Così per qualche ora è tornato il tempo di Natale, anche per i “pulcini sperduti” senza una casa

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Foto Qui Ischia

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Un pomeriggio insieme. I “pulcini sperduti” di Villa Orizzonte, i residenti delle altre case famiglia isolane, i loro angeli custodi quotidiani e tanti amici che hanno risposto all’invito del CUDAS ISCHIA, che ha organizzato una festa di Natale. Con la musica, un buffet dolce e salato, i “pensierini” impacchettati di rosso lucido, i palloncini rosa sparsi sul pavimento e il piacere, semplice e spontaneo, della condivisione del tempo, di uno spazio, di affetto. Come accadeva regolarmente, fino a tre Natali fa, nella grande casa affacciata sull’orizzonte, che accoglieva parenti, amici, paesani nel salone appositamente addobbato dove si stava tutti insieme, a cantare, ballare, mangiare con semplicità e spensieratezza. Ora quella casa non c’è più. E, con essa, sono venute meno tutte le possibilità che una CASA VERA offre a chi la abita e a chi la frequenta in amicizia, che siano le festività natalizie o meno. Ma almeno per qualche ora, oggi, l’atmosfera perduta è stata recuperata, con l’allegria e la spensieratezza negate dal giorno infausto del luglio 2014, quando la famiglia della Sir fu sradicata dalla sua casa e consegnata ad una vita di provvisorietà e di instabilità istituzionalizzata.

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E’ stato un pomeriggio scacciapensieri. Goduto nella sua semplicità, nell’autenticità dei sentimenti, nel calore dell’accoglienza. Nella sala “Dafne” accogliente e colorata si è cantato con l’accompagnamento di NINNILLO e SALVATORE e si è ballato, con Elena ad aprire le danze, seguita dagli altri al centro della sala. Giovanni ha indossato il vestito rosso da Babbo Natale e ha distribuito i pacchetti con i cuori rossi glitterati da conservare per ricordo di una domenica in perfetto spirito natalizio. Di quelle che ti restano dentro, con il loro calore autentico e  spontaneo che nessuno può cancellare. Nemmeno quei dirigenti pubblici che si sono assunti la responsabilità di aver distrutto senza motivo la vita di persone che l’avevano da poco ritrovata e riconquistata, oltre ad un progetto di grande civiltà e valore sociale, ridotto in macerie con lucida e pervicace determinazione.

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Hanno gioito, oggi, gli uomini e le donne vittime di un cieco esercizio del potere che non si fa scrupolo di calpestare i diritti dei deboli. Hanno goduto di ogni istante grazie alla musica, che non possono più suonare nel loro alloggio odierno, ai canti che non hanno più spazio per preparare, ai dolci e stuzzichini, che non possono più cucinare perché non dispongono più neppure di una cucina nella loro sistemazione provvisoria, che non è una casa. Hanno gioito e apprezzato, senza dimenticare che al termine non sarebbero tornati a casa,  ma semplicemente nell’edificio dove dormono, che non merita la definizione di “casa” come tutti la intendiamo e come loro la vivevano, fino a tre Natali fa.

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Non si è potuta assicurare loro una nuova casa, una vera casa,

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per restituire loro la normalità quotidiana perduta. Quel miraggio possono concretarlo sono gli attuali dirigenti dell’Asl, a  RIPARAZIONE del danno provocato dai loro predecessori e delle ferite inferte a quelle anime delicate e impotenti. Ma almeno un pomeriggio di normalità familiare, di calore umano, di allegria non  glielo hanno potuto negare ai “pulcini sperduti”. E loro già immaginano la prossima: “Quando ne facciamo un’altra?”, è stato l’accompagnamento dei saluti calorosi alla fine. Domanda appropriata: ce ne sarà sicuramente un’altra di festa. Il Cudas e le persone che sono state presenti, che non hanno voluto mancare all’appuntamento, i tanti amici baranesi di sempre, quanti hanno dato il loro contributo di affetto e solidarietà (a cominciare dai proprietari della sala) non lasciano soli gli uomini e le donne che l’Asl ha abbandonato.

In attesa di riuscire a restituire loro una festa in una vera casa. La loro casa.

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