Dopo il restauro, riappare la struttura più antica della chiesa dello Spirito Santo

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Foto Qui Ischia

Negli ultimi mesi i teli protettivi, bianchi e spessi, avevano tenuto tutto coperto. Tutto imbragato dalla corazza di tubi Innocenti, l’edificio dello Spirito Santo a Ischia Ponte era un cantiere, dentro e fuori, per un intervento di restauro reso necessario e improcrastinabile dai guasti del tempo sulle strutture della chiesa. A cominciare dalla copertura e dal campanile ridotto davvero male e, dunque, a rischio. Non si è trattato, insomma, di un semplice restyling, di una “rinfrescata” alle antiche mura, ma di un lavoro ben più importante e complesso, di risanamento e recupero. Che ha prodotto risultati imprevisti per quanti, ora che l’impalcatura è stata rimossa, si sono trovati davanti al prospetto della chiesa come non lo avevano mai visto. Sorprendente anche per i più anziani, ché neppure loro lo ricordavano così, perché la “versione” emersa dietro le coperture dei lavori risale a tempi ben più antichi di quanto non possano conservare nella memoria i contemporanei.

Non è caduto solo l’intonaco minato dal tempo e dagli agenti atmosferici, durante l’intervento in via di ultimazione. E’ stato rimosso lo strato (anzi, gli strati) con cui era stata ricoperta la base della torre campanaria, che sembra oggi completamente diversa da come si presentava fino all’inizio dei lavori: tolto via l’intonaco colorato, è tornata alla luce la base di pietra viva, che dà il senso dell’origine e della vetustà di quella struttura ancora più antica della chiesa. Quest’ultimo restauro, infatti, ha recuperato il campanile nella sua integrità originaria, con l’alta parte in pietra e le sezioni soprastanti separate da cornici di piperno, che sono tornate visibili dopo essere state anch’esse in passato coperte d’intonaco e biancheggiate.

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Foto Qui Ischia

E’ tutta un’altra torre campanaria, quella appena restituitaci dal restauro. Ovvero quella originaria, costruita prima della chiesa attuale, che venne completata nel 1670. Infatti, il campanile è preesistente alla chiesa seicentesca, che ampliò e rimaneggiò la chiesa cinquecentesca realizzata dal ceto dei marinai del borgo ristrutturando nel 1557 la cappellina dedicata a Santa Sofia, donata loro dalla nobile famiglia Cossa.

Adesso, perciò, il campanile dello Spirito Santo si può ammirare così com’era stato costruito a metà Cinquecento. Quando di fianco ad esso, in corrispondenza della strettoia sullo spigolo della chiesa, era collocata la Porta del Martello, che segnava il confine del borgo più antico e veniva chiusa a sua protezione ogni notte.

Sarà perché non eravamo abituati a vederlo così, ma certo che il campanile appare ora più imponente, caratteristico, affascinante di quanto non fosse prima: la base in pietra, le sezioni sovrastanti con le finestre, fino a culminare nella guglia, coperta di maioliche colorate, sottoposta anch’essa ad una radicale ripulitura che le ha restituito tutto il suo splendore.

Tolta di mezzo l’impalcatura, l’esterno della chiesa si può considerare finito, con la verniciatura del portone di legno e della bella lanterna di ferro che lo sormonta. In attesa che vengano completati i lavori all’interno e che la chiesa della gente di mare del Borgo di Celsa sia riaperta al pubblico e restituita al culto.

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