Lontana, in tutti i sensi…- Foto Qui ischia
La questione immigrazione sembra destinata, purtroppo, a tirar fuori il peggio anche da chi non ti aspetteresti, non foss’altro che per l’istituzione che rappresenta. Nello specifico il SINDACO DI CAPRI, Gianni De Martino, che in una intervista al quotidiano “Il Giorno” si è lasciato andare (per essere delicati) a dichiarazioni decisamente improvvide: “Meglio dirottarli in hotel a Ischia”, Un approccio ad un tema serio, importante e anche doloroso gestito secondo la più deteriore logica del “non nel mio giardino”, che è certamente utile a conquistare facile consenso tra i propri elettori, specie in un fazzoletto di terra come l’Isola Azzurra, ma che mal si concilia con il senso di responsabilità che dovrebbe animare sempre le azioni e anche le riflessioni – esternazioni pubbliche comprese – di chiunque e a qualunque livello gestisca la cosa pubblica.
Inevitabile, vista la incredibile e provocatoria chiamata in causa di Ischia da parte del primo cittadino caprese, che il suo omologo ischitano abbia, a sua volta, diramato un comunicato con una dichiarazione sull’argomento, peraltro molto conciliante e senza alcuna ombra di (facile) polemica. “La complessa problematica dei migranti – ha commentato il SINDACO DI ISCHIA, Giosi Ferrandino – non può essere ridotta a una strumentale polemica tra Capri e Ischia: merita invece ampie riflessioni di carattere internazionale, con l’Italia che sin qui è stata ampiamente disponibile all’accoglienza, a dispetto di una sempre più manifesta incapacità dell’Unione Europea”. “Al netto dell’uscita infelice del sindaco di Capri – ha proseguito Ferrandino – auspico che la Prefettura tenga conto, in sede di distribuzione dei flussi di migranti, delle peculiarità dei singoli comuni, in particolare di quelli dalla forte vocazione turistica”. Ed è facile prevedere che questa sarà la linea che il Sindaco di Ischia seguirà nell’annunciata prossima convocazione, nella sede della Prefettura di Napoli.
In tema di accoglienza di esseri umani costretti a lasciare i propri Paesi di origine come fino almeno alla metà del secolo scorso toccò anche a tantissimi isolani, verso il resto d’Europa e tutti gli altri continenti (dalle Americhe al Nord Africa, all’Australia), la nostra isola sta già dando una PROVA DI GRANDE MATURITA’ E CIVILTA’. E tutto grazie all’impegno della DIOCESI DI ISCHIA, che dalla scorsa estate ha accolto una famiglia di esuli siriani, cinque persone rimaste senza casa, lavoro e prospettive a causa della guerra, arrivate in Italia attraverso il corridoio umanitario attivato dalla Comunità di Sant’Egidio unitamente ad altre comunità cristiane. Due genitori con i loro giovani figli che stanno cercando di integrarsi nella nostra realtà con grande dignità e riconoscenza. Come i sei ragazzi della Costa d’Avorio e del Mali, che sono stati accolti anch’essi dalla chiesa ischitana intesa come comunità, visto che il supporto a questi migranti è tutto su base volontaria e registra l’impegno quotidiano di tanti cittadini, che hanno colto l’opportunità di dare concretezza all’invito di PAPA GIOVANNI PAOLO II, risuonato il 5 maggio 2002 sul piazzale Aragonese, davanti alla moltitudine degli ischitani: “ISCHIA, ASCOLTA, ACCOGLI, AMA!” . E vale la pena sottolineare che si tratta di un aiuto e di un’accoglienza che non grava in nessun modo sul bilancio dello Stato, visto che per scelta del Vescovo Lagnese si è deciso dall’inizio di RINUNCIARE A QUALUNQUE CONTRIBUTO STATALE.