Il cambiamento di rotta è stato netto. Imprevedibile e inaspettato. Tanto da lasciare spiazzati quanti facevano affidamento proprio sull’organo dello Stato preposto alla tutela dei beni culturali e ambientali per salvare quanto resta dell’isolotto di Marco Aurelio e per difendere quella meraviglia che è il porto di Ischia da un orribile mostro di cemento armato. E quello stupore, o meglio, quella “desolazione” come vi viene definita, è stata esplicitata nero su bianco qualche giorno fa, in una NOTA che il CENTRO STUDI SULL’ISOLA D’ISCHIA ha inviato a Roma, al ministro dei Beni Culturali e Ambientali FRANCESCHINI e direttore generale dello stesso dicastero, alla Direzione regionale dei Beni culturali e paesaggistici della Campania, al Presidente e alla Giunta regionale Settore Demanio Marittimo, al Direttore del Comparto marittimo di Napoli e al Sindaco d’Ischia. Ovvero tutte le autorità interessate - e a vario titolo e livello responsabili - alle decisioni che potrebbero preservare o stravolgere in modo forse irreversibile un capolavoro della natura e dell’opera dell’uomo quale è il bacino borbonico già Lago de’ Bagni.
La lettera del Centro Studi fa riferimento alle prese di posizione della Sovrintendenza nella questione dello smantellamento dei due pontili anni ’90 nel porto di Ischia e della costruzione di un nuovo approdo in cemento armato con uffici e servizi sovrastanti. Il primo intervento dell’organo di tutela risale al febbraio del 2015, dopo che nell’ottobre 2014 il Centro Studi aveva scritto al PPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, per esporgli la situazione nel porto, che metteva seriamente in pericolo quanto restava dell’antico isolotto nel lago citato in uno scambio epistolare tra il giovane Marco Aurelio destinato a diventare imperatore e il suo precettore Frontone. Con il Presidente, il sodalizio ischitano lamentava proprio la scarsa attenzione al problema da parte del Ministero dei Beni culturali e della locale Sovrintendenza, che non aveva giudicato positivamente la richiesta del Centro Studi alla Capitaneria di procedere ad una verifica subacquea delle condiizioni strutturali del cosiddetto “TONDO”. A seguito della segnalazione al Presidente, nel febbraio 2015 era arrivata una risposta ufficiale del Ministero che dava conto della risposta negativa della Sovrintendenza al controllo subacqueo.
In quello stesso scritto, tuttavia, l’ente di Palazzo reale informava di approvato il progetto del Demanio Marittimo per lo smantellamento dei due Pontili Italia ’90 e per la ricostruzione solo di quello del Redentore, motivando che “quest’intervento, tra l’altro, oltre a MIGLIORARE LE ATTUALI CONDIZIONI DI DEGRADO DEL PAESAGGIO PORTUALE e dell’intero ambiente circostante, FINALMENTE LASCERA’ LIBERO IL COSIDDETTO ISOLOTTO DI MARCO AURELIO”. Nel ricordare quella decisione, quest’ultima lettera del Centro Studi rimarca come quella presa di posizione della Sovrintendenza fosse stata accolta con uno sospiro di sollievo, perchè finalmente era arrivata la rassicurazione che la vita delle “orribili struutture era solo questione di tempo”.
Niente di più sbagliato, però. “E’ la stessa Sovrintendenza – si legge nella nota del 28 novembre scorso – a sovvertire le carte in tavola e peggio ancora i VALORI CULTURALI”.
Il cambio di rotta risale all’8 luglio scorso, quando lo stesso organo di tutela espresse PARERE FAVOREVOLE all’istanza di AUTORIZZAZIONE PAESISTICA al progetto del Demanio marittimo, modificato così come richiesto dal Comune d’Ischia con la delibera 33 del 2013 con cui il CONSIGLIO COMUNALE proponeva di ricostruire il nuovo pontile con tutti gli annessi e connessi non più al Redentore, ma AL POSTO DEL famigerato PONTILE DEL TONDO. Proprio quello che mesi prima annunciava che finalmente sarebbe stato liberato!
Per la cronaca, nel testo dell’autorizzazione della Sovrintendenza al pontile spostato al “Tondo” si legge, tra l’altro: “ritenuto che la situazione attuale determina un grave danno per l’immagine e il decoro urbano e mette in pericolo la pubblica e privata incolumità…considerato di poter CONDIVIDERE la proposta pervenuta in quanto l’intervento proposto NON DETERMINA ALTERAZIONI SIGNIFICATIVE AL PAESAGGIO CIRCOSTANTE”. Della serie: visto da Napoli, il paesaggio ischitano dev’essere diverso da quello che vi vede a Ischia…Ma tant’è.
Rispetto a questa decisione della Sovrintendenza di Napoli, il Centro Studi ha scritto al Ministero: “Ci sia consentito esprimere la nostra desolazione per il COMPORTAMENTO INCOMPRENSIBILMENTE CONTRADDITTORIO dell’Ufficio ministeriale di Napoli e se non si ritenga intervenire con un provvedimento di REVOCA in autotutela dell’ignobile PARERE FAVOREVOLE che mortifica il prezioso brano di storia custodito da 20 secoli nel porto d’Ischia”.
Insomma, si è sollecitato un intervento quanto meno chiarificatore del Ministero dinnanzi alla diversa valutazione fornita dalla sua articolazione territoriale su un’opera che, vista da Ischia, avrebbe certamente un grande impatto sul Tondo, che è un bene culturale della cui tutela a Napoli dovrebbero preoccuparsi.. Vedremo se e quando arriverà la risposta del MIBACT. Con la speranza che non contribuisca a deturpare un paesaggio unico, da preservare assolutamente dal mostro di cemento armato.