Con tutti i guai della sanità sull’isola, si preoccupano dei condizionatori dell’ex Maternità!

Non si finisce davvero  mai di stupirsi, a Ischia. Specialmente quando i politici nostrani si “occupano” di sanità. Che sono casi rari, per la verità, nonostante i buoni motivi non mancherebbero, anzi. Ma se poi, tra queste rarità, vengono privilegiate anche situazioni a dir poco marginali, lo stupore non può che crescere. Mentre suggerisce l’ennesima, amara considerazione sulla strana percezione che dei problemi reali del paese e dell’isola hanno i nostri distratti amministratori pubblici.

Senza andare troppo indietro nel tempo e senza rinvangare le cronicità di cui soffre la sanità sull’isola, anche  solo fermandosi alle vicende più recenti, si deve prendere atto dell’impegno a dir poco scarso della classe politica isolana. Complessivamente, negli ultimi mesi, essa ha speso più tempo per negare i problemi, minimizzare le difficoltà e rassicurare sull’inconsistenza di preoccupazioni assolutamente fondate che a cercare di porre rimedio alle criticità accertate ed evidenti con cui devono misurarsi ogni giorno utenti e addetti ai lavori. Una capacità di astrazione dalla realtà tanto  significativa quanto la contemporanea incapacità di una lettura delle esigenze primarie della comunità. Perlopiù misconosciute o disattese.

Dalle macerie della Salute mentale, a cui hanno assistito in assordante silenzio, al “mistero” del futuro dell’Utic, dalle carenze di personale alle difficoltà di reclutamento perché le isole non sono sedi di lavoro apprezzate, dalle inefficienze ospedaliere alle dotazioni inadeguate di servizi, fino al fiorire di barelle nel fine settimana e a condizioni igieniche a dir poco discutibili per le invasioni di insetti nei reparti. Per non parlare del riconoscimento delle esigenze peculiari delle comunità isolane e della loro marginalizzazione nell’ambito dell’attuale assetto aziendale come del vuoto di rappresentanza delle isole in seno alla grande Asl dal baricentro sempre più spostato verso l’interno della sua vastissima area di competenza.

Su tutto questo non si sono registrate prese di posizione nette, determinate, tanto meno perentorie e ultimative neppure nei momenti più critici. Come sarebbe stato auspicabile formalmente e magari utile anche nella sostanza, quanto meno per richiamare con forza gli interlocutori istituzionali e amministrativi ai vari livelli, dal commissario Polimeni alla Regione fino alla dirigenza dell’Asl Na2 Nord.

Ma ecco che con tutta questa carne al fuoco, il sindaco d’Ischia ha ritenuto di dover intervenire con forza (inusuale) nei confronti dell’Asl, sollecitando un’azione ad horas, per spegnere i condizionatori eccessivamente rumorosi sul tetto della sede del Distretto di via Alfredo De Luca! Certo, che il METRO DI VALUTAZIONE che usano in Comune per decidere se e in quali circostanze prendere posizione è ben STRANO. E ben poco comprensibile. Della serie: ci si allarma per un topolino e non ci si accorge di un elefante. Ma come si fa?!

Tra l’altro, risulta a Qui Ischia che quegli apparecchi servono a riscaldare anche l’area dell’edificio dell’ex Maternità utilizzata per la DIALISI. E siccome le sedute iniziano la mattina presto, è necessario che gli ambienti, all’arrivo dei pazienti, siano già riscaldati. Non si possono certamente esporre al freddo, specie considerate le temperature inusualmente basse dei giorni scorsi, delle persone che frequentano regolarmente quegli spazi  per un’operazione tanto lunga e delicata come la dialisi. Ma di questo aspetto l’ordinanza sindacale non si fa carico, non lo prende neppure in considerazione, benché sia l’elemento determinante in questa incredibile vicenda.  Per quale motivo? Sulla base di quale logica rispetto all’interesse generale della comunità isolana? Ma com’è possibile…

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