Al “Rizzoli”, i pazienti ricoverati in barella ci sono sempre…ma non si vedono

riz“Non ci sono più barelle nei corridoi”. In occasione dell’incontro dello scorso mese di settembre a Monteruscello con il Cudas Ischia, il direttore generale dell’Asl Na2 Nord, Antonio d’Amore, aveva presentato la novità con un pizzico d’orgoglio, rivendicandola come uno dei risultati raggiunti dopo che lui aveva verificato la situazione in via Fundera con visite reiterate e improvvise. E, in effetti, girando nei corridoi, in particolare della Medicina, le barelle con i malati sopra non s’incontrano più come prima. Ma siamo sicuri che il problema sia davvero risolto? Che a Lacco Ameno si sia riusciti a sanare una situazione difficile determinata dalle croniche carenze del presidio isolano?

Sarebbe stata una bella novità davvero, la scomparsa delle barelle come letti “volanti”, che sono il sintomo più evidente di un grave deficit strutturale e/o organizzativo in qualunque ospedale si verifichi, dunque anche al “Rizzoli”. Ma considerato che negli ultimi mesi non si sono aggiunti nuovi spazi alla capienza del presidio lacchese né la popolazione dell’isola è diminuita o si è improvvisamente risanata, riesce difficile immaginare che si sia risolto tutto in un batter d’ali. E infatti il PROBLEMA NON SI E’ RISOLTO, SI E’ SOLO SPOSTATO…

DAI CORRIDOI ALLE STANZE. Già, i ricoveri in barella al “Rizzoli” non sono finiti e i conseguenti disagi per i pazienti non sono stati annullati. Le barelle usate per necessità come letti non sono scomparse, sono state semplicemente spostate dove sono meno evidenti. O almeno dove è meno evidente l’inadeguatezza dell’ospedale, che è all’origine di quella situazione. Così, nel reparto di Medicina le barelle utilizzate come letti non vengono più collocate nei corridoi, ma vengono stipate nelle stanze di degenza, come se fossero effettivamente dei posti letto aggiuntivi.

Dal di fuori può sembrare anche una soluzione positiva, se non ottimale. Ma del classico uovo di Colombo per razionalizzare gli spazi limitati dell’ospedale isolano ha solo l’apparenza. Nella sostanza, si tratta di una SOLUZIONE FASULLA, che non risolve nessuno dei problemi legati al ricorso alle barelle per le degenze e, anzi, ne crea di nuovi dal punto di vista logistico.

Sempre per far fronte alla carenza di posti letto rispetto alle necessità dell’utenza, già nel periodo immediatamente successivo alla ristrutturazione dei primi anni Duemila si era cercato di ovviare aggiungendo un altro letto nelle camerate, inizialmente con soli 4 letti in dotazione. Dunque, la metratura  disponibile nelle stanze era già stata sfruttata per quel primo adeguamento, riducendo al minimo lo spazio rimasto libero tra un letto e l’altro. E infatti l’inserimento delle barelle, quando avviene, produce un INGOLFAMENTO che limita, se non elimina, lo spazio minimo vitale a beneficio degli altri pazienti, dei loro familiari e visitatori, del personale ospedaliero, che deve potersi muovere agevolmente tra i letti.  Così come dovrebbero potersi muovere anche i degenti che sono in condizioni di farlo e gli eventuali visitatori o i familiari che ottengono il permesso di stare al loro capezzale anche oltre l’orario di ricevimento.

E invece si è arrivati al punto che non c’è neppure lo spazio minimo tra un letto e l’altro, tanto che è difficoltosa anche la manovra per inserire le  barelle nelle stanze. Addirittura,  qualche giorno fa, per far passare una barella con malato, in piena notte, si è stati costretti a spostare i letti “regolari” fino a fuori, con comprensibili disagi per gli altri ricoverati. Insomma, una situazione da accampamento, che continua a creare problemi come e forse più di prima, quando le barelle erano relegate nei corridoi.

“Non ci sono più barelle”, ebbe a dire D’Amore. Magari fosse davvero così…ma, com’è noto, cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Non è spostando i “letti volanti” che si risolve il problema. Ci vuole ben altro che tirar fuori un uovo (presunto di Colombo) dal cilindro!

What Next?

Recent Articles