che era medico di fiducia della moglie Anna, gli si era rivolto proponendogli di investire nella ricostruzione degli impianti termali sull’isola d’Ischia e il commendatore, pur convinto che non si trattasse di un affare, accettò di finanziare l’opera, per cui vennero meno le ristrettezze con cui lo stesso Gardella aveva dovuto fare i conti dall’inizio. E di lì a poco Rizzoli prese il controllo completo dell’operazione, mentre Malcovati mantenne la direzione scientifica delle terme.

INNAMORATI DI ISCHIA

Alla realizzazione dello stabilimento delle TERME DELLA REGINA ISABELLA, diretto da Gardella, partecipò nel ’53 l’architetta ELENA BALSARI, moglie del socio di Malcovati (questi l’aveva anche curata per un serio problema durante la gravidanza), che si trasferì a Ischia per seguire il cantiere per conto del progettista, che era a Milano. Innamorata dell’isola, la giovane professionista aveva da poco acquistato un antico edificio sulla collina di Soronzano, che aveva restaurato, occupandosi anche di reimpiantare un magnifico giardino. E fu lei, da amica di famiglia, ad indirizzare qualche anno dopo Piero Malcovati e la moglie Vera ad acquistare lo Scuopolo a Ischia Ponte, che poi, durante il restauro, si sarebbe scoperto essere la torre cinquecentesca edificata da don Orazio Tuttavilla. Altre pagine di storia ischitana, antica e più recente…

I PROGETTI DI GARDELLA E LA SVOLTA DI RIZZOLI

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Intanto Gardella sfornava progetti per ridisegnare il centro di Lacco Ameno. Quello della piazza, per cominciare. Immaginata con una piazza interna più piccola delimitata da un porticato con negozi, con la chiesa e il municipio elementi fondamentali del riassetto lungo un asse che sarebbe stato completato da un cinema, omaggio a Rizzoli e alla sua passione, ma anche centro di aggregazione per i residenti durante l’inverno e per i turisti d’estate. E poi i progetti di trasferimento del rione Genala, eliminando le baracche del terremoto, sostituite in una prima proposta da palazzine di 3/4 piani per viverci e anche affittarle d’estate ai turisti, poi soppiantate dall’idea di case basse, con ampi patii interni, e viuzze strette per creare un quartiere moderno  in stile mediterraneo. E ancora il progetto del grande albergo da costruire al posto della Villa Arbusto, che all’epoca del Duca d’Atri era stata una residenza per la villeggiatura con tanto di impianto termale.

Al contrario di quello delle terme, questi progetti rimasero tutti sulla carta. Rizzoli interruppe nel ’54 la collaborazione con Gardella, scegliendo altri tecnici e altri progetti per le opere da lui realizzate a Lacco Ameno. Il borgo che, grazie ai suoi investimenti e alle sue intuizioni, divenne in pochi anni un centro termale di primo piano e un riferimento del jet set internazionale. Che fece da apripista allo sviluppo turistico dell’intera isola, consentendole di recuperare velocemente le posizioni che aveva perduto tra il terremoto e la prima metà del ’900. Un periodo che ha cambiato il destino di Ischia. E che è bene oggi ricordare, studiare, approfondire. Insieme alle figure di quanti ne furono gli artefici. Oltre ad Angelo Rizzoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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