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Ischia racconta La medaglia d’oro a Saverio Cigliano, dall’”isola del tesoro” al top della vela mondiale
La medaglia d’oro a Saverio Cigliano, dall’”isola del tesoro” al top della vela mondiale
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8 anni ago |
Il riconoscimento ritirato ieri a Napoli, nella sede del Circolo Tennis Club, è legato alle due vittorie consecutive, nel 2013 e 2014, conquistate nel Campionato mondiale di Vela d’altura con due diverse barche. Ma la Medaglia d’Oro al Valore Atletico a SAVERIO CIGLIANO incornicia un curriculum sportivo di grande valore, anche a prescindere dalle due gare espressamente citate. Tanti altri risultati importanti hanno proiettato il velista ischitano ai vertici del suo sport a livello internazionale, anche se proprio per la particolarità della disciplina che pratica, le classiche definizioni sportive appaiono riduttive se applicate alla sua ormai lunga esperienza di navigazione. Iniziata da bambino, fino a diventare un tutt’uno con la sua vita in giro per il mondo, nei mari e negli oceani dove ha dimostrato ampiamente le doti marinaresche affinate nel suo – nostro – mare di casa.
All’origine di tutto c’è un profondo rapporto con il mare, che emerge in ogni commento, considerazione, riflessione su un’attività sportiva vissuta come un atto d’amore. “La passione per il mare la porto nel DNA”, è la sua semplice spiegazione di una propensione per cui è impossibile identificare un inizio preciso, giacchè l’ha provata da sempre. Ed è stata quella, alimentata da una solida tradizione di famiglia, a spingerlo da piccolo ad avvicinarsi alla vita, con naturalezza e spontaneità. “La mia scuola – dice – sono stati i miei zii, Enzo e Antonino Italiano. Con loro ho cominciato, seguendoli nelle regate che facevano non solo a Ischia. Ho pensato che potesse diventare più di un hobby quando mi sono trovato a dover affrontare il servizio militare. Sarei dovuto andare nell’esercito, ma scelsi la Marina, sebbene allora il periodo fosse più lungo di sei mesi, proprio con l’idea di dedicarmi alla vela a livello sportivo. E infatti entrai a far parte del gruppo sportivo della Marina militare”. L’esperienza decisiva per crescere e per capire cosa voleva davvero per il suo futuro: “Furono i ragazzi più grandi del gruppo, più avanti nella preparazione, a spronarmi a provare a realizzare il mio sogno di gareggiare a certi livelli. Non era facile inserirsi in un ambiente dove gli anglo-sassoni la fanno da padroni e riuscire ad entrare in squadre importanti. Ma le conoscenze e le frequentazioni fatte a Napoli furono decisive per permettermi di iniziare”.
Diversamente dagli altri velisti, Saverio non è passato per le classi olimpiche, con barche molto piccole, su cui si svolge di solito la gavetta di chi pratica il suo sport. Si è imbarcato, invece, sempre su barche grandi, con equipaggi misti “e sempre battenti bandiera italiana”, sottolinea con orgoglio. E con una barca italiana, l’unica che sia riuscita ad arrivare prima in una regata oceanica, ha vinto la SIDNEY-HOBART, una delle quattro “Blue water classics”. E ha gareggiato con ottimi risultati in due COPAS DEL REY, premiato da re Juan Carlos, grande appassionato di vela, che si stupì non poco di trovare per la seconda volta sul podio quel ragazzo che aveva già premiato. Secondo al FASTNET, regata da ben 600 miglia, e tra i primi anche alla MIDDLE SEA RACE, nel Mediterraneo. Ma lui tiene molto al CAMPIONATO EUROPEO vinto nel 2004 in Svezia, alle vittorie nei CAMPIONATI ITALIANI e alle 2 SWAN CUP fatte in Sardegna. Nel mare che cita di getto quando gli chiedi dove preferisca regatare: “E’ il mare più bello dove andare a vela, meglio che in Florida, ai Caraibi, in altre parti del Mediterraneo. Per il vento, ovviamente, che lì è ideale”. Le condizioni più difficili le associa, invece, con “il canale della Manica per le correnti e il Mar di Tasmania è senz’altro il più pericoloso in cui ho regatato. Ad un certo punto, ti avvertono che non potrai più contare su nessun supporto in caso di necessità, che se prosegui in caso di emergenza nessuno potrà venire in aiuto. E dal punto di vista psicologico è una situazione che fa un certo effetto”.
E il MARE DI ISCHIA? Sorride nel rispondere: “Ne sono innamorato, questa per me è l’isola del tesoro. Ci torno in vacanza, ci esco a pescare, anche a fare surf. E’ un mare bellissimo, tra i più belli al mondo. Ma per regatare non ci sono le condizioni di vento più adatte e neppure la logistica si presta”. Se Ischia gli ha regalato l’amore per il mare e il primo contatto con la vela, per la carriera sportiva non gli è stata utile, anzi ha rischiato di risultarne penalizzato: “Per un isolano – spiega – è difficile inserirsi, gli armatori importanti sono tutti al nord in Italia, dove ci sono risorse per uno sport che richiede investimenti importanti”. Perciò Saverio, come altri isolani affermati nella vela, è dovuto andare altrove per seguire la sua strada. “Ma mi piacerebbe tornare per creare un’accademia della vela a Ischia, per dare la possibilità ai ragazzi di cominciare in questo sport e di prepararsi per praticarlo ad alti livelli”.
Un’idea da realizzare quando avrà qualche anno in più e meno impegni agonistici come quelli che lo attendono anche nella prossima, impegnativa stagione. In cui non ci sarà spazio, ancora una volta, per il giro del mondo a tappe: “Sette anni fa c’ero andato vicino – racconta – con Soldini e Pietro d’Alì che stavano organizzando l’equipaggio, ma poi sono venuti meno degli sponsor e il progetto non si è più realizzato. E adesso che ho una figlia piccola, ci penserei prima di imbarcarmi in un’impresa che mi terrebbe lontano per un periodo tanto lungo. Ma resta il mio sogno nel cassetto”. Gli impegni importanti, comunque, non mancheranno. Dopo il periodo di allenamento all’Argentario fino a marzo, Saverio Cigliano riprenderà il ciclo delle competizioni con barche grandi e veloci: “mi piace andare veloce” dice. Un calendario fitto di impegni, con traguardi da raggiungere, prove da superare, sfide da vincere. Venti e correnti da sfruttare. In compagnia del mare.