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Quei luoghi speciali da maneggiare con cura
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8 anni ago |
Foto Qui Ischia
Maneggiare con cura. Lo si legge sulle scatole che proteggono oggetti delicati durante i trasporti. Ma la stessa raccomandazione andrebbe fatta anche a proposito di luoghi speciali. E indirizzata a tutti coloro che vi hanno a che fare, per i più vari motivi, con le più diverse responsabilità, nei differenti ruoli. Inclusi quelli che hanno il privilegio, spesso non riconosciuto come tale, di abitarci o di esserne ospiti abituali per ragioni di lavoro o per l’assidua frequentazione. E senza trascurare, ovviamente, quanti hanno il compito di amministrarli e gestirli. Tutti dovrebbero contribuire, per la loro parte, a prendersene cura, dei luoghi speciali. Senza pretendere di trasformarli, stravolgerli, sottometterli alle proprie convenienze. Semplicemente, perchè ci sono posti di cui bisogna avere RISPETTO per ciò che sono, che sono stati e per ciò che rappresentano. E di cui bisogna prendersi cura con amore e dedizione per custodirne l’identità, la particolarità, la bellezza.
Luoghi dove bisogna avere il coraggio e l’intelligenza di non aggiungere, di non sovraccaricare, semmai di sottrarre e semplificare.
Ischia, intesa come isola, ha la fortuna di contare nel suo territorio diversi posti con queste caratteristiche. Una condizione di privilegio collettivo di cui bisognerebbe essere consapevoli, per agire di conseguenza. Consapevolezza che, purtroppo, non sembra molto diffusa. Tra i pubblici amministratori innanzitutto, ma neppure tra tanti cittadini che si distinguono per disinteresse, se non peggio, verso l’ambiente che li accoglie e - lui sì – li protegge.
Foto Qui Ischia
Tra questi luoghi speciali non può non essere annoverata ISCHIA PONTE. In blocco, dall’ingresso di via Seminario fino a quello del Castello Aragonese. Quello sì, senza se e senza ma, un luogo straordinario che è trattato come merita, grazie a chi ne è custode, pienamente cosciente delle proprie responsabilità nell’oggi e nel futuro, verso le generazioni che verranno. Purtroppo, non altrettanto si può dire del trattamento riservato al borgo sull’isola grande. Che negli anni è stato maltrattato e mortificato in tante, troppe occasioni. Soprattutto, quando si voleva far passare il messaggio che si stava facendo qualcosa di buono, mentre il più delle volte si stavano realizzando opere inutili o malfatte, che andavano nelle direzione opposta a quella che sarebbe stato opportuno perseguire.
Non meno mortificante è lo stato di abbandono in cui sono lasciati tanti spazi e la trascuratezza che impera quasi ovunque. Da anni. Uno sfregio gravissimo anche quello, a maggior ragione perchè si tratta dei “fondamentali” di ogni normale attività di gestione del territorio.Che in un territorio così pregevole andrebbe potenziata, invece di essere praticamente annullata.
Ecco, invece di porsi obiettivi fasulli e di investire in aggiunte maldestre, dall’impatto pesante e dalle conseguenze irreparabili, ci si sarebbe dovuti concentrare – e si potrebbe e dovrebbe ancora - su quei fondamentali, investire su di essi e garantirne la cura. Non episodica o temporanea, ma costante, che è l’unica condizione per cui possa essere veramente utile ed efficace. E in questo momento, ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, se ci si volesse impegnare in un serio e capillare “maquillage” nel borgo antico trascurato e maltrattato.
Ma no, queste “quisquilie” non interessano ai grandi strateghi che si attivano solo per progettoni in grado di catturare fondi per centinaia di migliaia di euro, meglio se per milioni. Ed ecco che ti tirano fuori dal cilindro altre opere, inutili ai più ma non ai pochi. Interventi “a prescindere”, per giustificare con un attivismo posticcio e inverosimile la questua per i voti, quando sarà il momento. E lo “sviluppo” economico è lo specchietto per le allodole ideale. Buono per giustificare ogni mancanza di rispetto verso il luogo che non ha bisogno di aggiunte. Uno schema vecchio, ammuffito, che ha già sperimentato il fallimento. Da smontare “ab origine”. Prima di ritrovarsi con qualche altro obbrobrio milionario progettato male e costruito peggio. Ne abbiamo già ereditati tanti, di lavoracci, ahinoi. Evitiamo di allungare la lista. E impariamo l’arte della sottrazione, quando la materia prima disponibile è già tanto sontuosa.