Gli infermieri del Rizzoli: “Caro D’Amore, ci sentiamo abbandonati, dimenticati, ignorati”

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Foto Qui Ischia

Ci sono andati con la mano leggera, gli infermieri del “Rizzoli”, nella lettera indirizzata il 2 maggio al direttore generale dell’Asl Na2 Nord, D’AMORE, e al direttore sanitario dell’Azienda, SCAFARTO. Non per la forma, corretta e cortese come è giusto che sia, bensì per la sostanza che, pur nella sua gravità e complessità, non indugia su aspetti ancora più difficili della condizione dei lavoratori della sanità che non sono residenti sulla nostra isola e sulle ricadute inevitabili che quelle stesse difficoltà hanno sugli isolani in servizio al “Rizzoli”. Perchè nel raccontare in modo accorato le loro vicissitudini quotidiane, gli infermieri pendolari e isolani dell’ospedale di Lacco hanno comunque descritto una situazione di ordinaria (per loro) anormalità, sorvolando sulle ulteriori complicazioni che devono fronteggiare quando le condizioni meteomarine avverse fanno saltare i collegamenti marittimi, costringendoli a rimanere sull’isola senza un posto per riposare e neppure una mensa per mangiare. O quando, non potendo per gli stessi motivi raggiungere la sede di lavoro oltre il mare,  i loro colleghi non ricevono lo smonto e sono costretti ad allungare quando non raddoppiare turni, che per la mancanza di personale sono già oltre ogni regola europea. Ma soprattutto ogni regola del BUON SENSO  e della TUTELA DELLA SALUTE DEI PAZIENTI E DEGLI STESSI OPERATORI.

Di seguito il testo della lettera, che è stata protocollata qualche giorno fa:

“Gentile Direttore ,

Noi operatori sanitari dell’isola d’Ischia abbiamo abbiamo letto con attenzione la lettera inviata dal Direttore generale via mail aziendale dove ringraziava tutto il personale per il lavoro svolto. Noi pendolari vi diciamo grazie per il gesto nobile ma non basta. Ancora una volta emerge la  quasi totale indifferenza verso i lavoratori  pendolari e residenti che tutti i giorni con grande abnegazione svolgono le loro mansioni, tra carenze di  personale e disagi vari. Caro Direttore, lo facciamo perché siamo professionisti e  per questo cerchiamo di erogare una degna assistenza alle persone che lo richiedono. Siamo nel 2017 e mai come oggi essere pendolari o isolani comporta disagi. Noi lavoratori pendolari e isolani ci sentiamo abbandonati, dimenticati e ignorati.

I pendolari  per raggiungere l’isola di Ischia ci alziamo all’alba nel disperato tentativo di prendere la nave, percorrendo mediamente 30 chilometri in auto per arrivare al porto, trovare un posto auto oppure pagare circa 120 euro al mese per un parcheggio privato, ogni mattina non siamo esonerati dal fare una lunga fila alla biglietteria, nonostante paghiamo 60 euro un abbonamento per i trasporti marittimi, e ci  rechiamo verso la nave per fare la nostra ora di navigazione. Caro Direttore, purtroppo il nostro disagio non è ancora finito, infatti al porto di Ischia dobbiamo essere fortunati che l’autobus per raggiungere l’ospedale parta in orario con un costo del biglietto di 1.50 euro.

Dopo circa tre ore di viaggio inizia la nostra giornata lavorativa, naturalmente parliamo solo dell’andata, in quanto al ritorno la situazione è ancora più tragica, infatti per esigenze lavorative bastano pochi minuti per perdere una nave e un aliscafo, ciò significherebbe partire con la nave delle 20.00 e arrivare alle 22.00. Calcolando che dalle 6.00 del mattino alle 22.00 trascorrono 17 ore fuori casa, una madre può dimenticare i figli perché li vede poche ore al giorno. Caro Direttore siamo stanchi, stanchi sia fisicamente  che psicologicamente.

Un grazie lo diciamo ai nostri amici isolani che sono sempre disponibili con noi ed anche all’attuale direttore sanitario ospedaliero sempre disponibile ad ascoltarci ed a prendere in carico le nostre istanze e a cercare di risolvere numerosi problemi.

Oggi essere pendolari significa essere un dipendente di tipo B, infatti quelli di tipo  A non pagano il garage, non pagano abbonamenti mensili con le compagnie di navigazione, non si alzano alle 5 del mattino e non tornano a casa alle 22, non rischiano di perdere la nave.

Caro Direttore, ci scusi per lo sfogo, ma siamo stanchi e cerchiamo solo un po’ di dignità lavorativa. Chiediamo una convocazione di una delegazione di lavoratori pendolari e isolani”.

Seguono le FIRME, numerose, degli operatori sanitari, sia pendolari che isolani, in servizio al “”Rizzoli”.

La lettera offre, dunque,  un quadro chiarissimo e sconsolante della SITUAZIONE SCANDALOSA in cui operano i sanitari sulla nostra isola e spiega alla perfezione i motivi per cui chi ci lavora già non vede l’ora di andarsene e, al contempo, perchè le “occasioni” di lavoro a Ischia vengono rifuggite come la peste da chi vive in terraferma. Una DENUNCIA CIVILE E FORTISSIMA, che sarà ribadita presto in un convegno che la UIL ha in preparazione a Ischia, con la partecipazione dei vertici aziendali e dei referenti politico-istituzionali del comparto sanitario su “ISCHIA, DISAGI NON SOLO D’ESTATE”. E intanto l’estate del “Rizzoli porto di mare” si avvicina…

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