Regno di Nettuno, un gran polverone per il nuovo Cda del Consorzio, ma cosa è cambiato?

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Foto Qui Ischia

Un gran polverone sollevato dal nulla. Sembra un destino ineludibile. Che ha segnato l’Area Marina Protetta delle Isole Flegree per tanto tempo, ancora prima della sua istituzione, e che in questo suo (quasi) decimo anno di vita continua ad essere una costante. Tanto clamore da far pensare che siano intervenuti chissà quali fatti risolutivi mentre tutto è rimasto fermo, che siano sopraggiunti chissà quali cambiamenti mentre lo stato dell’arte è sempre lo stesso. E non potrebbe essere altrimenti, visto che le cause che hanno originato la semiparalisi attuale non sono state superate. E che, soprattutto, gli artefici della debacle sono ancora al loro posto e non risulta che abbiano fatto la minima riflessione critica (diciamo così…) sul loro ruolo in questa vicenda né tanto meno sui loro errori, semmai il contrario. D’altra parte, conoscendo i nostri Sindaci ci sarebbe da stupirsi del contrario.

Nei giorni scorsi, ad un tratto dopo mesi di silenzio, come capita ciclicamente, l’Area Marina è tornata al centro dell’attenzione mediatica e sui social. Parole, commenti, dibattiti e luoghi comuni (quello sul “carrozzone mangiasoldi” su tutti) come accompagnamento alla nomina da parte dei Sindaci delle isole di Ischia e Procida di un NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE del Consorzio intercomunale di gestione, che non gestisce più nulla da quando il “Regno di Nettuno” è stato commissariato dal Ministero dell’Ambiente. E dunque, se fino a due anni fa la nomina del Cda era una novità importante, perchè si trattava di un organo dell’ente gestore che incideva concretamente nella realtà dell’AMP, ora si tratta di una mera formalità.

Formalità necessaria per portare a buon fine un passaggio prodromico a qualunque tentativo di riportare la gestione dell’Area ai Comuni delle due isole interessate. Già, perchè fu il precedente Cda a promuovere il ricorso avverso il decreto con cui il Ministero il 17 aprile 2015 aveva revocato l’affidamento provvisorio della gestione al Consorzio dei Comuni, per trasferirlo alla Capitaneria di Porto di Napoli, in qualità di commissario. E siccome il dicastero di viale Cristoforo Colombo ha posto, come pregiudiziale per riavviare un dialogo con le amministrazioni, il RITIRO DEL RICORSO, è evidente che c’è bisogno di un Cda funzionante per potervi provvedere.  E sarà questa la “pratica” che dovrà essere evasa del Consiglio appena insediato, che per il resto non ha alcun potere sul Regno.

Quest’ultimo è ancora sotto il controllo e la gestione commissariale della Capitaneria di Napoli, che si sta avvalendo sul campo della consolidata esperienza e della professionalità del direttore dell’Area Marina di Punta Campanella, ANTONINO MICCIO, il quale sta faticosamente cercando di garantire un minimo di vitalità al Regno di Nettuno, che peraltro era già fermo, bloccato sull’elettroencefalogramma piatto ben prima che a Roma si decidesse di estromettere i Comuni.

Quello che i nostri amministratori isolani oggi fanno finta di aver dimenticato è che proprio quell’immobilismo prolungato nel tempo ha costretto il Ministero ad assumere una decisione tanto drastica e dura. E anche piuttosto rara nella storia delle AMP italiane. Come, del resto, è inconsueta la pessima riuscita della gestione intercomunale tra Ischia e Procida, visto che nel resto d’Italia (compresi molti parchi marini insulari) i Comuni hanno offerto ben altri esempi di efficienza ed efficacia nella gestione delle aree protette a loro affidate.

In nessun’altra realtà, d’altronde, si è creato un PASTICCIO come quello che erano riusciti a produrre negli anni passati i sette Comuni di Ischia e Procida, anche per effetto di un regolamento del Consorzio, modificato rispetto alla versione originaria, che prevedeva incarichi e ruoli non esistenti in nessun altro parco marino, compresa una duplicazione delle funzioni direttive anch’essa assolutamente inedita. Anche perché, secondo la normativa vigente, ogni Area Marina ha un direttore che è nominato dal Ministero dopo un concorso pubblico e che ha, tra l’altro, il compito di garantire il rispetto dei regolamenti con cui il Ministero stesso regola il funzionamento e le attività nel parco marino di sua proprietà e competenza. Non a caso, il direttore è l’unico dipendente consentito all’Area Marina e viene stipendiato da Roma. Ma rispetto a questa organizzazione stabilita a livello nazionale, ischitani (soprattutto) e procidani ad un certo punto si erano inventati, attraverso apposite modifiche al Regolamento del Consorzio, di nominare un altro direttore. Una sovrapposizione che è stata tra le cause della PARALISI CHE HA BLOCCATO LA CRESCITA DEL REGNO PROPRIO QUANDO AVREBBE DOVUTO COMINCIARE A PRODURRE I SUOI EFFETTI PIU’ UTILI PER IL MARE E  PER LE COMUNITA’ ISOLANE.

Uno stallo più volte segnalato dal Ministero, che aveva anche sollecitato i Comuni e il loro Consorzio a rilanciare l’attività del Regno, che addirittura per anni non era riuscito neppure a spendere i fondi assegnati. E solo dinnanzi all’incapacità dimostrata di riprendere il cammino, Roma si era vista costretta a procedere al commissariamento, destituendo i gestori non all’altezza. Senza che questi si rendessero minimamente conto del loro fallimento, tanto dal fare ricorso contro il decreto ministeriale e dal lamentarsi dello SPODESTAMENTO DEI “TERRITORI”. Come è avvenuto anche di recente, proprio a Ischia, durante il Convegno nazionale sulle AMP, alla presenza della dirigente del Ministero MARIA CARMELA GIARRATANO, che invece era sembrata piuttosto disponibile al dialogo. Ovviamente, dopo aver tolto di mezzo quel ricorso che pesava e ancora come un macigno su ogni ipotesi di ripresa di una collaborazione. E di risolvere questo problema dovrebbe farsi carico il neonato Cda.

Quando – e se – si ritirerà il ricorso e se riprenderà un confronto diretto tra le amministrazioni locali e il Ministero, allora vi sarà qualcosa di serio e di concreto di cui parlare, su cui confrontarsi e anche dibattere rispetto al futuro del “Regno di Nettuno”. Che aspetta una svolta vera, non chiacchiere. Di fumo inutile se n’è già fatto tanto. Solo quello, purtroppo. E i risultati, pessimi, li stiamo scontando tutti.

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