Anche a occhio, senza bisogno di una particolare preparazione tecnica, si capisce che sta messo male. Assai male. Minato dal basso, dall’azione continua delle onde, ma anche “sgarrupato” sulla superficie calpestabile: una vera groviera protesa sul mare. Una malattia che non si è manifestata oggi, ma che ha continuato ad aggravarsi anno dopo anno, senza che nessuno dei solerti pubblici amministratori ischitani si sia posto il problema dei necessari interventi di consolidamento e restauro. Un disinteresse inversamente proporzionale all’improvviso zelo con cui in municipio si sono ricordati del Pontile Aragonese, per architettarvi l’approdo per maxiyacht che dovrebbe essere la ciliegina sulla torta dei maxilavori del “made in Ischia”. Come al solito, novità costose, e non solo in termini economici, in luogo dell’ordinario negato, che manda in malore quello che già c’è.
E’ malridotto, il pontile, in ogni suo lato. Pieno di crepe, di buche e di buchi, con i piloni rosicchiati dal mare, segni inconfondibili di un’erosione oltre il livello di guardia. E non è un bel vedere, per una storica infrastruttura, per un elemento caratteristico del borgo, per uno dei punti più frequentati e fotografati di Ischia Ponte. Ma ancora in questi giorni è al centro dell’attenzione e del dibattito solo come supporto per la controversa opera che vi dovrebbe essere aggiunta. Con effetti, sulla resistenza e tenuta del già debole pontile, su cui nessuno si premura di interrogarsi, come se fosse una questione secondaria, se non addirittura ininfluente. Il che la dice lunga anche sull’approccio alla carlona alle numerose e complesse tematiche che si collegano all’eventuale approdo.
D’altra parte, il pontile è il prolungamento del piazzale Aragonese, che anch’esso non gode particolarmente di buona salute, specie a causa dei continui allagamenti che si verificano nella maggior parte dell’anno. Perchè la massa liquida è più alta, a prescindere dalle maree, e ad evidenziare il fenomeno è proprio il pontile, che dà un’immagine immediatamente comprensibile dei cambiamenti che sono intervenuti negli ultimi anni proprio nel livello del mare.
Ci vorrebbe un lavoro serio di restauro per il Pontile Aragonese. Solo dedicato alla sua salvaguardia, a tenerlo in piedi, per tutto quello che significa e rappresenta. Ma in municipio hanno altre priorità e non ci hanno pensato proprio, al vecchio ponte, valutandolo solo come pezzo utile per la nuova opera su cui si è concentrata tutta la premura. E l’attivismo tecnico di chi non ha fatto e non fa una piega davanti alle crepe del pontile e allo sfacelo del ben più imponente ponte che conduce al Castello. Un altro pezzo pregiato abbandonato al degrado, in condizioni precarie e pericolose per sanare le quali, in tanti anni, non si è mosso neppure un dito. E cin questo “sperpetuo” sotto agli occhi, pensano ai maxiyacht!