Mentre il Cudas raccoglieva firme fuori al “Rizzoli”, l’arrivo di D’Amore, ma l’OBI resta chiuso…

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Foto Qui Ischia

Una mattinata a raccogliere firme, davanti all’ospedale “Rizzoli”, per il Cudas Ischia che sta portando avanti la petizione per ottenere alla nostra isola il riconoscimento di “zona disagiata”, al fine di disporre di uno strumento utile a rendere meno penalizzante la sede isolana per il personale sanitario non residente. Che, sistematicamente, cerca di trasferirsi altrove, se già opera a Ischia, o evita accuratamente di rispondere positivamente agli avvisi pubblici e ai bandi che riguardano i servizi isolani. E tanti ischitani hanno compreso l’importanza dell’iniziativa popolare e della posta in gioco – un organico adeguato alle esigenze dell’ospedale e del territorio – fermandosi a firmare o raggiungendo il nosocomio lacchese proprio per aderire alla petizione dopo aver letto della presenza della postazione Cudas in via Fundera. Dove, nella tarda mattinata, si è materializzato anche il direttore generale, ANTONIO D’AMORE, giunto stavolta non all’improvviso né tanto meno in incognito, come aveva spiegato proprio alla delegazione del Cudas da aver preferito fare all’inizio del suo mandato, lo scorso anno.

Di sicuro, D’Amore stamattina non è venuto a Ischia per inaugurare l’OBI, il servizio di corredo al Pronto Soccorso di cui da Frattamaggiore continuano a dare per imminente l’apertura. Da settimane, se non da mesi. Ma neppure oggi è stata la volta buona e infatti, il manager è arrivato in un’auto “anonima” ed entrato in ospedale senza la pompa magna che caratterizza tradizionalmente i tagli di nastro (ormai rari come le stelle comete) a Lacco Ameno. Ma probabilmente proprio l’OBI bloccato è stato oggetto della visita, che non a caso aveva come principale riferimento il Pronto Soccorso.

Sarà stata, almeno, l’occasione buona per prendere visione, da parte di D’Amore, della stanza attrezzata già da mesi con i letti, i monitor e tutte gli apparecchi necessari per l’OSSERVAZIONE BREVE INTENSIVA, il “repartino” che serve per tenere sotto controllo i pazienti che hanno bisogno di un monitoraggio di alcune ore per verificare la diagnosi e se sia possibile dimetterli o sia necessario il ricovero. Una stanza di fianco al Pronto Soccorso, ricavata dai locali per gli spogliatoi degli infermieri, che sono stati ridimensionati in un locale dove si deve camminare di lato perchè, altrimenti, non si riesce a passare tra una fila di armadietti e l’altra.

IL PROBLEMA DELL’OBI, PERO’, E’ SEMPRE LO STESSO DI TUTTI I REPARTI DEL “RIZZOLI”: NON C’E’ IL PERSONALE PER FALRO FUNZIONARE.

A tale scopo, sarebbero dovuti arrivare 4 INFERMIERI, gli unici che l’Asl aveva deciso di assegnare all’ospedale isolano, ritenendo che per il resto la miserrima dotazione attuale sia più che sufficiente (sic!!!) per le esigenze dell’isola. Un calcolo incomprensibile, che infatti aveva già suscitato parecchi dubbi sulla fattibilità dell’operazione. E durante l’assemblea sindacale di qualche giorno fa, gli operatori che ben conoscono la situazione assurda in cui sono costretti a lavorare e gli enormi vuoti di organico con cui debbono fare i conti quotidianamente, avevano detto chiaro e tondo: “L’Obi non si aprirà”. E non perchè abbiano il dono della profezia, ma semplicemente per una valutazione realistica della situazione in ospedale. Quella che, evidentemente, non possiedono a Frattamaggiore e che è auspicabile che D’Amore sia venuto a verificare di persona oggi.

D’altra parte, il RICONOSCIMENTO DI ZONA DISAGIATA E’ FINALIZZATO PROPRIO A COPRIRE I VUOTI DI ORGANICO CHE STANNO METTENDO A RISCHIO IL FUNZIONAMENTO DELL’OSPEDALE ISOLANO. E lo sa bene lo stesso direttore generale che, a tale proposito, a fine novembre, in occasione della sua precedente visita a Ischia (quella volta in pompa magna), aveva annunciato che il Consiglio regionale avrebbe approvato la “zona disagiata” a giorni. Ma i giorni sono diventati settimane. Le settimane mesi, quasi quattro ormai, è quell’annuncio è rimasto lettera morta. Motivo per il quale il Cudas ha deciso di promuovere la petizione popolare in corso. Che è l’unica iniziativa concreta per sbloccare la situazione. E magari pure per venire a capo del “mistero” dell’OBI. Finora, l’ennesima promessa mancata.

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