Il restauro de “L’Altana”, atmosfere esotiche sulla riva del porto di Ischia

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Foto Qui Ischia

E’ stato sempre il primo elemento del panorama da ricercare con lo sguardo. Ad ogni atteso ritorno a Ischia, prima di scendere nel ventre della nave per l’uscita. Quella cupola bianca racchiudeva tutto il fascino dell’isola mediterranea, mentre evocava racconti di terre lontane ed esotiche che le letture salgariane avevano reso familiari. Particolare, inconsueta in quel contesto, contribuiva a renderlo unico, ne esaltava la bellezza e l’armonia complessiva. Quella, per me, era stata sempre la Pagoda. E così avevo continuato ad identificarla, da “forestiera”, fino a qualche giorno fa. Quando sono andata a rivederla, stavolta da terra, invece che dal mare. E l’ho scoperta ancora più bella e affascinante di come mi era sempre apparsa.

Bianca sotto il sole splendente, è comparsa come una visione al di sopra di un altrettanto candido muro merlato, dalle linee essenziali. Per un attimo, il fascino dell’esotico si è risvegliato con prepotenza dai racconti della memoria. E come la pagina di un libro che improvvisamente prende forma, mi sono trovata sotto il sole altrettanto splendente dell’India, davanti a un portone serrato, custode geloso dei segreti di un palazzo moghul. Tra una lussureggiante vegetazione che proietta la sua ombra sulla facciata, disegnandovi linee effimere sopra i motivi geometrici che adornano il prospetto. L’illusione è totale, capace di annullare brevemente ogni consapevolezza del tempo e del luogo. Finchè lo sguardo si posa sulla lastra di marmo con tante lettere dipinte di nero. E l’India torna ad essere Ischia, punto di approdo e casa per sempre dopo un lunghissimo viaggio durato quasi una vita.

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foto Qui Ischia

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Foto Qui Ischia

Un secolo fa, il colonnello GIOVANNI  MASTURZI scelse di piantare una solida radice in un terreno a pochi passi dal porto e dal luogo in cui alla metà del secolo precedente, in occasione della trasformazione del lago  in approdo e della festa di inaugurazione, era stato costruito un tempietto cinese. Durante i soggiorni di re Ferdinando e della corte presso la residenza ischitana, spesso si organizzavano ricevimenti e feste in quella struttura di legno dal fascino esotico, immersa in un florido giardino pieno di fiori. Che era stata ribattezzata “La Pagoda”. Nome destinato a definire ben presto tutta la zona all’estremità sinistra del giovane porto. E alla “Pagoda” Masturzi si fece costruire un palazzetto dall’aspetto unico e inconfondibile. Per via delle linee architettoniche e soprattutto di una cupola sormontata da una mezzaluna di metallo.

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Foto Qui Ischia

“L’ALTANA”, quella villa dai muri bianchi, dalle poche finestre a bifora, dall’aspetto essenziale e rigoroso, seppure abbellito da motivi geometrici che ne accentuavano l’ispirazione moresca, dalla cupola candida, era stata fortemente voluta in quello stile dalla moglie del colonnello, ELEONORA RALPH DUPONT. Non c’entrava la Pagoda borbonica, da poco restaurata, ma piuttosto i tanti viaggi compiuti in Africa e in Asia, oltre che in Europa, prima di fermarsi a Ischia, dei coniugi Masturzi. La loro bella casa isolana sarebbe sopravvissuta alla “Pagoda” borbonica di legno, smantellata negli anni Venti, dando ancora senso con le sue caratteristiche al nome ormai acquisito dall’intera zona. Di certo non fu un caso che ad acquistarla nel secondo dopoguerra fosse stato il duca LUIGI SILVESTRO CAMERINI, che aveva condiviso con i Masturzi la passione per terre lontane e atmosfere esotiche.

Dopo anni di lento degrado, di muri scrostati e senza colore, l’Altana ha ritrovato solo di recente il suo aspetto originario, il suo inconfondibile carattere. E dopo un lungo restauro sono tornati a rivelarsi i fregi che non si notavano quasi più ed è tornata a risplendere la cupola, in tutto il suo sfolgorante biancore. Liberata dalle impalcature che l’avevano imprigionata a lungo, l’Altana è tornata a rappresentare degnamente la Pagoda ischitana. Pronta a far rivivere a pochi passi dal porto suggestioni lontane, di viaggi al di là del mare conosciuto. Di pagine scritte nella memoria.

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