“Costruite in Lacco una Casa intitolata a Santa Restituta e una torre per difenderla”

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Foto Qui Ischia

AI DILETTI FIGLI IL PRIORE GENERALE E FRATI DELL’ORDINE DI SANTA MARIA DEL MONTE CARMELO SISTO V PAPA

“Diletti figli, salute e apostolica benedizione. Or non è molto ci avete fatto esporre: che desideravate ardentemente costruire una Casa del Vostro Ordine accanto alla Chiesa di Santa Restituta, chiesa sinecura (cioè non parrocchiale) situata in Lacco, Diocesi d’Ischia, e unita in perpetuo alla Mensa Vescovile d’Ischia; che voi, e specialmente il diletto figlio SIMONE DE BERNARDIS, religioso professo del medesimo Ordine, avete ripetutamente richiesto al venerabile fratello nostro, il VESCOVO FABIO, di concedervi la predetta Chiesa con le campane, il cortile, gli accessori e i siti circostanti; che il Vescovo Fabio, ritenendo questa richiesta provvidenziale per il maggior decoro del culto divino in detta Chiesa e per la diffusione dell’Ordine stesso e molto più per il bene della sua Diocesi, e volendo ancora una volta esprimere al vostro Ordine la sua gratitudine e benevolenza, ha donato e concesso a voi – con la riserva del nostro beneplacito e quello della Sede Apostolica – e per voi al Priore e ai Frati della Casa di Napoli del suddetto Ordine, la suddetta Chiesa con le campane, il cortile, gli accessori e i siti circostanti per COSTRUIRVI una CASA DEL VOSTRO ORDINE INTITOLATA A SANTA RESTITUTA, perchè alcuni frati vi dimorino stabilmente assumendosi l’obbligo di celebrarvi le Messe e gli altri divini uffici come in tutte le altre Case e  Chiese dell’Ordine; ed inoltre ha stabilito che tutti e singoli i redditi, i proventi e i beni della medesima Chiesa posseduti indebitamente da pubbliche Autorità o da privati, in caso di ricupero, restino integralmente alla Mensa Vescovile; che ogni anno, il Priore e i Frati dell’anzidetta erigenda Casa, nel giorno della Festa della Purificazione della Beata Vergine, diano al suddetto Vescovo Fabio e ai Vescovi d’Ischia, suoi successori, una candela di cera bianca del peso di una libra in segno di riconoscimento del suo dominio; che incominciate subito a COSTRUIRE UNA TORRE a difesa dei Frati e degli altri beni dell’erigenda Casa CONTRO LE INVASIONI DEI TURCHI e le scorrerie di altri pirati e di portarla a termine entro l”anno; e il suddetto Simone metta a disposizione, come ha promesso, i 400 ducati provenienti dai suoi beni paterni; che lo stesso Priore e i Frati della Casa di Napoli assegnino, entro l’anno, alla predetta erigenda Casa 51 ducati in carlini e somministrino il vitto e quant’altro occorrerà a Frati pro-tempore della Casa e mantengano  anche le altre condizioni già stabilite, purchè lecite ed oneste e non contrarie ai sacri canoni del Concilio Tridentino; condizioni le quali – come si afferma – sono contenute in tutta la loro ampiezza nell’Istrumento stipulato recentemente.

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Siccome, poi, tanto il suddetto Vescovo Fabio che Voi desiderate che tale donazione e cessione, perchè sia valida, sia confermata dalla nostra Autorità e da quella della Sede Apostolica, ci avete fatto umilmente supplicare di degnarci di impartire, con la consueta benevolenza apostolica, le opportune disposizioni in merito. Pertanto, tenendo presente il tenore di detto Istrumento ed accogliendo la supplica, Noi – in virtù della presente – confermiamo ed approviamo con l’Autorità Apostolica la predetta donazione e concessione con tutte e singole le condizioni contenute in detto Istrumento e tutte quelle che da esso derivano, e vi apponiamo il sigillo della perpetua e inviolabile Autorità Apostolica e intendiamo supplire a tutti e singoli i difetti, sia di diritto che di fatto, ivi eventualmente occorsi; e ciò nonostante le disposizioni del nostro predecessore Paolo II di santa memoria, riguardanti il diritto d’inalienabilità dei beni della Chiesa; nonostante qualunque altra Costituzione o Decreto Apostolico che vieta di ricevere religiosi di qualsiasi Ordine di Mendicanti e di erigere nuove Case senza la licenza della Sede Apostolica, nonostante gli istituti e le consuetudini del predetto Ordine ed ogni altra disposizione contraria.

Roma, presso San Pietro, 13 gennaio 1590, V anno del nostro Pontificato.

Vostro servitore BARBIANO.

Martedì, 9 gennaio 1590, facto verbo cum Sanctissimo, Sua Santità annuì e diede ordine di eseguire. DOMENICO cardinale.”

Questo Breve è la sintesi del più ampio e dettagliato rogito notarile più volte citato come Istrumento. Venne reso noto da don PASQUALE POLITO nell’adunanza del Centro Studi sull’Isola d’Ischia del 3 maggio 1951, poco dopo che l’aveva scoperto con altri documenti riguardanti il culto di Santa Restituta. Dal Breve si apprende che monsignor Fabio Polverino, Vescovo di Ischia dal 1564 al 1590, poco prima di morire cedette terreni e spazi a Lacco per costruire il convento e la Torre a difesa della Chiesa e dell’edificio da realizzare, per difendere il complesso dalle incursioni di Turchi e pirati, che allora ancora imperversavano lungo le coste dell’isola.

Come si legge nella comunicazione di don Polito (pubblicata nel primo volume di “Ricerche, contributi e memorie” del CSII), “i Carmelitani accettarono e mantennero gl’impegni assunti per tutti e due i secoli che rimasero a Lacco: 1590-1809, anno in cui andarono via per la legge di soppressione del Murat. Essi furono i PIU’ ARDENTI PROPAGATORI DEL CULTO DI SANTA RESTITUTA. A tal fine PUBBLICARONO PURE UN MANUALE DI PREGHIERE (…). Comprende: la Vita di Santa Restituta di Mons. Paolo Regio, una meditazione per ciascun giorno della settimana, un colloquio spirituale; un inno latino e in appendice una graziosa canzoncina popolare, rimasta finora sconosciuta”.

Polito specificò anche che la Chiesa a cui si fa riferimento nel Breve era la CHIESA PICCOLA, “ricostruita più volte e in epoche diverse su l’area dell’antico ORATORIUM, menzionato nell’atto di donazione del 1036, conservatoci da Bartolomeo Capasso”.

In quella stessa comunicazione, rese noti due INNI INEDITI MOLTO ANTICHI DEDICATI ALLA SANTA vergine e martire originaria dell’Africa.

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