Gli infermieri del “Rizzoli” in assemblea denunciano le condizioni disastrose del presidio isolano

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Foto Qui Ischia

E’ accaduto qualche notte fa, in Medicina, con il reparto come al solito pieno, barelle nei corridoi comprese. E con due soli infermieri di turno a badare a tutto, come è diventata la regola ormai. Uno dei due si è sentito male, ha dovuto interrompere il lavoro e l’altro lo ha soccorso e se ne è preso cura. E poi si è dovuto cercare un sostituto, che è stata una vera e propria impresa. E pure dall’esito niente affatto scontato, per come vanno le cose al “Rizzoli”. C’è voluta un’ora buona per risolvere il problema, mentre nel reparto i campanelli dei pazienti suonavano senza risposta. Un’emergenza – può capitare – che nell’emergenza generale in cui versa stabilmente, l’ospedale isolano non si può permettere. Neppure per pochi minuti, tanto precari, delicati ed effimeri sono gli equilibri nei vari reparti. Ciò che è emerso con chiarezza durante l’assemblea del personale infermieristico svoltasi stamattina in via Fundera.

Nella limitatezza di spazi che è un’altra piaga cronica del presidio isolano, non c’è neppure una sala dove si possano svolgere riunioni. Tanto che per consentire lo svolgimento dell’assemblea convocata da CGIL -CISL-UIL, ci si è dovuti stringere nell’ufficio messo a disposizione dal direttore sanitario, LUIGI CAPUANO, che ha anche assistito e partecipato ad una parte dell’incontro. Durante il quale, presente una delegazione del CUDAS ISCHIA con la presidente GIANNA NAPOLEONE,  è venuta fuori la nuda verità di un ospedale carico di problemi, deficienze e criticità. Nulla di nuovo, purtroppo, perchè è una situazione vecchia e consolidata nella sua gravità, che semmai continua a peggiorare. Nell’indifferente mancanza d’iniziativa di chi dovrebbe porre rimedio a certe situazioni, invece di minimizzarle, se non addirittura di negarle.

L’assemblea ischitana è arrivata dopo quelle che si sono tenute negli ospedali dell’Asl N2 Nord in terraferma. Anche lì non sono rose e fiori, tutt’altro, ché gli ultimi anni disastrosi della sanità campana hanno lasciato ferite profonde ovunque. E i rappresentanti sindacali – GIUSEPPE ESPOSITO della Cisl, ERNESTO VIOLA della Cgil e CIRO CHIETTI della Uil – lo hanno detto a chiare lettere, sottolineando anche le difficoltà legate ai limiti alla contrattazione introdotti dalla legge Brunetta, la cui imminente revisione restituirà un ruolo al confronto e alla concertazione. Un atteso passo avanti rispetto al braccio di ferro con la dirigenza dell’Asl per il FONDO DI INCENTIVAZIONE, di cui è stata recuperata in extremis, dopo 6 giorni di occupazione della sede di Frattamaggiore, una quota di 500mila euro, che ripartita tra tutti gli infermieri corrisponde comunque ad una cifra inferiore a quella precedentemente percepita. E, nonostante le lamentele che non sono mancate neppure  a Ischia, è stato puntualizzato che non vi sono possibilità di tornare alle somme originarie.

Fin dall’avvio del dialogo con i partecipanti all’assemblea, i sindacalisti avevano parlato dei “DISAGI” con cui si misurano i LAVORATORI  DELL’OSPEDALE ISOLANO. Un nervo scoperto. Che ha dato il via al lungo “cahier des doléances” dei presenti, pronti a denunciare,  a tratti anche con veemenza, le difficoltà particolari che affrontano  ogni giorno lavorando a Ischia. “NON CI POTETE METTERE SULLO STESSO PIANO DEI COLLEGHI DELLA TERRAFERMA”, sono sbottati, CONTESTANDO che si pratichi LO STESSO TRATTAMENTO, tra chi lavora sull’isola e chi lavora in terraferma.

Ancora una volta, le testimonianze hanno evidenziato le condizioni particolarmente penalizzanti dei PENDOLARI, che poi sono la maggioranza in ospedale. Dai TRASPORTI MARITTIMI non compatibili con gli orari dei lavoratori  al MAGGIOR TEMPO DEI VIAGGI per raggiungere l’isola o per tornare a casa, ai disguidi legati alle CONDIZIONI METEOMARINE (“se non partono i traghetti, ci toccano pure 24 ore di servizio”), ai notevoli COSTI AGGIUNTIVI PER I VIAGGI (per il tratto via mare e per il parcheggio a Pozzuoli), da sottrarre agli stessi stipendi dei colleghi degli ospedali continentali. E se questi sono i disagi che affliggono chi già va avanti e indietro per lavorare sull’isola, oltre ai colleghi residenti che devono tamponare anche loro tutte le falle e coprire pure i ritardi e le assenze forzate dei pendolari, sono anche altrettanti MOTIVI DI RIFIUTO DELLA SEDE ISOLANA.

“QUI NON CI VUOLE VENIRE NESSUNO”, è stata una delle frasi ricorrenti nell’assemblea. Non che sia una novità, perchè la questione è calda da anni, ma ora è ancora più sentita e patita da quanti, tra i pendolari da più lungo tempo, non riescono a lasciare l’isola, pur essendo aperte le liste di mobilità, perchè non si trovano altri infermieri disposti a trasferirsi. Il malumore è forte. “SIAMO SEQUESTRATI SU QUEST’ISOLA”, è stato un altro amaro commento largamente condiviso da chi vive il prolungato servizio a Ischia come una penalizzazione, una sorta di corvée sopportata sempre più a fatica. “Perchè non si fa un turn over aziendale, imponendo a tutti, a rotazione, di fare un periodo sull’isola, invece di costringere a starci sempre gli stessi?”.

Altra nota dolente, la MANCANZA DEGLI OSS (operatori socio-sanitari), un altro problema a cui debbono mettere la pezza i paramedici, facendosi carico anche delle incombenze degli operatori che non ci sono. “La chiamano FLESSIBILITA’, ma in realtà E’ UN DEMANSIONAMENTO”, hanno denunciato in tanti, sottolineando come quelli in servizio nei vari turni debbono non solo lavorare di più perchè sono in pochi, ma anche aggiungere le incombenze in sostituzione degli OSS.

Già, DENUNCIANO DI ESSERE SOTTO ORGANICO, GLI INFERMIERI DEL “RIZZOLI”. Che si trovano a fare i turni al massimo in due per reparto, con tutti i letti occupati e le barelle aggiunte. Denunciano che chi interrompe l’attività per i più vari motivi (pensionamento, gravidanze, problemi di salute, aspettativa) NON VIENE SOSTITUITO, riducendo sempre di più il numero di chi opera in ospedale, praticamente in trincea. Denunciano che anche i pochi infermieri arrivati con l’apertura delle liste di mobilità extraregione, che era stato stabilito avrebbero dovuto essere assegnati tutti a Ischia, hanno fatto sull’isola una fugace apparizione e si sono presto spostati in terraferma.

Alla fine, I PROMESSI RINFORZI ASSICURATI ANCHE DA QUALCHE POLITICO REGIONALE, SI SONO RIVELATI UN BLUFF. Quelli che sono arrivati non hanno affatto compensato le carenze e il SALDO TRA INNESTI E PARTENZE E’ ASSOLUTAMENTE NEGATIVO.

Ma per i vertici aziendali Ischia sta bene così. Al massimo, faranno lo sforzo di mandare 4 infermieri per aprire l’OBI e basta. Una scelta che cozza contro le reali necessità dell’ospedale isolano, dove per tamponare le emergenze, se capita, non si disdegna di ricorrere anche a TURNI DI 24 ORE. UNA NECESSITA’ DATA LA SITUAZIONE, MA ANCHE UNA FOLLIA PER LA QUALITA’ DEL SERVIZIO, PER LA SALUTE DEI LAVORATORI E PER LA SICUREZZA DEI PAZIENTI.

UNA VERGOGNA PER UN SISTEMA CHE CONSENTE TUTTO QUESTO. Altro che le rassicurazioni propinateci da dirigenti, politici della terraferma e portaborse locali! Mala tempora currunt per il “Rizzoli”. Come sempre, il più malato dei presidi sofferenti della grande Asl a nord di Napoli.

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