In piazza Mercato per ricordare Gaetano Montanino, con Libera e il Presidio di Ischia

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Foto Qui Ischia

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E’ la piazza che ha fatto da scenario a tanta parte della storia di Napoli. E stamattina ha smesso per un po’ di essere solo grigio parcheggio di auto, per vestirsi dei colori dell’arcobaleno di un’enorme bandiera portata da un gruppo altrettanto multicolore di alunni della scuola del quartiere, l’Istituto comprensivo che porta e tramanda il nome più antico di quell’angolo della città: Campo Moricino. E dedicata alla memoria è stata anche la mattinata dei ragazzi, che come in ogni aprile hanno ricordato la figura di GAETANO MONTANINO, la guardia giurata uccisa in piazza Mercato il 4 agosto 209 da giovani camorristi che volevano impadronirsi della sua pistola di ordinanza. Con gli scolari e i loro insegnanti si sono ritrovati i familiari di Montanino, la mamma, la moglie Luciana e la figlia Veronica, altri familiari di vittime innocenti della criminalità organizzata e una folta delegazione dell’Associazione LIBERA. Con la partecipazione, nel suo secondo anno di vita, del PRESIDIO DI LIBERA DI ISCHIA E PROCIDA, che è intitolato proprio a Gaetano Montanino.

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E’ stato  nel mese di aprile che  gli assassini della guardia giurata sono stati condannati ed in aprile si tiene ogni anno la sua commemorazione pubblica in piazza, occasione e stimolo per

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radicare tra i più giovani una cultura di rigetto della violenza e  della sopraffazione, rappresentate dalla camorra anche in quel territorio. Dove i ragazzi, stamattina come negli anni passati, hanno alzato le loro voci per gridare tutti insieme il loro no alla camorra, dapprima in piazza e poi davanti alla lapide dedicata a Montanino, apposta dal Comune in un’aiola di via Nuova Marina, sui cui gli scolari hanno deposto delle rose rosse. Mentre la delegata del Sindaco Alessandra Clemente, accompagnata dei Vigili con  il gonfalone della città, ha deposto un cuscino di fiori. Una breve cerimonia corale, culminata nel lancio di tanti palloncini che per qualche istante hanno colorato il cielo azzurro, trasportati velocemente dal vento verso il mare.

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Non ci sono stati discorsi in piazza, ma gli slogan rilanciati dai ragazzi. Che sono stati poi coinvolti nelle attività del villaggio “Pompieropoli”, allestito dall’Associazione nazionale dei Vigili del Fuoco nell’ambito del progetto “Scuola Viva”, in una piazza bella e deserta, con il suo carico di storia e di storie, di bellezza e di sfregi, di grande umanità e di cieca violenza. Una piazza da riconquistare alla fruizione e alla piena frequentazione dei cittadini, da valorizzare nella sua vocazione al turismo culturale, da rilanciare a livello economico e nella sua vivibilità quotidiana, da popolare più spesso con iniziative sane per giovani e giovanissimi, per sottrarre spazio e controllo alla criminalità di cui si percepisce la presenza, silente e condizionante anche nel tenersi ai margini di manifestazioni come quella di oggi da parte dei residenti invisibili.

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Il corteo dei ragazzini ha restituito per qualche ora il suo ruolo alla piazza come luogo d’incontro, di aggregazione, di conoscenza, di condivisione. Prima di spostarsi nella vicina chiesa di Sant’Eligio Maggiore. Un’apparizione sorprendente  in un altrimenti anonimo vicolo. All’improvviso, un’altra meraviglia, in questo caso abbastanza nascosta, di una città generosa nell’offrire bellezza: un esempio magnifico di gotico, la prima chiesa edificata dagli Angioini nella città da poco conquistata, nel luogo del sacrificio del sovrano sconfitto, l’appena sedicenne Corradino di Svevia.

Nell’atmosfera severa della chiesa duecentesca di tufo giallo dalle forme imponenti e solenni ha fatto irruzione la vivacità dei ragazzini dell’istituto “Campo Moricino”. Che ha fatto da contrappunto all’emozione suscitata dal lenzuolo, steso sui gradini dell’altare, con i nomi delle 350 VITTIME INNOCENTI DELLA CAMORRA in Campania e dalla gigantografia di Gaetano Montanino esposta davanti al leggio sull’altare. Dove era schierata l’ottima ensemble dei “Giovani del San Carlo”, diretti dal maestro Morelli, esibitisi in un programma di musica pop internazionale, che ha appassionato i ragazzini e quanti si trovavano in chiesa.

Lì hanno preso la parola il dirigente scolastico della “Campo Moricino” e il direttore del coro, che non ha esitato nel pronunciare, anzi quasi gridare la parola “camorra”, rigorosamente evitata negli interventi precedenti. E poi un’interpretazione magistrale, che ha trascinato e coinvolto anche emotivamente i ragazzi, della canzone “I cento passi” dedicata a Peppino Impastato, che è diventata un inno dell’impegno quotidiano e collettivo contro le mafie. La sostanza di una mattinata intensa, di emozioni non prive di tracce nel vissuto dei ragazzini coinvolti. Il senso e il valore del tener viva la memoria dei giusti.

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