Ognuno di noi ha una casa del cuore. Quella a cui sono legati i ricordi della famiglia, i momenti sereni, attimi di felicità. Quella da cui le vicende della vita possono allontanarti, ma che resta un riferimento emotivo che non si può cancellare. Tanto più se il distacco è stato doloroso, imposto dunque subito, traumatico. Come in una giornata di luglio del 2014, quando dieci persone furono portate via con la scusa di una passeggiata da quella che per diciassette anni era stata la loro casa. Dove un gruppo di sconosciuti era diventato una famiglia, che vi aveva ritrovato una dimensione di umanità a lungo perduta, insieme a relazioni, condivisioni e ad una condizione di serenità. Finalmente. Due anni e mezzo dopo, quella ferita è ancora tristemente attuale. E a tenerla aperta è il confronto quotidiano, continuo, tra la casa perduta e la sistemazione “provvisoria” in un ambiente che resta estraneo, che non ha nulla per diventare familiare, perché manca dei requisiti fondamentali per poter essere percepito come una nuova casa.
E’ il passaggio dalla casa di Villa Orizzonte alle stanze di Villa Osiride. Dalla Sir casa-famiglia ai “pulcini sperduti”, costretti a rinunciare alla casa del cuore e anche alla serena e rassicurante quotidianità che vi si accompagnava.
Una dimensione mortificata anche dalla perdita dei componenti della famiglia che sono stati trasferiti in terraferma e che in qualche caso vi hanno concluso la loro vita. Soli e lontani dai loro affetti e da chi li aveva accompagnati e seguiti nel loro percorso di riscatto e di rinascita a Ischia.
Un disastro della sanità pubblica ridotta in macerie, colpevolmente, dall’incapacità di dirigenti che hanno mandato in frantumi, in pochi mesi, un progetto terapeutico fiorito in diciassette anni di impegno serio e coscienzioso. Un fallimento dell’intera comunità isolana, che non è riuscita a salvaguardare fino in fondo quell’esperienza e a riottenerne finora il ripristino. da parte delle autorità preposte a garantire servizi adeguati ai bisogni delle popolazioni. Una responsabilità enorme delle autorità che, preposte a garantire servizi adeguati ai bisogni reali delle popolazioni, se ne stanno infischiando della ricostruzione della salute mentale sull’isola.
In questo quadro complessivamente oscuro si sono registrate tuttavia varie iniziative di vicinanza, solidarietà, affetto nei confronti dei “pulcini sperduti”, nel tentativo di tornare ad offrire loro qualche momento sereno e rassicurante. E di sicuro nelle intenzioni perseguivano questo obiettivo anche le due FESTE organizzate negli ultimi tempi a VILLA ORIZZONTE, a cui hanno partecipato gli ex residenti della Sir baranese ancora presenti sull’isola. Ma proprio per questi trascorsi, la scelta di quella specifica “location” presenta forti CONTROINDICAZIONI.
Tornare nella casa del cuore per qualche ora, da visitatori di passaggio, per poi doversene andare a sera e ritrovarsi nelle stanze anonime ed estranee dove dormono adesso, non deve essere cosa un’esperienza facile per i “pulcini sperduti”, con il loro carico di ricordi, di emozioni e di paure. E’ veramente un piacere, per loro, ritrovarsi tra le mura familiari in cui hanno trascorso 17 anni felici delle loro vite e poi doverle ancora lasciare, ogni volta come in quel pomeriggio di luglio del 2014 che tanto li ha segnati?
Chiunque, in una situazione simile, si troverebbe a fare i conti con un impatto emotivo pesante, con ferite non ancora rimarginate, con il dolore ancora vivo dello sradicamento subito. Si può pensare che per gli ex residenti di Villa Orizzonte non sia così, che per loro questi ritorni pure ravvicinati non siano troppo evocatori e, dunque, dolorosi? Con quale spirito vivono questi momenti e con quale animo, la sera, lasciano la “loro” casa, osservando il cancello che si chiude di nuovo alle loro spalle?
L’anno che si è appena aperto ci interroga ancora tutti sulla gigantesca ingiustizia che ha sconvolto le vite degli ex abitanti della Sir. E sul debito morale che l’intera comunità ha contratto nei confronti dei “pulcini sperduti”. Che meritano di riavere una CASA VERA, con spazi comuni in cui trascorrere il tempo e ricevere gli amici, con una cucina in cui prepararsi dei pasti decenti, magari pure con uno spazio esterno e la vista di un angolo di mare. E’ su questo obiettivo che vanno concentrati tutti gli sforzi e le energie, nei prossimi mesi: RIDARE UNA CASA AI PULCINI SPERDUTI. E nel frattempo, forse, è il caso di preservarli dal peso dei ricordi e dal ripetersi del trauma del distacco da Villa Orizzonte. La casa del cuore sconsideramente negata.