Domenica partirà dal Castello Aragonese la Campagna “Assenza del bello”

Assenza del BelloRAFFAELE MIRELLI (*)

Campagna rivolta ai cittadini nell’ambito del Festival di filosofia “La Filosofia, il Castello e la Torre – Ischia International Festival of Philosophy 2017” 23 settembre – 1 ottobre

Campagne volte alla sensibilizzazione sociale, III edizione. Filosofia come pratica: “L’Assenza del Bello” Attività: Incontro 28 Maggio 2017, ore 10:30 al Castello Aragonese d’Ischia Prego accreditarsi, l’incontro è gratuito: segreteria@castelloaragonese.it Improvvisazioni teatrali organizzate dall’ Associazione Artù (durante la visita) Intervengono: Dott. RAFFAELE MIRELLI, direttore ed Ideatore del Festival Internazionale di Filosofia “La Filosofia, il Castello e al Torre”, CIRO CENATIEMPO, Giornalista, Prof. GIUSEPPE FERRARO, Università Federico II Napoli

L’associazione Culturale INSOPHIA insieme al CASTELLO ARAGONESE, all’ASSOCIAZIONE ARTU’ sono lieti di annunciare l’incontro per lanciare la campagna di sensibilizzazione legata al Festival di Filosofia. Ogni anno il Festival di Filosofia offre la possibilità ai cittadini di poter dar forma alla loro voce interiore, a quella coscienza etica che si realizza nell’osservare i comportamenti quotidiani che caratterizzano, disegnano la città come nucleo di attività comunitaria, politica. Questo però da un punto di vista critico, coinvolgendo anche le istituzioni, le scuole. La prospettiva tematica – in linea con quella della terza edizione del Festival “Valori, continuità e cambiamento” – che il festival propone quest’anno nell’attuare la campagna di sensibilizzazione intitolata “L’ASSENZA DEL BELLO” vuole contestualizzare il concetto di Bellezza come valore dato nel contesto naturale, umano in cui viviamo, facendo perno sull’Assenza. Obiettivo principale della campagna è RISVEGLIARE IL SENSO CIVICO  dei cittadini attraverso la FILOSOFIA PRATICA, l’Etica; creare un gruppo di lavoro attivo con Associazione Culturali, Fondazioni e gestori di beni pubblici in tutta Italia per avviare il “MESE DEL SENSO CIVICO”.

IL LOGO: ETICIT(T)A’

Il logo Etici(T)tà è stato individuato in Piazza del Plebiscito, simbolo della città partenopea. Proprio in piazza Socrate amava filosofare e quale più rappresentativa di quella del Plebiscito per importare la filosofia tra la gente? Uno spazio che attraverso la sua grandiosità architettonica abbraccia il popolo come madre, espressione d’amore eterno, che accoglie i numerosi turisti sempre più attenti alle bellezze della città più amata e temuta al mondo. Perché l’assenza del bello? Le domande che guidano il cittadino attraverso quest’elaborazione di senso civico sono queste: Se non ci fosse la bellezza, cosa farebbe il cittadino per rendere la propria città degna d’ammirazione? Per mantenere il patrimonio culturale, espresso nelle opere pubbliche? Essi rappresentano, nel loro stato di mantenimento, la “carta d’identità” cittadina. Metaforicamente il processo stimolato attraverso le immagini è quello simile all’elaborazione del lutto, generato nell’assenza della persona cara, come un genitore, un amico. Proprio nella mancanza, nell’assenza riusciamo a stimare il valore di ciò che si aveva. Gli incontri, i laboratori organizzati con le scuole, con i cittadini sono il veicolo principale che permette la realizzazione di elaborati scritti in forma breve (aforismi) da posizionare sui pannelli per le strade della città. Una partecipazione attiva, un “Selfie-attivo”, dove non è più la fotografia e il volto a dare l’identità partecipativa, ma la scrittura un “SELFSCRIPT”.

La campagna prevede, infatti, l’affissione di pannelli lungo le strade che portano dal Porto d’Ischia fino al Piazzale Aragonese. Su questi pannelli vi saranno le frasi scelte ad hoc dopo la selezione (insieme a quelle scelte dal comitato scientifico del festival e da tutte le associazioni coinvolte). Verranno elaborate immagini di luoghi della nostra isola e città dove le bellezze, intese come monumenti, verranno occultate. Il fine pratico è quello di portare i lettori a riflettere sul senso del vivere in comunità, avviando la riflessione sul senso di responsabilità e al rispetto degli spazi pubblici.

Il valore del Bello, rappresenta da sempre un punto di riferimento nella storia dell’estetica, ma anche in quella dei valori etici sui quali l’umana specie basa il proprio carattere fondamentale. Nella riproduzione della specie, il fattore bellezza incide profondamente sul successo evolutivo, creando una forte attenzione e sospensione negli occhi dell’osservatore. La simmetria delle parti, l’armonia che aumenta la semplicità di apprendimento visivo stimolato nello spettatore, veicola la facoltà di giudizio dell’individuo attraverso un senso di appagamento e di riconoscimento, che spesso mette a tacere le divergenze provocate dalla nostre facoltà di senso, orientate – per lo più – al superamento degli ostacoli (qui intese come asimmetrie). La capacità visiva umana, nella sinergia d’azione con l’apparato cerebrale, opera una ripartizione del campo, dello spettro visivo in due piani; quanto più le due parti risultano simmetriche, tanto più semplice risulta la capacità di comprensione del reale, dell’oggetto contemplato, innescando un processo di godimento psichico, di riconoscimento e di familiarità. Analogamente alla composizione artistica, il sistema occhio-cervello stabilisce le distanze percettivamente esatte tra le forme in base al loro peso, alle dimensioni, al colore, alla direzione, alla simmetria, giudicando, spingendo il giudizio finanche al campo morale. Sia la contemplazione artistica che etica scaturiscono in un atto di giudizio, definendo le proporzioni tra Bello e Brutto, Bene e Male, come succedeva nell’antica Grecia.

La Kalokagathia era, infatti, a partire dal V secolo a. C., il termine che esprimeva quella identità tra bellezza fisica e morale. Esso fu prima portato avanti nei poemi Omerici (il guerriero come uomo di virtù) e in seguito dai Sofisti. Chi era bello, dunque, era anche necessariamente buono, incapace di compiere cattive azioni. Come vedete in quest’epoca storica i due giudizi, quello estetico ed etico, erano identici.

L’Isola d’Ischia è, infatti, rinomata per la sua bellezza, come luogo di ristoro dove, la natura ne è il principale artefice. La ricchezza paesaggistica di luoghi ove “contemplare” questa bellezza caratterizzante, restituisce al cittadino ed al turista un luogo, un rifugio metafisico, oltre la natura dove trovare un senso di pace e di ricongiungimento con la madre per eccellenza. Il senso di pace che ne consegue mette lo spettatore a proprio agio, disponendolo ad un momento di contemplazione e di apertura sensoriale tipica di quel messaggio inconscio fatto di simmetria. In questo modo siamo stimolati all’ascolto, ad un atto di riflessione e di movimento al pensiero, del “Sé”. Se questo però dal punto di vista estetico è un effetto di estrema fusione con l’ambiente circostante, dall’altro, ossia dal punto di vista etico invece, potrebbe rappresentare un ostacolo all’azione, all’interazione con l’ambiente stesso. Ed è proprio questo il punto focale sul quale la campagna vuole agire.

Contemplare la Bellezza, la Bellezza stessa, ostacola l’azione?

La bellezza (data) in cui siamo nati sembra essere divenuto un fattore scontato. Noi cittadini operiamo senza rispettarne i canoni, ne godiamo delle bellezze, ma non ci sforziamo di accrescerne il livello. Il fatto stesso che questa bellezza venga per modo di dire, “consultata” solo per 4 mesi all’anno (tempo in cui si concentra l’attività turistica dell’isola) ci dice tanto sul modo in cui consideriamo il nostro territorio e quindi come lo manteniamo. Forse Ischia d’inverno non è bella abbastanza? Ischia deve essere bella solo per i turisti? Perché solo se ne ricaviamo un utile, il bello ha valore? Ancora: quante volte, quando accogliamo un nostro amico, amica in visita a Ischia e, conducendolo/a sull’isola, ne siamo fieri di questa bellezza? Forse perché la riconosciamo attraverso gli occhi dello straniero e quindi cambiando la prospettiva? Ecco, qui avviene l’atto vero e proprio su cui si pone l’attenzione della campagna “l’Assenza del Bello”, specie se osserviamo la tematica dei Valori. Cambiare il punto di vista, la sfera dei valori, la moneta, aiuta a riconoscere e rivedere, riconsiderare il luogo in cui viviamo. Nemica l’abitudine che ci predispone all’ovvietà.

Eppure se non ci fosse questa bellezza, come vivremmo noi ischitani? Di cosa vivremmo?

(*)Presidente di Insophia e direttore-founder del Festival di Filosofia.

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