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Cultura La lunga storia della scoperta di Pithecusa, da don Francesco De Siano a Giorgio Buchner
La lunga storia della scoperta di Pithecusa, da don Francesco De Siano a Giorgio Buchner
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8 anni ago |
Diciotto anni fa, all’inaugurazione tanto attesa del Museo Archeologico di Villa Arbusto, parteciparono più forestieri che isolani. E quell’avvenimento di indubbia importanza, che aveva richiamato a Ischia il gotha dell’archeologia europea per rendere omaggio a Giorgio Buchner, fu accolto e seguito sull’isola con discreta indifferenza. Come le successive vicende del museo, le condizioni dei siti già identificati sul territorio isolano e il destino dei nuovi scavi. Che in qualche caso sono stati additati addirittura come un fastidioso problema, a prescindere dal valore loro e dei reperti riportati alla luce. Perciò, in questo contesto, proporre un SEMINARIO DI ARCHEOLOGIA articolato in ben 5 appuntamenti poteva essere un azzardo. Ma il CENTRO STUDI SULL’ISOLA D’ISCHIA, che aveva accolto fin dagli anni Sessanta le prime comunicazioni di Buchner sui risultati delle sue ricerche e se ne era fatto strumento di divulgazione ad ampio raggio, ha accettato la sfida. Con la sicurezza di un ottimo punto di partenza, ovvero la preparazione di una giovane e valente archeologa ischitana, MARIANGELA CATUOGNO, che dispone anche di una notevole capacità di comunicare i temi di cui è esperta. E lo ha dimostrato anche lunedì scorso, nel presentare il seminario. Alla presenza di un FOLTISSIMO E VARIEGATO PUBBLICO, indicativo di un interesse e di un’attenzione crescenti degli isolani verso argomenti che, fino a qualche anno fa, non avrebbero incontrato lo stesso successo.

Foto Qui Ischia
Dopo l’introduzione del presidente del Centro, ANTONINO ITALIANO, e il saluto dell’assessora comunale alla Cultura, CARMEN CRISCUOLO, si è entrati nel vivo del primo incontro del Seminario, sul tema: “DALLE NOTIZIE DEGLI ERUDITI LOCALI E STRANIERI ALLA SCOPERTA ARCHEOLOGICA DELL’ANTICA PITHEKOUSSAI” Argomento che, come gli altri a seguire nei prossimi appuntamenti, la relatrice si era proposta – riuscendovi – di trattare “in modo semplice, ma rigoroso”, per consentire di seguire anche ai non esperti, senza sacrificare la serietà di approccio che è sempre dovuta alla storia. E che nello specifico va assicurata nell’illustrare le vicende che caratterizzarono gli albori dell’insediamento greco sulla nostra isola, considerato un riferimento obbligato e imprescindibile per qualunque studio archeologico sulle civiltà dell’VIII secolo a.C.
La prima puntuale ricognizione del livello di conoscenza raggiunto nei secoli passati sulla storia antica di Ischia, e in particolare sulla presenza greca, è stata anch’essa opera di GIORGIO BUCHNER. Punto di partenza per il suo stesso interesse per il passato dell’isola era stato un ponderoso volume, “Campanien”, scritto da JULIUS BELOCH, in cui per la prima volta, quando frequentava ancora il ginnasio, si era imbattuto in Pithecusa. Un incontro che gli avrebbe cambiato la vita, visto che quella passione e l’intenzione di andare a fondo della scoperta di tracce del periodo greco, portarono il giovanissimo Giorgio a scegliere il percorso universitario adatto a diventare archeologo, invece di seguire le orme del padre Paul negli studi di zoologia.
LE RIVELAZIONI DEI PRIMI STUDI TRA IL ’700 E L’800
Nel leggere e rileggere il libro di Beloch, Buchner aveva conosciuto le fonti da cui lo studioso tedesco si era documentato prima di sbarcare sull’isola nel 1870, durante un suo viaggio “full immersion” nell’archeologia della Campania. A far decidere Beloch a visitare anche Ischia, era stato un riferimento a Pithecusa presente in un lavoro di DE QUINTIIS: “Inarime seu dei balneis pithecusarum”. Ma, soprattutto, il contributo di don FRANCESCO DE SIANO, prete-medico-studioso, che oltre ad accompagnarvi in visita i viaggiatori del suo tempo, aveva raccontato delle vestigia greche individuate a Lacco nella sua guida (la prima in assoluto) “BREVI E SUCCINTE NOTIZIE DI STORIA NATURALE E CIVILE DELL’ISOLA D’ISCHIA, DEL DOTTOR FISICO D.F. DE SIANO, PER SCRIVERE DI GUIDA E COMODO AI VIAGGIATORI ED A QUEI CHE DEBBONO FARE USO DELLE ACQUE E FUMAROLE DI DETTA ISOLA”, scritta nel 1799, ma pubblicata, per i rivolgimenti legati alla Repubblica Napoletana, solo nel 1801.
Don Francesco, che conosceva palmo a palmo la sua terra, aveva documentato la presenza di reperti di epoca greca tra la baia di San Montano e Monte Vico. E la scoperta di un’erma con l’immagine di Eracle (poi trasformata in acquasantiera all’ingresso della chiesa di Santa Maria delle Grazie), gli suggerì l’ipotesi dell’esistenza di un culto antichissimo con origine in Eubea. Il ritrovamento di una iscrizione ellenistica, lo rafforzò nell’idea che i GRECI SI FOSSERO INSEDIATI A MONTE VICO e avessero scelto l’isola, oltre che per la sua posizione rispetto alle rotte commerciali con il medio/alto Tirreno (e le terre degli Etruschi), anche per il doppio approdo favorevole alle navi offerto alla Marina e a San Montano.

Foto Qui Ischia
Altre rivelazioni erano arrivate da JACQUES ETIENNE CHEVALIER DE RIVAZ. Il celebre medico termalista nel suo libro “Etudes…”, pubblicato in varie edizioni nell’800, raccontò come nelle tombe scoperte a San Montano nel ’700 erano state rinvenute delle anfore nere a figure rosse, che egli aveva attributo ad una manifattura etrusca, ma che erano invece greche, in stile attico.
Sulla base delle descrizioni degli antichi studiosi, il Beloch aveva addirittura ricostruito nel suo libro una possibile riproduzione dell’abitato di Pithecusa dell’VIII- VII secolo, con tanto di cartina esplicativa.
A completare il quadro delle fonti di Buchner, non possono che essere gli scrittori antichi che hanno citato Pithecusa nelle loro opere. A cominciare da STRABONE, che sostiene essere stata fondata, Pithecusa, da Eretriesi e Calcidiesi dell’Eubea. L’opera di Strabone, poi, entra nella questione su chi sia stata la prima colonia greca in Occidente, e assegna a Cuma questa paternità, riconoscendo alla nostra realtà un ruolo da “emporion”. Ma, come ha ben illustrato Mariangela Catuogno, tra le fonti su cui Strabone aveva fondato quella sua idea vi era uno storico di origine cumana, che assegnava alla sua città il primo nucleo della Magna Grecia.

Foto Qui Ischia
LE EVIDENZE ARCHEOLOGICHE NEL ’900, RIEMERGE PITHECUSA
E’ nel ’900, poi, che quelle prime ipotesi cominciano a trovare fondamento nella scoperta di altri reperti. L’archeologo MEUER trovò delle terrecotte architettoniche su un monticello sovrastante la Torre di Santa Restituta e ne diede comunicazione al grande archeologo PAOLO ORSI. Negli anni ’10 del ’900, dunque, alla luce delle evidenze dei ritrovamenti, ha inizio un confronto tra studiosi di chiara fama, che arrivano alla conclusione di essere stata a Ischia la più antica stazione greca del Tirreno.
E’ con queste indicazioni, tracce, ipotesi che Buchner deve fare i conti quando comincia la sua ricerca a Ischia. Con la scoperta di un villaggio indigeno pre-greco al Castiglione. Poi, sarà destinato dalla Sovrintendenza archeologica a catalogare i reperti di Cuma. Un tirocinio prezioso per prendere confidenza con i corredi funerari preellenici e greci, che lo preparerà all’interpretazione e gestione dei materiali riportati alla luce a Ischia nelle numerose CAMPAGNE DI SCAVO REALIZZATE FIN DAL 1952, con la prima indagine nella NECROPOLI DI SAN MONTANO. L’INIZIO DELLA SCOPERTA VERA E PROPRIA DI PITHECUSA, con i suoi insediamenti, quelli già identificati e quelli da trovare. Un’attività di indagine, quella di Buchner, proseguita per 30 anni, fino al 1982. E di tutto quel lavoro è stata pubblicata solo la parte corrispondente agli anni 1952-1961, mentre i risultati conseguiti dal 1964 al 1982 non sono ancora editi.
Come ha ben chiarito Catuogno, Buchner ha inventato e applicato rigorosamente per la prima volta l’INDAGINE STRATIGRAFICA in archeologia e ha largamente praticato e ricercato la collaborazione di altri studiosi, il fior fiore degli esperti dell’epoca nei vari settori dell’archeologia. A cominciare da NICHOLAS COLDSTREAM, il principale esperto di ceramica greca in Europa, che ebbe accesso a tutti i materiali raccolti, riuscendo così a dedicare a Pithecusa un intero capitolo del suo volume sulla CERAMICA GEOMETRICA dell’VIII secolo a.C. E senza trascurare l’importante contributo di DAVID RIDGEWAY, che si occupò delle pubblicazioni sugli scavi realizzati.
Con gli scavi di Buchner e, sempre dal 1952, con il ritrovamento del sito di Santa Restituta da parte di DON PIETRO MONTI, cominciò a materializzarsi la STORIA DI PITHECUSA “ALBA DELLA MAGNA GRECIA”, una delle più importanti scoperte del secolo scorso. Che finora “ci ha restituito solo la decima parte di ciò che custodisce l’isola”. Di ciò che abbiamo già, si continuerà a parlare nel prosieguo del Seminario. PROSSIMO APPUNTAMENTO, DA NON PERDERE, IL 25 MARZO.